Becoming Cousteau, uno splendido omaggio a Captain Pianeta

Presentato alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, Becoming Cousteau è emozionante, illuminante, commovente. In poche parole, il docu-film di Liz Garbus su Jacques-Yves Cousteau, prodotto dalla National Geographic, è semplicemente splendido.

Rivedere quel volto indelebile con cui siamo cresciuti in tanti, scoprirne alcuni aspetti intimi del carattere e della vita personale e professionale, e percepire la sua passione incrollabile per il mare, è stata un'emozione. Il film della Garbus ripercorre l'intera vita del capitano Jacques Cousteau, che può essere definito senza ombra di dubbio il primo, grande esploratore del mare e delle sue profondità, ma non solo; Cousteau infatti, da sempre appassionato di cinema, sognava di diventare una sorta di John Ford o John Houston degli oceani e i suoi filmati, come afferma lui stesso, non erano semplici documentari ma veri e propri film di avventura. Con uno di essi, The silent world, Il mondo del silenzio, Cousteau si aggiudicò la Palma d'Oro a Cannes nel 1956, conquistando addirittura Picasso che non conosceva quel mondo così misterioso e colorato e ne rimase affascinato, andando a congratularsi di persona con il capitano-regista.

Da sempre incuriosito dal mondo sottomarino, così impenetrabile e fascinoso, e ancora mai esplorato, Cousteau si dedicò all'immersione dapprima come hobby, per poi farne la sua missione di vita, tanto da sacrificare anche la sua stessa famiglia per solcare i mari sulla sua amatissima Calypso. I rimorsi non sono certo mancati, Cousteau ne è consapevole e lo rivela in uno dei tanti filmati – alcuni dei quali anche inediti – grazie ai quali la regista ha composto il suo personale omaggio all'indimenticato oceanografo. “Immerso diventi un arcangelo, è come liberarsi dalla lotta contro la gravità che si vive sulla Terra”: così parlava Cousteau dell'ebbrezza di inabissarsi. Un'ebbrezza che, purtroppo, poteva diventare fatale, come fu per alcuni dei suoi uomini, morti durante le esplorazioni sottomarine. “Bisogna avere la mente salda e il sangue freddo, gli incidenti capitano sempre ai più emotivi”. Una passione non certo senza rischi, che tuttavia il capitano ha coltivato incessantemente, fino alla fine.

Padre di due ragazzi avuti dalla moglie Simone, che prese parte a tutte le spedizioni della Calypso, diventando la confidente dell'intero equipaggio, Cousteau ha sempre desiderato andare più a fondo possibile e ha addirittura inventato, insieme ad Emile Gagnan, la prima attrezzatura subacquea formata da bombola ed erogatore, l'Aqualung, innovando completamente le modalità di ricognizione dei fondali degli oceani. La curiosità, spinta principale di tutti gli esploratori, e il desiderio di far conoscere il mare e i suoi tesori, conobbero così una nuova vita e di questo, non smetteremo mai di essere grati a Cousteau.

Cousteau che in realtà avrebbe voluto fare il pilota della marina, e a venti anni si era anche arruolato; salvo poi cadere vittima di un grave incidente in cui subì numerose fratture, per rimettersi dalle quali gli fu consigliato il nuoto. E' così che, da una iniziale tragedia, Jacques Yves Cousteau è diventato una delle personalità più famose e apprezzate del pianeta.

Il ritratto di Liz Garbus si sviluppa in maniera cronologica e mette in risalto non solo l'evoluzione della carriera di Cousteau, le sue scoperte, le sue invenzioni e i suoi viaggi ma anche la trasformazione del suo modo di pensare e della sua stessa morale: inizialmente infatti, Cousteau e i suoi collaboratori si ritrovarono a catturare e uccidere svariati pesci, a distruggere i fondali mediante l'uso di mine, a crivellarli per cercare il petrolio. Non c'era barriera corallina di cui preoccuparsi, né desertificazione del sottosuolo marino che desse da pensare. Del resto, pecunia non olet e per portare avanti le sue spedizioni, a Cousteau servivano soldi. Ma ben presto, le immagini iniziarono a parlare chiaro: i fondali si stavano seccando, gli enormi iceberg si stavano sciogliendo e i pericoli per il pianeta sembravano inarrestabili.

La stessa morte del figlio Philippe, deceduto in un incidente aereo, lo sconvolse al punto da fargli riconsiderare innumerevoli questioni e da aprirgli gli occhi sull'importanza di preservare il mare, sia per il pianeta Terra che per la stessa umanità. Cousteau divenne più cinico e cupo, tanto che la Abc interruppe la produzione dei suoi documentari, quelli a puntate che tanti di noi avranno visto da bambini.

Ma una nuova presa di coscienza fece di lui il primo portavoce della difesa dell'ambiente: fu grazie a lui se a Rio de Janeiro, nel 1992, si tenne il primo Summit della Terra e lui in persona si diede da fare, per mezzo della sua società, per far capire ai potenti che “la Terra è un'unica macchina termodinamica” per la quale l'industrializzazione senza freni e la deforestazione, che provocano un grande aumento dell'anidride carbonica, sono deleterie. Aveva 82 anni a quel tempo: tutti lo conoscevano, lo rispettavano, si fidavano di lui. Il vecchietto con il berretto rosso che tanto a lungo ci aveva affascinato parlandoci di squali, balene, murene e di tutte le meraviglie del mondo marino, era riuscito finalmente a puntare l'attenzione sul pianeta Terra, così a lungo bistrattato e tanto bisognoso di cura e di aiuto.

Ha fatto la storia Jacques Cousteau ed era giunto il momento di rendergli omaggio. Liz Garbus lo ha fatto nel migliore dei modi: raccogliendo tantissimo materiale e regalandoci un ritratto intenso e vitale; raccontando con estrema cura e dovizia di particolari la storia di un uomo con tutti i suoi pregi e i suoi difetti ed evidenziandone la crescita personale. Ed infine, mettendo in luce la sua straordinaria capacità di raccontare le meraviglie del mare e il suo amore per il pianeta.

Andatelo a vedere Becoming Cousteau: tornerete bambini, vi emozionerete e imparerete tanto sul più grande esploratore dei nostri tempi.

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