Bohemian Rhapsody: Il più grande di tutti

Non ci si può avvicinare a Bohemian Rhapsody senza partire da Freddie Mercury (al secolo Farrokh Bulsara di origini africane essendo nato a Zanzibar di etnia farsi). Freddie è -per lo scrivente- il più grande frontman che si sia visto calcare un palco.
Indubbiamente Bono (U2), Robert Plant (Led Zeppelin) o Noel Gallagher (Oasis) sono altri grandissimi, ma la carica di Mercury e la sua capacità di trascinare il pubblico sono inarrivabili, unite anche a una voce come poche al mondo e a un gruppo tecnicamente notevolissimo.
Chiunque abbia vissuto il Live Aid non può che concordare. Quando i Queen hanno iniziato a suonare, Wembley è esploso ed è un miracolo che non sia venuto giù con Radio Ga Ga.
Quindi il consiglio, prima di andare a vedere il film, per chi non avesse “le basi” è quello di guardarsi qualche performance dei Queen su Youtube a partire da: Killer Queen, Sheer Heart Attack, Somebody to Love, Under Pressure, Fat Bottomed Girls, Bicycle Race, Who Wants to Live Forever, senza bisogno dei loro must che vedrete al cinema.

La sola idea di fare un film sui Queen, anzi su Freddie, sembrava una bestemmia ma incredibilmente è un grandissimo film.
Rami Malek riesce ad essere un Mercury molto credibile (anche se un po’ dentone e in debito di fisicità) e gli altri tre (Hardy, Mazzarello e Lee) sono praticamente identici a Brian May, Roger Taylor e John Deacon (lui sembra la copia).
La scelta di non ricantare alcun brano, ma di utilizzare le tracce dei Queen e poi la ciliegina sulla torta.
Inizialmente il progetto prevedeva di dare uno spaccato della band prima e dopo la morte di Mercury, fortunatamente l’ultima stesura di Anthony McCarten, forse anche grazie alle dichiarazioni di Sacha Baron Cohen, si focalizza sulla nascita della band fino al Live Aid poco prima dell’inizio della fine della sua Regina.

C’è molto vissuto, non solo la creazione della loro musica -fantastica la parte su Bohemian Rhapsody- ma anche i rapporti tra loro e soprattutto le insicurezze di Freddie Mercury e la sua difficolta ad accettarsi che lo porteranno in una spirale autodistruttiva. Il caso di dire genio e sregolatezza.
Se avete vissuto i Queen non potrete trattenere le lacrime mentre tutto lo stadio batte la mani insieme.
Il rock può far piangere.
Lunga vita alla Regina!