A Spasso con Bob

Nel Marzo 2012 centinaia di persone fecero la fila davanti ad una libreria di Londra al solo scopo di portarsi a casa l’autografo del divo del momento. Nulla di strano, direte voi. Sì, se non fosse che la star in questione non apparteneva al genere dei nuovi scrittori cult, ma a quello dei felini. Già, perché i fan attesero per ore che il protagonista del romanzo A Spasso con Bob, un sornione micio rosso, posasse la propria zampetta sulla copertina del best seller che custodivano gelosamente sottobraccio.

Viste le premesse, aspettarsi una trasposizione cinematografica era quindi del tutto prevedibile. E così è stato. Roger Spottiswoode – Turner il Casinaro, Il Domani non Muore Mai, Il Ritorno di Mr. Ripley porta sul grande schermo le pagine del libro che ha venduto più di 7 milioni di copie in tutto il mondo. Tratto da una vicenda realmente accaduta, il film racconta la storia di James Bowen, un musicista di strada tossicodipendente in cura con il metadone, e dell’incontro che gli cambierà la vita: quello con Bob. Il regista canadese realizza però un’opera riuscita solo per metà. Il girone dantesco degli eroinomani, dove isolamento, emarginazione, dolore e disperazione trasformano la vita di tanti giovani in un inferno in terra, venendo infatti soltanto sfiorato da Spottiswoode, sbilancerà l’intera narrazione verso uno stampo eccessivamente favolistico. L’evitare di mostrare, se non in sporadiche sequenze, la sofferenza di chi cede alle lusinghe del ‘brown sugar’, finisce purtroppo per trasformare una stupefacente realtà in una vicenda smielatamente inverosimile.

Ciò che invece funziona a meraviglia in A spasso con Bob è la descrizione di come, grazie a un amico a 4 zampe, sia possibile mutarsi in “Araba Fenice” per poi rinascere dalle proprie ceneri. James, interpretato dal convincente Luke Treadaway, si ritrova, quasi senza accorgersi, praticamente costretto a prendersi cura di un'altra vita. La responsabilità di un essere che ha bisogno di lui lo farà sentire ancora utile, e il passato inizierà a perdere gradualmente d’importanza lasciando il posto al futuro: un futuro in cui la solitudine non è più prevista. L’empatia che si creerà con i personaggi è certamente il maggior pregio del film che, nonostante un doppiaggio poco riuscito, riuscirà sia a trasmettere in sala un bel messaggio di speranza, che ad infondere nel pubblico una discreta dose di buonumore.

La vera star resta comunque Bob, nei panni di se stesso. Bob che, con il suo sguardo pacifico, i miagolii rassicuranti e l’amabile modo di appallottolarsi sulla spalla del suo nuovo amico intento a strimpellare la chitarra per le vie di Londra, non solo spingerà James fuori dal tunnel dell’invisibilità, ma stregherà ogni spettatore durante tutti gli oltre 100 minuti di proiezione.

Enzo Jannacci diceva: "Ho visto guarire più persone grazie alla compagnia di un gatto di quanto non abbiano fatto tonnellate di medicine"… A Spasso con Bob ne è la conferma!