Caro Evan Hansen, un musical-drama incentrato sulle fragilità degli adolescenti
Intenso e toccante: il musical-drama Caro Evan Hansen, di Stephen Chbosky, presentato alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è dedicato agli adolescenti, alle loro fragilità, alla loro voglia di emergere, di diventare degli outsider. Dopo aver esplorato il mondo dei ragazzini delle medie con il meraviglioso Wonder, lo scrittore e regista torna dietro la macchina da presa per concentrarsi sui liceali, confezionando un film che, per le tematiche affrontate, andrebbe fatto vedere in tutti i licei per infondere quella sicurezza che tanto spesso i giovani perdono per strada.
I compositori di La La Land scendono nuovamente in campo e arricchiscono il film di brani di volta in volta vivaci, nostalgici, malinconici o motivazionali. Dal protagonista Ben Platt al resto del cast, composto da Julianne Moore, Amy Adams, Kaitlyn Denver, Danny Pino e Amandla Stenberg, tutti si cimentano con parti cantate, con grande intensità e con indiscusso talento e danno voce, attraverso la musica, al dramma vissuto da ognuno di loro.
Evan infatti, è un giovane che soffre di ansia sociale: vive con la madre che è infermiera ed è spesso fuori casa. Ha un solo amico a scuola, ma egli stesso si definisce un amico di famiglia, quindi non un amico vero e proprio - è lui che dà il giusto tocco di leggerezza e ironia al film – e l'idea di stringere la mano alla ragazza che gli piace, Zoe, lo fa letteralmente scappare a gambe levate. Il terapeuta gli ha assegnato un esercizio: scrivere delle lettere motivazionali a se stesso. Una di queste viene rubata da Connor, un ragazzo della scuola che tutti sanno essere problematico: quando Connor si toglie la vita e i genitori trovano nella tasca della sua giacca la lettera, ipotizzano che, alla fine, Connor avesse trovato almeno un amico. Colto alla sprovvista, Evan non se la sente di mentire e inventa la storia di un'amicizia segreta per dare conforto ai genitori. Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte, e ben presto Evan si trova vittima del vortice di menzogne a fin di bene da lui stesso create. Perché è Evan per primo che aveva bisogno di quelle bugie per sentirsi parte di qualcosa: di un legame di amicizia, di una famiglia – quella che lui non ha – di un amore nascente in cui non avrebbe mai osato sperare.
In Caro Evan Hansen si parla tanto di quella solitudine che spesso rende le vite dei giovani un inferno; si parla delle insicurezze che attanagliano la loro esistenza. E si parla addirittura dei farmaci che in tanti, senza farlo sapere, assumono: chi per placare l'ansia in tutte le sue sfaccettature, chi per combattere la depressione, chi semplicemente per dormire. E' una sorta di trattato in versione musical-drama sugli adolescenti che parla con immensa delicatezza della loro fragile interiorità. Molti si riconosceranno nei personaggi del film perché l'empatia sembra essere non solo il fil rouge della vicenda narrata ma anche il messaggio implicito dell'opera. Un'opera in cui il protagonista canta la sua speranza di trovare il suo posto nel mondo che lo circonda ma allo stesso tempo vuole rimanere in disparte per non incappare in passi falsi: “quello che non riusciamo a dire lo portiamo dentro, ma non vuol dire che non sia pesante”, dice il ritornello di un brano. Tutto il film ruota sul desiderio di accettazione di molti giovani e l'enorme fraintendimento che sta alla base dell'intreccio, rispecchia proprio il desiderio di appartenere a qualcosa, sia esso una famiglia, una coppia, una cerchia di amici.
Coinvolgente e brioso anche dal punto di vista stilistico, il film fa leva su un ottimo cast e su una sceneggiatura brillante e attuale, fatta di dialoghi autentici e avvincenti: l'unica vera pecca sono gli ultimi venti minuti che si trascinano, con parti inutilmente cantate e fin troppo melense, verso un finale dolce-amaro. Ma il discorso di Evan davanti a tutta la scuola che, dapprima miseramente inceppato, diventa ben presto un inno a non sentirsi soli e a chiedere aiuto, vale il film, sebbene costi un intero pacchetto di fazzoletti.
E' bello e doloroso al tempo stesso il nuovo film di Chbosky, e arriverà in sala il prossimo 2 Dicembre, come un prezioso regalo di Natale in anticipo; i motivi messi in musica sono sempre, alternativamente, trascinanti e vivaci e gli attori, - tutti, nessuno escluso - li interpretano con grande trasporto, trasmettendo di volta i messaggi di fragilità, amore, forza di volontà. Andrebbe davvero fatto vedere nelle scuole per far comprendere ai giovani che non sono soli, che possono contare gli uni sugli altri. Seppure diverso, ognuno di noi porta un fardello sulle spalle, ogni giorno, silenziosamente. E Dear Evan Hansen è un incitamento a convivere pacificamente con questo fardello, se non è possibile annientarlo, e ancor di più a trovare la forza di condividerlo. L'unione fa la forza si è soliti dire, e tra i detti è senza dubbio quello più vero e sincero.