Così parlò De Crescenzo
Parafrasando il suo celebre libro d’esordio (poi divenuto film) datato 1977, e intitolato Così parlò Bellavista (titolo a sua volta ispirato al Così parlò Zarathustra del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche), Luciano De Crescenzo (quasi novantenne ma ancora assai arguto e pieno di spirito) diventa protagonista del documentario biografico Così parlò De Crescenzo, realizzato a quattro ‘mani’ da Antonio Napoli e Serena Corvaglia.
È un tuffo indietro nel profilo nostalgico e nella creatività ribelle ed esuberante di questo ingegnere e filosofo partenopeo, scrittore e (soprattutto) divulgatore di razza. Con la mirabile capacità di spiegare con semplice naturalezza ciò che racchiude invece un suo complesso sistema di ragionamenti, a partire dagli anni ’70 De Crescenzo ha trasformato infatti il guizzo creativo della sua napoletanità in una vera e propria ars “oratoria”. Avvicinando la mitologia greca e perfino la ‘somma’ filosofia al grande pubblico, quest’uomo dagli intensi occhi azzurri e dal genio sempre vivo è stato protagonista di una vera e propria rivoluzione culturale, che ha dimostrato come anche le arti più elevate, complesse, come mitologia, storia e filosofia, possano in realtà interessare e appassionare il grande pubblico.
Da un uomo così ricco, dalle mille sfaccettature, ne esce dunque un ritratto di vita ironico, complesso, interessante, che ripercorre in 78 minuti e attraverso immagini di repertorio che si mischiano alle riprese del presente, la doppia anima di questo intellettuale del popolo, in grado di affrontare i filosofi più ‘spinosi’ e la passione per le donne con la stessa sprezzante ironia.
Gli amici Domenico De Masi, Lina Wertmuller, Renzo Arbore, Maurisa Laurito, l’amata Isabella Rossellini, ma anche i suoi tanti altri talenti e amori, riempiono l’album di questo latin lover ante litteram e filosofo d’eccezione, che ha saputo regalare con i suoi tanti mezzi (scrittura, poesia, cinema) alcune profonde riflessioni sulla vita e sulla natura della stessa.
Come, ad esempio, il concetto della bidimensionalità del tempo, da cui deriva la necessità di impegnare le proprie energie per approfondire l’esistenza anziché dannarsi ad allungarla. Momenti e frasi da antologia che hanno di fatto dettato il successo dei suoi tantissimi lavori (soprattutto libri ma anche film, trasmissioni), che similmente parlavano con la voce delle persone.
Una vita vissuta senz’altro al massimo e che si dipana in questo documentario con tante immagini e voci, un po’ come uno di quei tanti miti che De Crescenzo ha saputo nel tempo raccontare. Ma anche il guizzo, il genio, originale e divertente di un uomo di un’altra epoca, incarnazione di un essere partenopeo che fa rima con eclettismo ma anche generosità.
Come nella duplice valenza del gesto di un caffè pagato (consuetudine piuttosto in voga a Napoli e dintorni di lasciare un caffè pagato per un cliente meno ‘fortunato’), Così parlò De Crescenzo fonde il narcisismo di un uomo consapevole della propria ‘fortuna’, ma anche sempre disposto a parteciparla, offrirla, condividerla con il proprio prossimo. L’idea di una cultura scardinata dal suo trono elitario e resa invece a portata di tutti, fruibile, partecipabile. Infine, una democrazia culturale che le parole di De Crescenzo hanno in qualche modo fatto propria e è ripercorsa ora in questo docufilm - presentato al Biografilm Festival nella nuova sezione Storie Italiane.