Animali Notturni
Gli animali notturni sono ‘esseri’ che vivono una vita parallela, e in qualche modo distante dal resto della società ‘diurna’. Relegata nel buio della notte vive infatti la comunità degli insonni, di coloro che abitano il momento dell’altrui riposo come una gabbia del tempo dalla quale sono impossibilitati a fuggire. Ma gli animali notturni sono anche quelli che si aggirano di notte commettendo crimini a discapito degli altri. O, ancora e più semplicemente, sono quelli che appaiono ignari del dolore che riescono a infliggere al prossimo.
Tom Ford (A Single Man) cuce sul filo di questo ampio spettro metaforico ed esistenzialismo allegorico, il ritratto corposo e vivido di due vite ‘notturne’, due animali della stessa specie, ma in un certo senso impossibilitati a riconoscersi. Ispirata al romanzo del 1993 di Austin Wright dal titolo Tony e Susan, la storia della gallerista di successo Susan Morrow (Amy adams) e dello scrittore Edward (Jake Gyllenhaal), suo ex marito, è una di quelle che descrivono nella dinamica feroce della mancanza di fiducia e dell’incomprensione relazionale il lato più torbido e oscuro dell’essere umano.
A diciannove anni di distanza da una separazione cruda e ‘violenta’, Susan riceve il manoscritto del romanzo del suo ex per scoprire che lo scritto le è stato dedicato. Tra le pagine di un thriller che disvela con rara maestria l’orrore dell’agguato notturno, della violenza e della vendetta, la donna (da tempo legata a un altro uomo e ‘infilata’ in una vita borghese più allineata al suo ‘sistema’ d’origine) ritroverà nei tratti di quella storia ‘sudicia’ alcuni punti della sua stessa vita, e del suo non aver aderito alle dinamiche dell’istinto per preferirgli invece quelle della razionalità e delle convenzioni.
Immersa nella sua esistenza losangelina di forma e falsi contenuti, segnata da un matrimonio infelice e da una Susan lontana dalla sua vera essenza, la donna leggerà il thriller dell’ex marito con un crescendo di sgomento e dolore, ansia e frustrazione, ritrovando a galleggiare tra le pieghe del racconto i mancati valori di una storia (d’amore) interrotta ‘brutalmente’, e per la sola paura di ‘vivere’.
Nella confezione perfetta di un thriller dove realismo e onirismo s’incontrano a metà strada, Tom Ford disegna la geometria imperfetta dell’amore, condizionato dal tempo, dallo status sociale, dalle aspettative di vita. Svolgendo e riavvolgendo la sua storia e saltando continuamente tra presente di finzione (il materializzarsi della storia del thriller texano che va in scena attraverso la mente di Susan), e il presente effettivo (la vita di Susan con tutti i suoi affanni e le sue delusioni), lo stilista e regista Tom Ford realizza con il suo secondo lungometraggio un film pienamente centrato, sia nell’estetica sia nei contenuti, dove la quadratura del cerchio della ‘vendetta’ emotiva segue inarrestabile la sua traiettoria per consegnarsi poi al suo giusto e insidioso finale.
Tra la Los Angeles ricca, ‘pulita’, e anonima di Susan (una splendida Amy Adams), e il Texas duro, polveroso e terrificante descritto invece da Tony (l’altrettanto ottimo Jake Gyllenhaal) scorre infatti tutto il veleno di una distanza che non si è stati capaci di colmare, e che ha mutato nel tempo un sentimento puro in puro orrore. Niente è lasciato al caso in un’opera dove ogni elemento (sceneggiatura, fotografia, recitazione, musica) sembra trovare il suo giusto collocamento, e dove il guizzo registico ottimizza e matura il senso della narrazione. Un valore evidente sin dall’incipit duro di quei corpi esibiti nel loro nudo estremo e generoso, e fino ai passaggi e agli accostamenti di inquadrature simili e opposte che scivolano via mutando una realtà nel suo opposto e conducendo una vita che pare perfetta nei suoi anfratti più angusti, dove sono segretamente sepolti le paure e gli incubi più inaccessibili della protagonista.