Cyrano – Un tripudio di romanticismo e struggente bellezza

Il Cyrano de Bergerac, capolavoro indiscusso del poeta francese Edmond Rostand non ha certo bisogno di presentazioni. La drammatica e a un tempo incantevole bellezza di questo triangolo amoroso ruotato attorno a un uomo (Cyrano) che si sente “indegno” della bellezza della donna che ama (Roxanne), e che per questo motivo presta la potenza vibrante delle sue parole a un rivale ben più avvenente (Christian), è un canto romantico di assoluta bellezza e poesia. Nel corso del tempo (dal 1897, anno di pubblicazione della commedia teatrale, a oggi) gli adattamenti teatrali e cinematografici si sono susseguiti numerosi (è del 1990 anche una celebre e premiata versione con Gerard Depardieu come Cyrano) perché si tratta di una storia universale di passione e impotenza amorosa, di negazione e altruismo sentimentale.  

Stavolta, però, il londinese Joe Wright, già autore di svariate opere in costume (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Anna Karenina), alza l’asticella presentando una versione musicale e cantata del Cyrano, dove il sentimento della storia sfrutta non solo il valore delle parole ma anche il potere universale, e di raccordo, dell’elemento sonoro per ricostruire le romanzesche vicende di Cyrano, Roxanne e Christian.

Heaven is wherever I fall (il paradiso è ovunque io cada) recita una strofa del commento musicale a una mirabile scena in cui i militari chiamati a una missione “suicida” scrivono le loro ultime missive per i propri cari. Una scena che racchiude un po’ tutto il sentimento e il carattere che Wright è capace di infondere a quest’opera di una bellezza a tratti struggente, ammaliante. Un’opera realizzata con abilità registica e visione d’insieme fuori dal comune e con un raccordo sonoro e coreografico che chiude alla perfezione ogni scena, e ogni atto di quest’allegoria dell’amore tragicamente sussurrato, poetizzato, e mai realmente vissuto.

Un film monumentale nella costruzione tanto estetica quanto strutturale, e che a fronte di una sua bellezza formale non manca di trasferire in immagini anche gran parte della sostanza del testo di Rostand, di lavorare in maniera ottimale su quella bivalenza tra forma e contenuto, riuscendo in un’impresa non da poco.

Gran parte del merito di una tale risultato è da attribuirsi anche e soprattutto a un cast perfetto per la causa. E se Roxanne, Christian e il duca De Guiche, interpretati rispettivamente da Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr. e Ben Mendelsohn sono interpreti giusti nei loro ruoli, il Cyrano del Peter Dinklageè semplicemente perfetto. Questo attore straordinario, infatti, conferisce al suo Cyrano ogni sfumatura di valorosa profondità dell’eroe amoroso per eccellenza. La ferita intima del cuore trabocca e quel senso diffuso di “inadeguatezza” verso un sentimento sublime che è poi il cuore del Cyrano trapela attraverso lo sguardo sincero, accorato e acuto di Dinklage.

E, nel suo paradosso esegetico, il film Di Wright riesce così a incarnare esattamente ciò che l’opera del Cyrano rappresenta, ovvero quella bellezza interiore capace di trascendere l’apparenza per andare invece diretta al cuore delle cose, e delle persone, di svelare la limpidezza d’animo di chi la possiede. L’incantamento del film è tutto lì, semplice e diretto. Tra parole suadenti e musiche accattivanti, Cyrano riesce, scena dopo scena, a far prosperare la bellezza del suo protagonista, a mutarla in un fascino che nell’arco di due ore sovrasta e oscura letteralmente tutto e tutti. Una prova davvero superba che rappresenta senza alcun dubbio il più grande valore aggiunto di questo musical narrato, intrecciato tra poesia e sentimento.

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