Creed II: I pugni della redenzione
“Proteggersi sempre” è la prima regola della boxe e dovrebbe anche esserlo della vita. Fuori dal ring, però, sono troppi gli avversari reali e immaginari per fintare attacchi alla testa e infilarsi sotto con la speranza di spaccare costole. Chi gareggia con il proprio passato non sarà mai sufficientemente lucido e la storia potrebbe finire con la luce si spegne e ci si ritrova schiantati sul tappeto. Questa è la paura che prende alla gola Rocky Balboa, quando al suo pupillo Adonis Creed viene proposto un match sensazionale: Creed Jr. vs Drago Jr.. Sì, avete capito bene, non c’è nessun margine di fraintendimento. Il figlio del compianto Apollo Creed contro Viktor, il rampollo di quello spilungone ossigenato che tre decenni prima aveva stroncato la vita di suo padre, rendendolo orfano.
Queste sono le premesse di Creed II, giunto tre anni dopo il primo Creed. La regia è passata da Ryan Coogler al trentenne Steven Caple Jr., che si accosta con fare istintivo a una grande saga del cinema, dirigendo il film con piglio certo e sicuro. Il nuovo regista è bravo soprattutto a far emergere la speciale intensità del protagonista Michael B. Jordan, coadiuvato in questo anche dal confronto intrattenuto con Bianca (Tessa Thompson), personaggio femminile a tutto tondo, neppure lontanamente paragonabile all’accondiscendenza passiva di Adriana memoria. Caple ha poi preso una decisione giusta quando ha pensato di coinvolgere Sylvester Stallone nella fase di scrittura, facendo così da tutor all’esordiente sceneggiatore Juel Taylor. Chi meglio dello Stallone Italiano sa di quanti sacrifici, sudore e fatica è lastricata la strada di un pugile di celluloide? Ed è esattamente questo chiaroscuro tra il grande sogno e il peggior incubo a farla da padrone in Creed II.
La voglia di lottare per far emergere il meglio di noi stessi è una delle grandi questioni, forse la maggiore di quelle intrinseche alla natura umana. A questo bisogna aggiungere il “faccia a faccia” generazionale tra padri da vendicare e pigmalioni da rassicurare. È emozionante rivedere il Dolph Lundgreen di “Ti spiezzo in due” ritornare a incrociare lo sguardo di Stallone, fissarlo negli occhi con il desiderio di pulire via l’umiliazione di essere stato abbandonato dalla moglie e ostracizzato dalla sua grande madrepatria. Molte cose sono cambiate dal 1985, anno di uscita di Rocky IV: l’Unione Sovietica si è sgretolata, mentre la guerra fredda tra l’ex URSS e gli USA si è mantenuta tiepida grazie a Trump e Putin. Non ci sarà più la minaccia della bomba atomica a fare da sfondo, eppure il silente Viktor Drago - interpretato dal vero boxeur Florian "Big Nasty" Munteanu - ha come ereditato quell’aria di famiglia che lo apparenta allo stereotipo dell’atleta sovietico.
Con Creed II, Stallone abbandona per sempre il ring e cede i suoi guantoni a Jordan. Il verdetto è stato pronunciato.