Antlers – Spirito insaziabile: Un horror radicato nel folklore dei nativi americani.
Ambientato in una remota cittadina dell'Oregon dove miseria e decadimento fanno da sfondo, Julia Meadows (Keri Russell), è un’insegnante di scuola media, perseguitata dall'alcolismo e dai ricordi di abusi subiti in gioventù, che torna a vivere col fratello, Paul (Jesse Plemons) lo sceriffo della città. Il comportamento e l'aspetto di uno studente vittima di bullismo, Lucas Weaver (Jeremy T. Thomas) attirano l'attenzione di Julia, estremamente sensibile verso i maltrattamenti.
Nel frattempo, nei boschi circostanti, un cacciatore trova un cadavere selvaggiamente mutilato, Julia e il fratello vengono trascinati negli oscuri segreti che porteranno a terrificanti incontri con una leggendaria creatura ancestrale.
Adattamento di un racconto, The quiet boy di Nick Antosca, il film è prodotto da Guillermo del Toro e diretto da Scott Cooper.
Al centro di Antlers c'è la fame incontenibile, sia letterale che metaforica. La fame del mostro, la fame di un'umanità avida.
Il film ci porta nelle zone piovose dell'Oregon, una depressa città costiera devastata da oppiacei e metamfetamine, dove i giganteschi relitti dell'industria del passato simboleggiano il caos che ha colpito questo paesaggio naturale un tempo incontaminato. Qualcosa nella terra, qualcosa di molto antico, è arrabbiato. Quella furia e quell'angoscia prendono la forma di una gigantesca creatura.
La pellicola ha un'apertura coinvolgente ambientata all'interno di una miniera di carbone abbandonata. La sequenza riesce a impostare immediatamente il tono e lo stile del film, è oscura e inquietante, il paesaggio sonoro popolato da rumori inquietanti. Visivamente ci sono molti neri scuri e luci rosse, che offrono molti posti in cui i mostri possono nascondersi, tenendo lo spettatore sulle spine.
Antlers – Spirito insaziabile però è un film con un'atmosfera intrigante che fallisce il principio più importante del genere horror: non è affatto spaventoso.
I personaggi si comportano in modo irrazionale in situazioni pericolose, non ci sono mai dubbi sul risultato delle loro azioni, non c'è mai sorpresa, il film segue pedissequamente i luoghi comuni del genere, che il pubblico ha già visto un milione di volte prima. La mancanza di una tensione è estremamente deludente, soprattutto perché a livello visivo è un'opera accattivante.
La fotografia infatti è molto bella, con luci fredde e ottime composizioni che catturano lo sguardo. Il direttore della fotografia Florian Hoffmeister e lo scenografo Tim Grimes, lavorando in location canadesi, evocano un senso di desolazione e di angoscia con oscurità, nebbia e foschie che solo talvolta vengono spezzate dalle luci della polizia.
Quello che non riesce a fare è innescare un guizzo, un sussulto o far saltare sulla poltrona, non trovando mai un equilibrio stabile tra orrore e dramma. Il film si concentra sulle situazioni visivamente ammalianti piuttosto che sullo sviluppo del dramma e delle tematiche di sfondo che mette in scena.
La sceneggiatura è scarsamente sviluppata e poco equilibrata, il racconto della scoperta della creatura mostruosa si intreccia con alcuni accenni ai problemi di abuso e al degrado ambientale causate dagli scavi per l'estrazione del carbone. Gli abusi subiti da Julia e Paul da parte del padre violento è una sottotrama che viene presentata in modo provocatorio e poi bruscamente abbandonata.
Tuttavia i flashback della complicata infanzia di Julia rafforzano il legame che sente con il piccolo Lucas e danno una motivazione al perché è così importante per lei proteggerlo. Ma i suoi problemi con l'alcol, la sua infanzia e cosa l'abbia portata a ritornare nella vecchia casa di famiglia non vengono spiegati pienamente.
C'è una sorprendente vulnerabilità nella performance di Keri Russell che genera un'immediata empatia, nonostante i cliché della caratterizzazione del suo personaggio come un'alcolizzata in via di guarigione incline a rimanere intrappolata mentre è persa nei suoi pensieri. E la Russell lo fa con poco più dell'intensità del suo sguardo, specialmente nei piccoli momenti in cui fissa con desiderio le bottiglie di liquore che la tentano all'emporio.
L'aspetto più problematico del film, tuttavia, è che nonostante tutte le sue aspirazioni ad affrontare questioni di attualità nel contesto della mitologia del wendigo, non lascia spazio per le popolazioni indigene i cui antenati sono stati i creatori del folklore. Graham Greene, nei panni del cacciatore Warren Stokes, appare in una breve scena, giusto per spiegare molto velocemente le origini del wendigo a Julia e Paul, prima di sparire per sempre dal film.
Il risultato è un film/calderone dove tutto è stato mischiato malamente, un po' di traumi infantili, qualche goccia di disagio ambientale, l'abuso di droghe e la mitologia dei nativi americani nuotano insieme senza mai fondersi in modo significativo.
Alla fine Antlers delude per quanto potenziale viene sprecato. Il concetto base e il folklore forniscono un terreno fertile per l'horror, ma fatica a trovare un equilibrio tra allegoria e soprannaturale, e non decolla mai.
Il 31 ottobre Lucca Comics & Games 2021 ospiterà una proiezione speciale del film.