Castellitto e Ferilli, squattrinati e innamorati in Ricchi di fantasia

Ci mette un po' a decollare ma alla fine ci riesce: il nuovo film di Francesco Micciché, scritto a quattro mani insieme a Fabio Bonifacci, sembra rifarsi alla più tradizionale commedia all'italiana, mantenendone certi aspetti e traslandoli nel presente.

Sergio e Sabrina infatti, interpretati da Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli, sono due amanti squattrinati che sognano di lasciare i rispettivi partner ma non hanno soldi a sufficienza per farlo. Sergio è sposato con una donna nevrotica che urla costantemente; vive anche con la madre che millanta dolori all'anca quando le fa più comodo, la figlia fricchettona e il nipotino. Sabrina invece, che sognava di diventare una cantante, presta la sua voce nel ristorante del compagno, rozzo e avido, piegandosi al volere della clientela, anche quando gli avventori chiedono canzonette dal sapore fascista. Sabrina ha una figlia piccola che conosce alla perfezione Downton Abbey ed ha una parlantina inarrestabile ed un figlio adolescente che sogna di diventare calciatore.

Pragmatica lei, burlone lui. Ma, come si suol dire, il gioco è bello quando dura poco e così, dopo l'ennesimo scherzo, il collega carpentiere Nando, interpretato da Paolo Calabresi, gliene rifila uno con tutti i crismi: la vincita di ben sei milioni di euro con un biglietto da soli venti.

E' l'occasione che Sergio aspettava per lasciarsi indietro il passato e progettare il futuro...che non c'è, perché ben presto lo scherzo viene a galla. Unendo le forze con Sabrina e fingendo di dover risparmiare per via del fisco che toglie un sacco di soldi ai vincitori, Sergio carica tutti sul suo strampalato furgone e si dirige verso la Puglia, deciso a riprendere in mano la propria vita e quella delle due famiglie che, tra un battibecco e l'altro, finiscono per avvicinarsi e far fronte comune alla tragicomica situazione.

Girato nella splendida cornice di Polignano a Mare, Accadia, Monopoli, Carovigno e naturalmente Roma, cui il regista rende omaggio con una serie di splendide inquadrature e con un cenno a "Il Capitano" (Totti ndr.), il film scorre piacevolmente mettendo in risalto in primis la crisi finanziaria che da anni ormai, colpisce giovani e meno giovani di un'Italia sempre più alla deriva, per poi approcciare al concetto di famiglia allargata, realtà sempre più frequente, soprattutto negli ultimi decenni. Il matrimonio, infatti, è diventato l'interrogativo del secolo: "Ma dopo venticinque anni, chi sta insieme per amore? Sono i mutui che mandano avanti i matrimoni". Giusto per tornare all'aspetto economico che, nel bene e nel male, rimane alla base del ménage familiare.

Garbato dal punto di vista del linguaggio, il film di Micciché porta alla mente vecchi film del periodo d'oro nostrano, tra cui La banda degli onesti, ma anche opere recenti come ad esempio Io sono Tempesta, in cui Marco Giallini, come in questo caso Castellitto, spacciava i senzatetto del centro di accoglienza per grossi investitori.

Ricchi di fantasia è un film gradevole, pur senza particolari picchi di originalità. Adatto per una serata di svago.