Aaron Sorkin dirige Jessica Chastain in Molly’s Game, una storia di resilienza tutta al femminile
Molly Bloom (non la protagonista femminile dell’Ulisse di James Joyce), ragazza prodigio dello sci freestyle, si vede costretta ad abbandonare il suo sogno sportivo per via di un grave incidente che porrà precocemente fine alla sua carriera atletica. Accantonati anche gli studi giurisprudenziali ad Harvard, Molly deciderà invece di dedicarsi a tutt’altro business: il poker. Appresi i rudimenti del ‘mestiere’ dal suo primo datore di lavoro e aguzzino Dean, la prorompente rossa metterà a frutto il suo fascino e la sua intelligenza per diventare lei stessa il fulcro di un circuito di gioco multimiliardario. In breve, la cosiddetta “principessa del poker”, catalizzerà attorno al suo tavolo da gioco le attenzioni di tutto il jet set più in vista. Attori famosi, imprenditori e miliardari di ogni tipo accoreranno attorno al poker dal lei organizzato con l’unico scopo di primeggiare sugli altri in termini di soldi e potere. Un mondo tanto affascinante quanto pericoloso che Molly cavalcherà con indomito coraggio fin quando il giro d’affari non finirà per esporla in prima persona.
Lo sceneggiatore di fama Aaron Sorkin (Codice d’onore, The Social Network, Steve Jobs ma anche la serie di successo The Newsroom) debutta alla regia portando sul grande schermo la vera storia dell’ex campionessa di sci riciclatasi nel mondo del poker Molly Bloom (una bellissima e assai brava Jessica Chastain). “Il successo non è altro che la capacità di passare da un fallimento all’altro con immutato entusiasmo” è la citazione da Winston Churchill che fa da fil rouge all’intera parabola esistenziale riprodotta audacemente in Molly’s game e che aderisce ai canoni di una straordinaria capacità di resilienza tutta al femminile.
Il percorso tutto in salita, gli ostacoli, le battute d’arresto di una donna dalla tempra mirabile affogata in un mondo di uomini e di diffuso potere maschile sono il tratto senz’altro più saliente che la scrittura ‘logorroica’, corrosiva e ancora una volta assai puntuale di Sorkin riesce a delineare. Il rapporto controverso con il padre Larry (Kevin Costner), l’entourage quasi sempre maschile di giocatori al tavolo del poker, e il rapporto intenso con quello che sarà il suo amico e avvocato Charlie (un ottimo Idris Elba) rappresentano gli elementi umani di rottura e ricomposizione attraverso cui si determina il cammino incerto ma determinato della protagonista Molly.
Inquadrata tra la bellezza imponente di un fisico capace di attirare ogni sguardo maschile su di sé, e un cervello in grado di aggirare quello stesso sguardo per farne merce di scambio e (a sua volta) di potere, la Molly di Jessica Chastain si muove sinuosa e maestosa in equilibrio tra astuzia ed escamotage senza mai, però, calpestare il confine della propria morale. Nel paradosso del portare avanti una realtà clandestina di gioco mantenendo allo stesso tempo limpida l’anima del proprio nome (“è tutto quello che mi resta”, dirà infine rinunciando a patteggiare per mera convenienza), emergono infatti tutte le caratteristiche di un mondo femminile schiacciato tra apparenza e sostanza, necessità di perfezione e fragilità, voglia di rivalsa e un ancoramento sempre fin troppo saldo ai propri valori.
Figura di donna ante litteram che ne racchiude in sé tante altre mostrando il lato più emblematico del coraggio che passa (anche) per un decolleté ingombrante, Molly Bloom incarna alla perfezione il successo condotto dal fallimento, quella sorta di panacea che si raggiunge sapendo di aver fatto del proprio meglio e di aver combattuto, sì, ma senza mai aver affossato il prossimo, e potendo infine contare sulla scia di lealtà lasciata dal proprio operato.
Sorkin segue con destrezza e incredibile senso del ritmo, al netto di qualche lungaggine, forma e sostanza incarnate dalla figura di Molly. Lo sguardo insistito sulle sue curve perfette che cede però sempre in qualche modo il passo alla profondità dello sguardo rendono l’opera prima dello sceneggiatore un ottimo connubio di apparenze e contenuti, capaci di traghettare in modo naturale la riflessione sul successo e sui fallimenti verso i due bellissimi confronti finali con gli uomini della sua vita (il padre Larry e l’avvocato Charlie). Due confronti che chiudono il cerchio di quel testa a testa nel mondo maschile infine vinto (in tutti i casi) grazie sempre alla capacità di primeggiare sulla vita a suon di costanza e coerenza nelle proprie scelte.
Jessica Chastain veste i panni più che sexy di un personaggio che sembra essere letteralmente cucito addosso a lei, ma nel gioco delle parti non è da meno il crogiuolo di eroi e antieroi maschili che affollano la storia.
Opera di classe, qualità e rigore, che s’impone infine per l’efficacia delle interpretazioni e la straordinaria eloquenza delle parole.