Cosa fai a Capodanno?
Grottesco sembra essere l'aggettivo più adatto all'esordio alla regia di Filippo Bologna. A seguire si possono aggiungere anche surreale e slegato.
Per la sua opera prima il regista, che è tra gli autori di Perfetti sconosciuti, ha tentato di amalgamare la commedia destabilizzante di Ferreri, quella feroce di Monicelli, la black comedy in stile Coen e il western tarantiniano: l'impressione finale, però, è che il regista - che di Cosa fai a Capodanno? è anche sceneggiatore - abbia messo “troppa carne al fuoco”, realizzando un lungometraggio che porta a ben poco di fatto, rendendo fastidiosi i cenni artistici, riempiendo il personaggio di Haber di luoghi comuni e affibbiando ad Ilenia Pastorelli la solita giovane sopra le righe, con l'altrettanto solita calata romanesca.
Il classico passo più lungo della gamba di un autore che, a dispetto del successo letterario ottenuto con il suo primo libro, Come ho perso la guerra, qui è scivolato verso un narcisismo ed un virtuosismo decisamente deleteri.
La sceneggiatura è infatti talmente debole e mal concepita che non sarebbe mai potuto uscirne un buon lavoro. Del resto, è un detto storico nel campo del cinema quello per cui “da una buona sceneggiatura può uscire un brutto film ma da una brutta sceneggiatura non potrà mai uscire un buon film”.
Il titolo e il cast possono essere fuorvianti pertanto, chi pensa di andare a vedere il classico cinepanettone, stia in guardia: siamo ben lontani da Boldi e De Sica e, quasi quasi, li rimpiangiamo.
Riccardo Scamarcio e Valentina Lodovini sono infatti una giovane coppia in cerca di pepe che, per Capodanno appunto, si recano in un rifugio di montagna per una serata tra scambisti.
Alessandro Haber è un politico guardone, costretto sulla sedia a rotelle dopo un incidente e seguito dalla fedelissima nonché burbera e pessimista Nancy, interpretata da Vittoria Puccini.
Luca Agentero e Ilenia Pastorelli sono una coppia con una relazione tribolata, giunti nella baita per scovare una fantomatica cassaforte, dopo aver imbavagliato i proprietari ed aver preso il loro posto.
Isabella Ferrari infine, che qui sfoggia una cadenza tra il francese e il tedesco, ad indicare l'alta borghesia da cui proviene e il mondo dell'arte che frequenta, giunge agghindata a festa con il figlio, che tutti pensano essere il suo toy boy, per divertirsi ma anche per cercare un quadro, per altro brutto e volgare, che per il giovane rappresenta l'unica immagine di madre e padre insieme.
Nel contempo, una coppia di malcapitati corrieri di un catering di pesce, interpretati da Massimo De Lorenzo e Carlo Ruggieri, unica parentesi comica del film, si aggira senza meta e senza campo tra le strade innevate, con un grosso carico di ostriche, aragoste e champagne da portare al rifugio.
Tanti pezzi di un puzzle che non trovano collocazione, che non portano ad un disegno finale ma solo ad un confusionario nulla di fatto. Un pot pourri di situazioni, personaggi, emozioni e riflessioni che danno vita ad un film senza capo né coda, che vorrebbe ricordare certo teatro dell'assurdo ma che di esso riporta un'unica, deliziosa scena con protagoniste un gruppo di aragoste.
Peccato solo che tanta inconsistenza abbia potuto contare sulla bella fotografia di Maurizio Calvesi e su una riuscitissima colonna sonora fatta di brani blues come Fishing Blues di Taj Mahal, di classici come l'Ave Maria di Schubert o la Marcia di Radetzky di Strauss e di successi di fine anni 70 ed inizio anni '80 come Mamma Maria dei Ricchi e Poveri e Kobra di Donatella Rettore.
Dell'atmosfera drammaticamente attuale di Perfetti sconosciuti - per il quale Bologna si era aggiudicato anche il David di Donatello per la Migliore sceneggiatiura insieme a Paolo Genovese e agli altri sceneggiatori -, di quello scoprire i fatidici altarini nel corso di una cena, resta ben poco. La location e il gruppo di persone rintanate in una casa piena di animali imbalsamati e corna di cervi in bella mostra sulle pareti, potrebbe ricordare l'intramontabile Invito a cena con delitto: solo che qui, anziché uno dei protagonisti, viene assassinata l'intera pellicola.