Al posto tuo

Se nel primo lungometraggio diretto da Max Croci Poli opposti (2015) avevamo una Sarah Felberbaum avvocato divorzista e un Luca Argentero terapista di coppia del tutto distanti l’una dall’altro anche a causa delle loro professioni, ma che finivano inevitabilmente per incontrarsi, in questa sua opera seconda ritroviamo l’attore che, stavolta nei panni dell’affascinante architetto single e donnaiolo Luca Molteni, pare essere destinato a vedersela con un altro personaggio totalmente differente da lui.
Per la precisione, il geometra Rocco Fontana incarnato dall’imponente Stefano Fresi, marito di Claudia alias Ambra Angiolini e padre di tre figli con il quale deve effettuare un vero e proprio “scambio di vite” dopo che, decise a nominare un responsabile unico della società, le due aziende di ceramiche e sanitari sull’orlo della fusione in cui entrambi lavorano notano che le qualità dell’uno sembrano mancare all’altro.

Quindi, scritto dall’Umberto Marino regista di Cuore cattivo (1995) insieme a Massimo Di Nicola, è su un plot fin troppo simile a quello su cui si costruì il Cambio vita (2011) diretto da David Dobkin e interpretato da Jason Bateman e Ryan Reynolds che viene strutturato il tutto, mirato chiaramente a giocare sulla maniera in cui i due protagonisti si confrontano con rispettive abitudini e segreti.
Abitudini comprendenti anche una suocera di Rocco spericolata alla guida e con il volto di Fioretta Mari e la sensuale e stralunata lookmaker Ines con quello della Grazia Schiavo de Gli equilibristi (2012); senza contare la barista tutta curve Anna, cui concede anima e corpo Serena Rossi.

Tutti personaggi che non tardano a rivelarsi, però, decisamente irrilevanti e caratterizzati da esile spessore, andando ulteriormente a penalizzare un’operazione che, come già accennato, parte subito con il piede sbagliato a causa della mancanza di originalità che non può fare a meno di conferirle uno stanco sapore di già visto.

E, tra partite a Burraco e un tizio geloso e manesco, non è certo la totale assenza di gag capaci di strappare almeno una risata allo spettatore a giovare alla circa ora e mezza di visione che individua, probabilmente, il suo unico pregio nella simpatia sfoderata da Fresi... mentre noia e fiacchezza emergono senza troppa difficoltà già nel corso dei primi minuti.