Black Panther: Il graffio della pantera
La storia è semplice: trovare qualcosa che faccia dimenticare ai fans Marvel la delusione di Thor: Ragnarok. Il Black Panther diretto da Ryan Coogler potrebbe proprio essere ciò che occorre per voltare pagina. Basta dargli una possibilità. Pantera Nera è un eroe iconico, sebbene di nicchia, nato cronologicamente prima che in America si formasse l’omonimo movimento di resistenza nera in contrasto con lo strapotere dei bianchi. In quest’universo parallelo, parallelo alla stessa Casa delle Idee, il Black Panther di Stan Lee e Jack Kirby vanta il record di primo supereroe di colore, battendo sul tempo gli afroamericani Falcon e Luke Cage, l’afro-britannico Blade e Tempesta degli X-Men.
Nello spin-off dedicato a Black Panther, il regista di Creed- Nato per combattere compie un grande sforzo di comprensione per un blockbuster, esaminando i rapporti che s’instaurano tra politica internazionale e scelte etiche. Coogler prova a far coesistere molti elementi di attualità, consacrandoli anche attraverso l’ottica della vita privata di Re T’challa. Certo, alcuni entrano solo marginalmente, come ad esempio il ruolo strategico della CIA, qui rappresentata da Martin Freeman.
Ma, in Black Panther l’impegno batte decisamente il disimpegno. Con questo non vogliamo dire che la pellicola sia povera di scene d’azione, presenti specialmente in un finale sotto il segno della guerra fratricida. Gli effetti speciali, però, non sono quanto di meglio il mercato possa offrire: la Marvel aveva abituato il suo pubblico a ben altri livelli.
E l’umorismo grintoso che serve a sdrammatizzare le situazioni più pericolose? Gli sceneggiatori hanno pensato bene per questa volta di lasciarlo ai più loquaci Iron Man e a Spider-man. In Black Panther, è il tono epico a fare il vero botto. Dopotutto, il personaggio principale è nientedimeno che un Altezza Reale.
Naturale che ci sarà sempre qualcuno a seminare battute e questo qualcuno stavolta è Shuri (Letitia Wright), la sorella minore di T’challa. Tuttavia, come dicevamo, ad avere un impatto profondo sul film è l’indomito spirito da epopea africana, rivista e corretta dalla mente di un art designer folle con la fissa di Hair e la passione per Oliviero Toscani.
Il quarantunenne Chadwick Boseman ritorna a impersonare il ruolo del sovrano di Wakanda, dopo averlo già interpretato in Captain America: Civil War. Nella parte di Nakia - vecchia fiamma di T’challa - troviamo addirittura un Premio Oscar come la bella e brava Lupita Nyong’o. La palma di miglior villain fanfarone spetta senza ombra di dubbio all’Ulysses Klaue di Andy Serkis: un mercante della peggior specie, che in Avengers - Age of Ultron si era impossessato del vibranio con l’intenzione di venderlo al miglior offerente. Mi raccomando: prima di andare al cinema, un piccolo ripasso delle precedenti puntate è d’obbligo!