Carol
A volte al cinema capitano fatti strani, come ad esempio non volersi schiodare dalla poltroncina per la voglia di rivedere il film appena proiettato. E’ vero, non succede spesso, ma con Carol (ben cinque nomination ai futuri Golden Globe) il rischio è molto alto! Patricia Highsmith, di ritorno da un negozio dove aveva accettato un temporaneo lavoro natalizio, in poche ore scrisse Carol, era il 1948. Todd Haynes, a distanza di più di sessant’anni, prende in mano quel romanzo e lo trasforma in un film indimenticabile.
Nella New York degli anni cinquanta nasce l’amore fra Therese Belivet (Rooney Mara), giovane commessa in un grande magazzino, e Carol Aird (Cate Blanchett), un’affascinante e agiata donna in piena crisi coniugale. Si tratta semplicemente di una relazione omosessuale. Non c’è altro, nulla di nuovo, eppure... Eppure in Carol ogni fotogramma è un’immensa carambola di emozioni. I giochi costanti di specchi e cristalli, di luci e neon, di vetri ora rilucenti di sole ora striati di pioggia, di primi piani riflessi su finestrini appannati: per gli occhi e il cuore dello spettatore, una vera gioia. Con grande abilità Todd Haynes mette in scena uno straordinario “pas de deux” danzato sull’attesa. Le due protagoniste, alimentando la passione attraverso lunghi sguardi ed eloquenti silenzi, creano una suspense rarefatta, dilatata nel tempo. Nell’America puritana di Eisenhower, quando l’omosessualità era considerata come una malattia da curare, Therese e Carol, così diverse tra loro, affronteranno insieme un difficile percorso di crescita: un viaggio che il pubblico non vorrebbe mai veder finire.
Il regista statunitense ricostruisce a perfezione l’atmosfera di quegli anni, e lo fa con una precisione strabiliante. Nulla in Carol suona stonato o finto, anche il più piccolo dettaglio sembra emanare realtà. Il film, supportato da una fotografia patinata e da un’impeccabile scelta dei costumi, è l’apoteosi del glamour. Ma l’incanto non è solo dettato dalla mera estetica, Carol è un’opera che si insinua in profondità, una storia d’amore con la a maiuscola. Todd Haynes dirige una pellicola talmente elegante che soltanto un’attrice dello spessore di Cate Blanchett poteva affrontare: ammirare la sua grazia e raffinatezza non ha prezzo. L’attrice australiana sembra quasi non appartenere a questo mondo, la forza di gravità per lei non esiste: non cammina, levita! Ogni suo gesto e ogni sua parola sono pura poesia. E non da meno è la brava Rooney Mara, che mescolando in Therese ingenuità, perversione e inesperienza, pare essere lei a condurre il sottile gioco della seduzione. Non a caso, per questo ruolo, la giovane Mara è stata proclamata miglior interprete femminile al Festival di Cannes.
Reduci da un 2015 dominato da film spettacolari e “chiassosi”, Carol, con la sua struggente colonna sonora e i brani d’epoca (Billie Holiday, Jo Stafford, The Clovers…), fa calare lo spettatore in una nuova dimensione: una dimensione di brividi a fior di pelle.