Daughters of the Sexual Revolution: come e quando le Cheerleaders cambiarono il mondo
Solitamente quando si pensa al documentario lo si immagina come un genere che non richiama grandi folle, a meno che non tratti di argomenti molto attuali, magari scottanti e alla portata di tutti. Trovare quindi nel programma di una kermesse come quella capitolina (13a Festa del Cinema di Roma ndr.) un'opera che racconta la storia misconosciuta di un gruppo di cheerleader del passato incuriosisce in particolar modo, specie perché il precedente progetto del regista Dana Adam Shapiro (risalente al 2005, dal titolo Mur5derball) è stato candidato all'Oscar come Miglior Documentario.
Sin dalle primissime inquadrature si percepisce il tono dell'operazione, un mix di sarcasmo e di tragicamente realistico, sostenuto da un ottimo ritmo, capace di intrattenere, raccontare e comunicare un messaggio attraverso il racconto. Daughters of the Sexual Revolution: the Untold Story of the Dallas Cowboy Cheerleaders mostra uno spaccato della società americana di quegli anni - parliamo di un periodo che va dai Settanta all'inizio dei Novanta circa - impegnata in conflitti interni ed esterni, sempre sul ciglio di grandi cambiamenti, di cui queste donne furono non solo testimoni ma anche e soprattutto promotrici.
Tutto ebbe inizio con Suzanne Mitchell (alla cui memoria è dedicato il documentario), vera e propria matriarca delle Dallas Cowboy Cheerleader, la quale, grazie alla fiducia riposta in lei dal presidente e manager della squadra, Tex Schramm, riuscì a creare qualcosa di assolutamente unico, trasformando per sempre il modo di guardare il football e ciò che lo circonda.
Selezionate tra migliaia di candidate, le 36 cheerleader cominciarono ad essere considerate qualcosa di più rispetto al puro e semplice spettacolo di intrattenimento pre-match, poco alla volta divennero anche loro delle star come i giocatori che accompagnavano in campo e rappresentarono la Nazione in numerose occasioni.
Ne emerge un ritratto folcloristico ed appassionante di un gruppo di donne, ognuna con la sua personalità, il suo passato talvolta difficile, la famiglia da gestire, capace di mettere in moto un meccanismo che sarà poi un modello importante per tutte coloro che vorranno seguirlo. Sorelle prima che colleghe, figlie prima che amiche, le reali protagoniste del documentario scelgono con cura i momenti che vale la pena ricordare e raccontare: l'aiuto per uscire da una situazione domestica violenta, la paura degli stalker, l'affetto dei soldati sorpresi mentre sono in missione fuori casa.
Immagine dopo immagine, intervista dopo intervista, Daughters of the Sexual Revolution coinvolge ed emoziona, portando lo spettatore (o forse meglio la spettatrice) ad entrare in contatto con un mondo altro, fatto di vitalità e di spettacolo, in bilico tra lustrini e verità, un mondo che ha il potere di far sognare e sperare anche quando tutto intorno sembra perduto.