Alice (e il sindaco) allo specchio.
“Lei deve farmi pensare” disse il sindaco di sinistra alla giovane stagista, laureata in filosofia, che ritorna in patria (assunta al Comune di Lione) dopo un’esperienza a Oxford (toh, anche in Francia c’è la fuga dei cervelli…). Il sindaco Théraneau, socialista, non riesce più a pensare eppure, di idee, ne aveva, fino a 50 al giorno. Poi una mattina si è svegliato e di idee non ne aveva più.
Il film del regista Nicolas Pariser parla di questo: delle idee, della loro incidenza, della loro mancanza. Se queste mancano, gli spazi lasciati vuoti vengono occupati da magnati santoni, da burocrati degli uffici stampa, da vaghi artisti e infantili. Spetterà alla più giovane, ad Alice che entrata nello specchio della vita civile e pubblica, rieditarle tutte: quelle vetere e ammuffite, quelle falsamente innovative, figlie di mode che si sciolgono come neve al sole. Quali sono le idee da formulare e realizzare quando quelle vecchie non funzionano più? Quando la ricerca del consenso a tutti i costi è l’unica bussola che orienta le decisioni dei politici? Quando la diffusione delle stesse è oggi possibile con un semplice click?
Su questo si interroga questo film così squisitamente francese, perché la parola è la protagonista in luogo dell’azione, perché gli attori e i loro personaggi si muovono ed interagiscono come sofisti in una disputa all’ombra del Partenone.
Fabrice Luchini e Anaïs Demoustier duettano con misura ed enfasi, i loro sguardi sembrano non incontrarsi mai tanto la loro discussione appare pacata e “asettica”. In realtà, il loro, è soprattutto un confronto generazionale tra chi, politicamente, è nato e cresciuto abbeverandosi alla sacralità delle idee e alla loro forza aggregante e dirompente, così forte da trascinare popoli nelle strade, da costruire barricate, da rovesciare poteri costituiti da secoli e chi, invece, delle idee teme la velenosa deriva del dogma e dell’ortodossia. Entrambi in crisi, entrambi alla ricerca della giusta distanza. I due attori sono magnifici, alle prese con un testo difficile ed un contesto attorno a loro, volutamente privo di orpelli ed essenziale, asettico come il commento musicale che accenna, ma mai si presenta.
Alice e il sindaco è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. Designazione meritatissima che ispira un’altra domanda: quando vedremo un’opera cinematografica di questo spessore (e coraggio) nel nostro cinema capace solo di melodrammi e commedie sbiadite?