Amore e Inganni

Liberamente ispirato a Lady Susan di Jane Austen, romanzo epistolare giovanile del 1795 poco conosciuto anche dagli appassionati della scrittrice britannica, Amore e Inganni di Whit Stillman, divenuto a sua volta un libro, è un’imperdibile commedia in costume, ironica, divertente e decisamente molto ben riuscita. La protagonista assoluta di questo splendido lavoro è Lady Susan Vernon, una vedova di circa 35 anni alla ricerca di un ricco marito sia per sé che per la giovane figlia. Tra maldicenze, intrighi e falsità, riuscirà la bella Susan a ottenere il suo scopo?

Dopo 11 anni di assenza di trasposizioni austeniane - l’ultimo film tratto da un suo racconto fu Orgoglio e Pregiudizio del 2005 - il regista e sceneggiatore statunitense Whit Stillman porta sul grande schermo un’eroina della quale, nonostante la sottile perfidia, sarà impossibile non innamorarsi. Rappresentata come un’abilissima manipolatrice, scaltra più di una volpe, detestata da tutte le donne tranne che dalla sua inseparabile amica Alicia, e amata da tutti gli uomini, Lady Vernon è anche dotata di una lingua tagliente e velenosa al pari di quella di una vipera, eppure… Eppure, ascoltare la sua mirabile e assurda dialettica - saprebbe con le sole parole raggirare qualsiasi illustre oratore - è una vera delizia per le orecchie di ogni spettatore in sala: umorismo a profusione per tutta la durata di 90 minuti del film.

La struttura narrativamente solida, i dialoghi brillanti e mai scontati e l’ottima fotografia, rendono l’opera di Stillman non soltanto piacevole, ma anche di grande intrattenimento. Sì, perché malgrado l’impostazione filmica sia di chiaro stampo teatrale - unico modo possibile per bypassare il difficile scoglio del genere epistolare - la fluidità ritmica risulta pressoché perfetta. Da rilevare che l’atmosfera di fine Settecento inglese che si respira durante la proiezione contribuisce notevolmente al conseguimento della splendida messa in scena. Le musiche attingono di fatto allo scibile delle composizioni dell’epoca, e i costumi in stile georgiano, abbaglianti nei loro intensi colori, sono un'elettrizzante pennellata di gioiosa frivolezza: nulla dunque a che vedere con gli abiti regency delle fanciulle create dalla penna di Jane Austen.

Al filmaker americano, che nel 1990 ottenne una nomination agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale di Metropolitan, va riconosciuto il pregio di avere reso Lady Susan una futura icona del mondo femminile, e non tanto per la sua simpatica malvagità, quanto per il suo invidiabile spirito di iniziativa… indipendentemente dal fatto che fosse sbagliato o meno! L’impeccabile Kate Beckinsale, dopo avere eliminato numerose ‘creature della notte’ nel fantasy Underworld, continua a mietere vittime anche nelle vesti di Susan, seppur senza cadaveri: tutti coloro che la circondano finiscono infatti per agire esattamente come da lei programmato.

Cara amica, non avresti dovuto sposarti con un uomo troppo anziano per essere manovrato e ancora troppo giovane per morire. Mah, speriamo almeno che il prossimo attacco di gotta gli sia fatale”. Una donna così esplicitamente schietta, voi non l'adorereste?