Antigone, la tragedia sofoclea ai giorni nostri
Miglior film canadese al Toronto International Film Festival, Antigone, scritto e diretto da Sophie Deraspe, approda anche alla quattordicesima Festa del Cinema di Roma con il suo carico di drammaticità e con protagonista l'eccezionale Nahéma Ricci, che colpisce per la bravura, l'enfasi e il coraggio con cui ha dato vita al suo difficile e controverso personaggio.
Ispirandosi alla nota tragedia sofoclea, che chi ha fatto il liceo classico ricorderà sicuramente, Antigone racconta infatti la storia di una donna che sfida il potere in nome di qualcosa di più grande di lei. Non segue pedissequamente l'omonima tragedia ma attinge alla sua tematica di fondo per raccontare una scelta: la scelta di una ragazza profondamente legata alla sua famiglia, che per essa decide di mettere a repentaglio il proprio futuro.
Antigone, i suoi fratelli Ismène, Étéocle e Polynice e la nonna sono giunti diversi anni prima in Canada, fuggendo da un paese di lingua araba non meglio precisato, nel quale i genitori sono stati uccisi. Mentre la nonna si occupa della casa, Ismène sogna di aprire un suo salone di bellezza, i ragazzi si barcamenano tra sport e furtarelli di vario genere e Antigone è una studentessa modello. Ma quando Étéocle viene ucciso da un poliziotto mentre tenta di difendere il fratello, la lealtà verso la famiglia prende il sopravvento e per Antigone inizia un processo di espiazione che la porterà a fare i conti con il suo passato, il suo presente ed il suo futuro. Prendendo il posto di Polynice,la ragazza lo aiuta nella fuga perché sa che l'estradizione sarebbe per lui una condanna a morte.
L'aggettivo che più si addice al film di Sophie Deraspe, è controverso; per rimanere in tema di giustizia, sulla bilancia pesano infatti due elementi. Da un lato la lealtà e il senso di protezione verso la propria famiglia, dall'altro il fatto che, come presto Antigone scopre, i suoi fratelli sono in realtà affiliati a bande Habibi.
La stessa scelta di Antigone è dunque controversa ed è essa stessa alla base di un film estremamente potente narrativamente ed anche visivamente: la Deraspe ha infatti dato vita ad uno stile avvolgente ed intrigante che, ai catartici primissimi piani della protagonista, dotata di eccezionale espressività, alterna alcuni inserti di contemporanea fattura, cui fanno da sfondo brani rap, efficaci per la loro immediatezza e perché inseriscono la vicenda nel contesto odierno più giovane, fatto di video montati senza troppa fatica con il proprio cellulare, con graffiti in sovrimpressione e un impatto comunicativo diretto e carismatico. Viene dunque da pensare che il loro intento sia quello di ricalcare ciò che per la tragedia greca era il famoso coro.
Non mancano del resto né l'indovino cieco Tiresia, qui sostituito dalla psichiatra non vedente Teresa, né tanto meno il Deus Ex Machina, che si manifesta nella figura del padre – avvocato - di Hemon, un compagno di Antigone, il quale sostiene la causa della ragazza e giunge in aiuto della sua famiglia.
Tra antichità, cenni all'annoso tema dell'immigrazione e la rappresentazione del senso di appartenenza ad un nucleo familiare, Antigone scorre verso un finale aperto all'interpretazione, suscitando una continua empatia nei confronti della protagonista, anche quando l'ago della bilancia penderebbe maggiormente verso la condanna senza mezze misure.
Con grande maestria, la regista restituisce il ritratto di una giovane con un enorme bagaglio di responsabilità sulle spalle ed una incrollabile lealtà nei confronti di chi non c'è più, in un film emblematico e catartico, attuale e doloroso.