Denial - La Verità Negata
“Ripetete una bugia 100, 1000, un milione di volte e diventerà una verità”. Forse non tutti sanno che questo aforisma fu coniato dal Ministro della Propaganda, nonché numero due del Terzo Reich, Joseph Goebbels. Chi di sicuro è però a conoscenza del nome del suo autore sono i fautori del Negazionismo dell’Olocausto: ‘uomini’ patetici convinti di poter ribaltare la Storia a suon di menzogne.
L’ultimo film di Mick Jackson, regista e produttore televisivo di lungo corso, tratta la spinosa questione del genocidio degli Ebrei attraverso un punto di vista ancora poco esplorato sul grande schermo. Denial – La Verità Negata racconta infatti della battaglia legale intrapresa dalla professoressa universitaria americana Deborah E. Lipstadt, che nel 1996 venne citata in giudizio per diffamazione dal famoso negazionista britannico David Irving. Il filmaker inglese, coadiuvato dalla più che solida sceneggiatura di David Hare, preferendo non affondare il piede sul pedale della commozione focalizza il suo interesse sul difficile compito affidato al team di avvocati della Lipstadt: provare una verità fondamentale, ovvero che uno degli eventi più gravi del XIX secolo fu tutt’altro che un’invenzione. Sì, perché il sistema legale anglosassone, diversamente da quello statunitense, prevede che l’onere della prova spetti all’imputato.
Nonostante possa apparire come un prodotto classico che si avvicina rischiosamente ad uno stampo di matrice televisiva, Denial – La Verità Negata è un’opera molto ben realizzata che mette in luce il paradosso per cui la Storia possa essere “revisionata” e giudicata in un’aula di tribunale. Jackson mostra come nella ricerca della verità processuale non vi sia mai spazio per il sentimentalismo. Gli ingranaggi difensivi non vengono infatti lubrificati dalle testimonianze dei pochi sopravvissuti ai campi di concentramento, ma dall’arguzia, dalla determinazione, e dall’attacco. L’intero impianto narrativo si sviluppa dunque tra arringhe e dibattimenti, dove le bugie storiche di Irving, secondo il quale ad Auschwitz mai esistettero le camere a gas, si riveleranno per lui un pesante boomerang.
Il regista dell’Essex fa un ritratto perfetto di David Irving dipingendolo non solo come un razzista antisemita inconsapevole di esserlo, ma anche come una persona convinta che la Shoah sia stata solo un’enorme falsità. Con questa impeccabile descrizione del personaggio, Jackson apre la strada alla questione della libertà di opinione: perché, per quanto sgraditi essi siano, un uomo non può esporre i propri pensieri? Fortunatamente la risposta è una sola: il diritto alla parola non lo si nega a nessuno, purché quella parola non sia una menzogna. Rachel Weisz nei panni di Deborah Lipstadt non delude, anche se a spiccare per maestria sono i suoi colleghi Timothy Spall (David Irving) e Tom Wilkinson (l’avvocato Richard Rampton): due colossi di bravura che con le loro espressioni e gestualità riempiono la scena.
Denial – La Verità Negata è un film da vedere e far vedere. Guai spacciare per revisionismo storico la pericolosa deriva antisemita e xenofoba che serpeggia ai nostri giorni: la “memoria” di chi non è mai più tornato indietro dai lager nazisti… non si tocca.