Cùntami – On the road lirico nella terra dei Pupi
A bordo di un carrettino rosso di quelli del dopoguerra che portavano in giro per la Sicilia l'Opera dei Pupi, Giovanna Taviani (classe 1969, figlia di Vittorio Taviani), ci accompagna per mano attraverso la Sicilia in cerca di quella tradizione orale - del Cunto, dei cantastorie - capace di dare voce a una terra troppe volte silente, spesso omertosa, ma anche così viva da lasciare un'impronta granitica nella storia.
Opera suggestiva che mescola con trasporto e lirismo racconto, memoria, letteratura, fiaba e mito, Cùntami segue le voci dei tanti volti (in primis Mimmo Cuticchio "primo e unico cuntista e puparo vivente", e la sua scuola) per narrare (appunto) una terra piena di oratori, di contaminazioni, di storia e di bellezza, nonché luogo d’incontro di tante genti e tante tradizioni millenarie. Tanti luoghi tutti ricchi di vita, come la radio “visionaria” di Gaspare Balsamo dove s'incontrano Don Chisciotte e Peppino Impastato, va in scena la lotta con i mulini a vento, e c’è Ulisse che fugge al Ciclope; e mentre riemergono anche le voci di esistenze brillanti messe a tacere dalla mafia, Cùntami riporta a galla e fa riaffiorare il sommerso più loquace e significativo della ricchissima terra sicula. Con il trasporto e la partecipazione di un'opera che omaggia i genitori scomparsi, Giovanna Taviani rende onore e memoria a una terra unica, mescolando volti e storie nascosti dietro l'arte dei Pupi e nei loro tratti distintivi. Polifemo, Angelica, Orlando, Bradamante e Rodomonte, la Sirena, Colapesce e Sancho Panza s’immergono così nelle acque limpide della terra del cunto e ne riemergono per testimoniare il teatro, la letteratura, la vita, e per creare un filo rosso di congiunzione tra presente e passato, passato e futuro.
Presentato nella sezione Notti veneziane delle giornate degli autori alla 78esima mostra del Cinema di Venezia, Cùntami scritto e diretto da Giovanna Taviani, dopo la presentazione veneziana, arriverà poi in sala con Cloud 9, coproduttore insieme a Rai Cinema. Un documentario sui generis e un po’ magico, road movie del racconto e della tradizione che delinea un delicato e sincero viaggio personale dell’autrice attraverso un percorso di memoria e condivisione in cui spiccano la volontà di preservare i valori culturali più radicati, e di tramandare alle nuove generazioni alcuni tesori del passato che rischiano, altrimenti, di svanire insieme ai cavalloni del tempo, alle maree di una vita che viene e (poi, inesorabilmente) se ne va. Un’opera non tanto da vedere, ma piuttosto nella quale immergersi per respirare un (bel) po’ di Sicilia, di arte, e di cavalleresca poesia.