Beata ignoranza. Giallini Gassman, amici nemici.

Il quarto lungometraggio come regista di Massimiliano Bruno non si discosta, per tematiche ed atmosfere, dai suoi precedenti film. Il che, può essere un pregio (il mantenimento di un sufficiente standard di qualità) ma anche un limite (Bruno è un eccellente scrittore, ma non un altrettanto eccellente regista). Per essere precisi, gli manca, come alla maggior parte dei giovani registi italiani, il coraggio di elevarsi dagli standard di una piacevole commedia, con personaggi più o meno stereotipati, divertenti e macchiettistici, che riempiono con la loro presenza le lacune – dovute più a mancanza di volontà che imperizia – di una sceneggiatura volutamente concepita leggera e senza approfondimenti. Ed è proprio in questo film, con il quale si racconta la storia di due ex nemici/amici, divisi da tutto (amori giovanili, approccio alla vita, apertura alle novità) nel quale i due livelli commedia/dramma sentimentale si rincorrono spesso sovrapponendosi l’uno all’altro rubandosi sovente il ruolo di protagonista, che si percepisce il clima da occasione mancata.

Manca poco, a mio parere, a Massimiliano Bruno per confezionare un film “alla francese” dove il livello dei dialoghi approdi ad un’introspezione che non rimanga in superfice e tematiche più profonde emergano arricchendo l’opera. E ciò, anche dal punto di vista stilistico. Alcune scelte, come la musica spesso presente anche durante i dialoghi, anche quando sono particolarmente “gravi” ed “impegnativi”, tendono a sminuire la tensione, così come le inquadrature piane e senza spessore.

E dunque, su questo comodo letto, il film scorre con le sue placidità e le sue rapide impennate affidate soprattutto alle capacità istrionesche di Giallini che calamita su di sè tutta la tensione del film riservando ad Alessandro Gassman più un ruolo di spalla che di (co)protagonista. Un film sorretto da una coralità di personaggi (e di attori) tra i quali spicca la personalità di Emanuela Fanelli nei panni della regista del documentario che dovrà testimoniare la sfida tra i due contendenti riguardo all’uso/abuso della tecnologia degli smartphone. Perché il film vuole essere anche questo: sullo sfondo di una rivalità sentimentale si snoda il discorso sulla dipendenza delle nostre generazioni ai dispositivi come telefonini, tablet e computer. Anche questo argomento affrontato con gaia leggerezza… ma forse è meglio così…

Ultima annotazione: diversi i film citati, più o meno esplicitamente: “Speriamo che sia femmina”, “Ecce bombo” e addirittura “Il Padrino” (quando Gassman nasconde uno smartphone nello sciacquone del bagno della scuola…).