Dalle galline del Mulino Bianco al thriller estivo: Antonio Banderas in Black Butterfly
Piacevole sorpresa Black Butterfly: per essere il classico thriller che arriva in piena estate ad arricchire l'offerta della stagione cinematografica di solito meno pimpante, dopo pochi minuti riesce ad incuriosire e a incutere quel tanto di inquietudine che ogni buon thriller deve possedere per rientrare a pieno titolo nella categoria. Tanto più se la storia è ambientata nella provincia americana più remota, quella fatta di piccoli centri circondati da fitti boschi, dove le donne scompaiono, dove uno scrittore solitario cerca di ritrovare la perduta verve narrativa e dove un vagabondo lo aiuta a scrollarsi di dosso un camionista in cerca di rissa.
Lasciate da parte le galline, le focaccelle e i biscotti del Mulino Bianco, Antonio Banderas torna a pieno ritmo sul grande schermo per interpretare un ruolo ambiguo e controverso. Ruolo che affronta con grande maestria e cui fa da contraltare Jonathan Rhys Meyers, nei panni di un viaggiatore dal passato oscuro che ben presto diventa per lo scrittore Paul Lopez un vero e proprio carceriere in cerca di una storia che funzioni, come già era stata Kathy Bates per James Caan in Misery non deve morire.
Tratto dal film francese Papillon Noir, scritto da Hervé Korian, il film di Brian Goodman è stato scritto con grande arguzia da Justin Stanley e Steve Hilts e arriverà in Italia il prossimo 13 Luglio.
Tipico esempio di storia nella storia, Black Butterfly cresce di intensità fino ai colpi di scena finali, ben congegnati nonché inaspettati, e fino all'ultimo intrisi di mistero e ambiguità. Ognuno dei protagonisti vuole scrivere il finale della vicenda ma chi sarà l'autore sul finire della battaglia lunga tre giorni?
Arricchito dal cameo di Abel Ferrara che compare nei panni del proprietario della drogheria Pat, quella con cui Paul è costantemente in debito, il film incede verso un finale brillantemente architettato per quanto a tratti eccessivamente didascalico.
Il personaggio di Paul è definito in maniera approfondita e dotato di grande carisma; è praticamente un alcolizzato, è uno sceneggiatore che non riesce a fare fortuna a Hollywood dopo aver avuto successo con i suoi primi bestseller ed è un marito separato che ancora soffre per l'allontanamento della moglie. Non ha soldi, è di poche parole e cerca disperatamente di vendere la propria casa con l'aiuto della giovane agente immobiliare interpretata da Piper Perabo, la protagonista de Le ragazze del Coyote Ugly. L'arrivo di Jack, vera e propria mina vagante pronta a puntargli il fucile contro, scombussola la sua vita e lo costringe a venire a patti con l'abuso di alcool e con la scrittura.
L'incipit del film, con le parole “sono bloccato”, scritte a ripetizione sul foglio della macchina da scrivere sono un vero e proprio omaggio a Shining in cui Jack Nicholson aveva riempito la pagina con la frase “Il mattino ha l'oro in bocca”.
Tecnicamente intrigante, il film di Goodman fa leva su anguste inquadrature ravvicinate nell'interno e panoramiche della vallata in cui sorge la casa di Paul, solo apparentemente bucolica, con un piccolo laghetto, prati verdi e il bosco tutto intorno.
Già regista e produttore di Boston Streets, titolo originale What doesn't kill you, con Mark Ruffalo e Ethan Hawke, Brian Goodman è noto anche per essere stato guest star in diverse serie tv tra cui Lost, Line of fire, 24 e per aver partecipato a The Fast and the furious: Tokyo Drift.
Black Butterfly è la riprova che ci sa fare, sia a livello di scrittura che di regia. Ma la strada lunga e Goodman ha sicuramente diversi aspetti da perfezionare.
Il doppio colpo di scena finale risolleva le sorti di un film che poteva risultare piatto e fiacco ma che ben presto si rivela più arguto di quel che sembrava, promettendo una carriera in divenire ancora più brillante.