Aquarius
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2016, Aquarius del brasiliano Kleber Mendonça Filho è un film riuscito solo a metà, malgrado l’indimenticabile prova attoriale di Sonia Braga, che molti davano come favorita nell’assegnazione della Palma D’Oro per migliore attrice protagonista.
Diviso in tre capitoli, Aquarius è scandito da un sottile ma persistente mutare di toni e situazioni, oscillando tra la bellezza formale di un sagace montaggio “narrativo” e la sensazione di essere come orfano di qualsiasi rassicurante attributo identificativo. Non che il film risulti ostico e privo di qualità, eppure dopo circa due ore e venticinque minuti di durata si ha come la sensazione di non essere riusciti a intercettare il vero senso dell’opera, probabilmente perso lungo un cammino segnato da un certo compiacimento della rappresentazione.
In Aquarius C’è sempre qualcosa di superfluo che ottunde un po’ l’interesse dello spettatore e lo fa arrivare stanco alla svolta semi-thriller del finale. Il resto della pellicola stride terribilmente con il prologo introduttivo ambientato nei primi anni ’80, come ci ricorda anche Another One Bites the Dust dei Queen. L’introduzione ci presenta una Clara poco meno che trentenne durante una chiassosissima festa di compleanno dell’amata zia Lucia avvolgendo il nutrito gruppo di personaggi in una specie di alone magico, complice anche la perfetta ricostruzione d’epoca e la grana della pellicola in linea con il periodo storico. Purtroppo, è doveroso affermare che lo stupendo spettacolo del preambolo è parte fondamentale di una promessa che il film non riesce mai a mantenere.
Al pubblico non resta altro che prestarsi a costruire un legame con la protagonista: la battagliera Donna Clara, sopravvissuta indenne a un cancro al seno tre decenni prima, ora in guerra con gli speculatori edilizi che cercano invano di farle cedere quell’appartamento che lei considera la sua fortezza e il suo santuario. L’attrice brasiliana più celebre al mondo ha gettato anima e corpo in questo personaggio di donna libera, forte e indipendente, contraria per natura a ogni tipo di compromesso. Il processo d’identificazione tra attore e personaggio in Aquarius è totale e lo si può vedere soprattutto nella scena di nudo in cui la sessantaseienne Braga mostra all’occhio della macchina da presa i segni di un intervento di mastectomia subito qualche anno fa. Le premiazioni a volte, anzi spesso, sono ingiuste: quella Palma d’Oro spettava di diritto a Sonia Braga, se non fosse stato per la Jaclyn Jose di Mà Rosa che gliel’ha soffiato via da sotto il naso.