Abel - Il figlio del vento

Il trionfo della natura in un film di immensa bellezza e poesia.

Se volete perdervi nell'incanto delle Alpi, se amate le creature del bosco e dei monti, se la purezza dell'amicizia tra bambini e animali vi commuove, Abel - Il figlio del vento è il film che fa per voi. Nato dall'incontro tra un luminare nel campo delle riprese e della fotografia in ambienti naturali, Otmar Penker, ed un regista, Gerardo Olivares, già autore di tre lungometraggi in cui il paesaggio era il protagonista assoluto, Abel - Il figlio del vento è un film struggente, in cui le spettacolari immagini delle Alpi austriache e del Sud Tirolo italiano si fondono con la tenera storia di amicizia tra Lukas - Manuel Camacho - e un aquilotto caduto dal suo nido.

Le montagne innevate in inverno e ricoperte di erba alta e fiori colorati in estate sono il teatro in cui si svolge la vicenda che ha per protagonisti un padre, un figlio, un guardaboschi e un maschio di aquila che, spodestato dal fratello, deve imparare a volare, a cacciare e a sopravvivere al suo rivale.

La magia della natura, con il tocco documentaristico che rapisce anche chi non è un fedelissimo del National Geographic Channel, è resa ancor più suggestiva grazie al racconto in prima persona di Jean Reno che apre il film sulle fatidiche parole “C'era una volta”.

Quella di Lukas è una favola a lieto fine ma come in tutte le fiabe, il protagonista deve superare numerosi ostacoli, in particolare il rapporto con suo padre, interpretato dal Tobias Moretti che tutti ricordano nel Commissario Rex. Dopo che la madre è morta in un incendio per salvare su figlio, i due hanno elaborato il lutto chiudendosi in se stessi, incolpandosi a vicenda di un dolore che non riescono a sanare.

Il ragazzo non parla con nessuno se non con i suoi amici animali e trovare Abel gli offre una nuova ragione di vita. Entrambi compiono un percorso di crescita personale che noi spettatori osserviamo meravigliati per un'ora e mezza. Un'ora e mezza in cui le riprese in time lapse di albe e tramonti che colorano le vette ci fanno sospirare, in cui ci inteneriamo di fronte ai cuccioli di volpe e di marmotta, in cui osserviamo stambecchi e cervi saltare in mezzo alla neve, in cui temiamo per la sorte di Abel. La musica prima dolce e lieve e successivamente intensa e solenne, accompagna le splendide immagini e la profonda storia di amicizia, fulcro del film.

Poetico il parallelo con la storia di Caino e Abele, dalla quale Lukas prende il nome per il suo amico alato. Come poetiche e profetiche sono le parole di Jean Reno che chiudono il film: “Dare la libertà è sentirsi liberi dal passato e liberi di cambiare il nostro destino. Perché il libro della vita lo scriviamo noi”.

Stupefacente dal punto di vista visivo, Abel - Il figlio del vento ha richiesto quattro mesi di riprese a causa delle condizioni meteorologiche e per via del lavoro del giovane Manuel Camacho con i rapaci, per il quale è stato mandato in una falconeria. L'attore ha dimostrato da subito di avere una grande affinità con le aquile e il modo in cui, nel film, accarezza e cura il suo amico, è davvero incredibile. Come incredibile è l'animale, così maestoso, regale, con quell'apertura alare impressionante che i registi hanno catturato con una serie di ralenty di grande effetto.

La fotografia superba è riuscita a catturare l'immensità dei panorami, riportandoci con la mente ai grandi paesaggisti dell'800; cime innevate spazzate dal vento, riprese notturne con la piccola casa diroccata che si specchia nel lago, il sole che fa capolino dietro le vette.

Presentato con successo al Giffoni Film Festival, Abel - Il figlio del vento è stupore continuo, è commozione e tenerezza, per grandi e piccoli, parola di testimone. E' un film bello nonché educativo, che omaggia la natura e gli animali, che parla del ciclo vitale, di libertà, amicizia e speranza. Per una volta, mettete da parte i prodigi tecnologici dei film di animazione e godetevi, insieme ai vostri figli, le meraviglie di Madre Natura.