Classe Z
È vero che la scuola non dovrebbe essere un diritto, ma un’opportunità che si da a coloro che la meritano?
Autore, tra l’altro, de Il partigiano Johnny e Lavorare con lentezza, prova a risponderci il torinese classe 1959 Guido Chiesa tramite la sua seconda commedia targata Colorado Film, dopo il riuscito Belli di papà, dal cui cast recupera Antonio Catania e Andrea Pisani.
Il primo nei panni di un commissario scolastico, il secondo in quelli di un insegnante d’italiano il cui modello di riferimento è il professor Keating de L’attimo fuggente, affiancano in un liceo scientifico un manipolo di professori comprendente Andrea"Il Pancio"Pinciroli e un preside dalle fattezze di Alessandro Preziosi, uomo tutto di un pezzo, nonché convinto sostenitore dell’idea che la scuola debba essere organizzata secondo criteri di efficienza, senza troppi romanticismi. Preside che ha deciso di creare una apposita sezione in cui “ghettizzare” alcuni problematici studenti; tra i quali il Luca Filippi di In fondo al bosco, un Enrico Oetiker sempre in vena di irritanti scherzi da condividere sul suo canale YouTube, una Greta Menchi ossessionata dal look e una Alice Pagani intelligente, ma perennemente in guerra con il mondo.
Studenti non poco felici del fatto che i docenti – pronti addirittura ad affermare che è più facile insegnare ai carcerati – abbiano rinunciato all’idea di spingerli allo studio, ma che, tra nullafacenza e sempre più lontana propensione ad aprire i libri, a cento giorni dagli esami di maturità si accorgono di essere spacciati e di non poter riuscire, con ogni probabilità, a superare la prova. Perché, sebbene rientri pienamente nel filone dei teen-movie intenti a sfruttare i nuovi giovani volti del momento, Classe Z mira in maniera evidente a raccontare questi “ultimi contenti di essere gli ultimi” per lasciar emergere sottotesti d’impronta sociologica relativi ad un sistema scolastico tricolore d’inizio XXI secolo decisamente in crisi.
Ma, mentre Alberto”Tiramisù”Farina ricopre il ruolo di un bidello e la oltre ora e mezza di visione sembra guardare in parte anche a Notte prima degli esami, è proprio la difficoltà del fondere il registro leggero con quello un po’ più serioso a venire facilmente alla luce, tra battute raramente capaci di strappare risate (citiamo solo quella sui cinesi di Ostia Lido) e regia che non manca di dispensare noia. Tanto che, più che alle parti del citato già classico diretto da Fausto Brizzi, l’impressione, è che il tutto si avvicini, purtroppo, a quelle di suoi discutibili derivati, tra i quali rientra il già dimenticato Ultimi della classe con Sara Tommasi.