Corro da te, quando l'amore va oltre le barriere

Se chiudete gli occhi e pensate a che tipo di film vorreste vedere per distrarvi da questo periodo così incerto e doloroso, vi verrà naturale dire: voglio farmi due risate, voglio commuovermi, voglio un lieto fine, voglio vedere il buono delle persone”. Corro da te, di Riccardo Milani, risponde perfettamente a questi requisiti.

Voglio farmi due risate: anche più di due, in realtà, e per tutta la durata della prima parte del film. Risate di gusto, risate anche politicamente scorrette ma se a suo tempo Franck Dubosc – regista e sceneggiatore di Tout le mond debout/Tutti in piedi (di cui questo film è un remake) – e ora Giulia Calenda e Furio Andreotti, insieme allo stesso Milani, hanno ritenuto lecito inserire termini e giudizi talvolta poco consoni, un motivo ci sarà. Del resto, proprio il regista ha confermato che con questo film “si ride senza sentirsi in colpa perché la disabilità è raccontata in modo vero e delicato. Non a caso, sono stati proprio alcuni ragazzi disabili ad accompagnare il cast durante la lavorazione e a raccontare di come siano loro, in primis, a fare ironia e autoironia sulla propria condizione.

Voglio commuovermi: lo farete, perché Corro da te è prima di tutto una commedia romantica in cui, oltre alla crescita personale del protagonista, la storia d'amore la fa da padrona. Tribolata e ammantata di bugie grandi e piccole, ma pur sempre una storia d'amore.

Voglio un lieto fine: lo vorremmo tutti per un'unica questione, al momento, ma nello spazio limitato della sala, comodamente seduti sulle poltrone, quello relativo al film, arriverà. Non è uno spoiler: il manifesto e il filone a cui appartiene l'ultimo lavoro di Milani, parlano chiaro. Come si diceva, la vicenda è assai travagliata e accomuna un'anima pura, nobile, dolce e forte al tempo stesso, con un'anima apparentemente vuota, da donnaiolo incallito e senza scrupoli, un'anima le cui priorità sono a dir poco discutibili. Ma l'happy ending che arriva dopo tanta tribolazione scalda il cuore e ci fa commuovere, donando quel pizzico di serenità che sui quotidiani e durante i telegiornali, al momento, non riusciamo proprio a trovare.

Voglio vedere il buono delle persone: è stato lo stesso regista a dichiarare “c'è un Gianni in ognuno di noi”. “Chi non ha mai detto una bugia per sedurre?” ha rincarato Favino durante la conferenza stampa di presentazione del film. Come a voler giustificare il fatto che tutti noi abbiamo lati poco nobili, possiamo avere pregiudizi, capita che ci comportiamo male. Ma si cambia, grazie al cielo: e nel caso di Gianni, interpretato appunto da Pierfrancesco Favino, l'incontro con Chiara, la bellissima Miriam Leone, stravolge i suoi pensieri, il suo approccio nei confronti dell'altro, le sue priorità. E il film, dopo un primo tempo più leggero, cinico e scanzonato, di cui il personaggio della segretaria Luciana, magnificamente interpretata da Vanessa Scalera, è l'emblema, vira verso un registro più serio e consapevole.

Gianni è infatti un Casanova di professione, di quelli che rimorchiano in ogni dove, dando ogni volta nomi diversi e millantando i mestieri più disparati. La giovane vicina di casa di sua madre, appena passata a miglior vita, lo trova seduto su una sedia a rotelle che canta e, dal momento che la fanciulla in questione è niente meno che la bella e spassosa Pilar Fogliati, nel film Alessia, a Gianni non resta che fingersi disabile. Del resto, si sa, le donne manifestano sempre l'anima della crocerossina. Il problema si pone quando Alessia decide di presentargli sua sorella Chiara, realmente paraplegica, perché con la forza e la bontà d'animo, e ancor più con il coraggio, Gianni non ha mai avuto a che fare.

Al fianco dei due protagonisti figurano anche la compianta Piera Degli Esposti, nel ruolo della nonna di Chiara e Alessia, sagace, perspicace e dalla lingua decisamente lunga, Pietro Sermonti, amico fidato di Gianni che condanna di continuo il suo comportamento privo di scrupoli salvo poi accompagnarlo nella sua nuova vita da finto disabile, e Carlo De Ruggieri, fratello con cui Gianni ha un rapporto sfilacciato e distaccato.

Perfettamente delineati, ognuno con le proprie peculiarità, i personaggi di Corro da te intersecano le loro esistenze, rendendo la storia autentica e piacevole e richiamando di tanto in tanto alla memoria certa, indimenticabile commedia all'italiana.

Sorridere con la disabilità si può: lo aveva dimostrato Franck Dubosc con il suo delizioso film del 2018 e lo conferma Riccardo Milani con il suo remake che uscirà in ben 500 copie, quasi a voler richiamare il più possibile verso i cinema, ormai abbandonati in favore delle piattaforme televisive.

Delicato, con picchi di grande comicità e scene che suscitano commozione, Corro da te, che è anche arricchito da una bellissima colonna sonora che alterna vivaci brani dance ad altri dal sapore più malinconico, è ambientato tra Roma e Torino, alle quali il regista sembra proprio aver reso omaggio grazie a una serie di splendide inquadrature e riprese aeree. Senza dubbio, il pregio principale della nuova commedia di Riccardo Milani dopo il secondo capitolo di Come un gatto in tangenziale, è che  lancia un messaggio importante come non mai: l'amore va oltre le barriere. E le splendide parole di Miriam Leone lo confermano: “L'amore è quello che abbraccia il difetto dell'altro, il diverso”.

Andate e vi divertirete, con i fazzoletti a portata di mano però!

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