A quiet place II, il silenzio torna in scena
A tre anni dall'uscita del primo capitolo e ad oltre un anno dalla presentazione nei cinema americani, arriva finalmente nelle sale italiane il secondo, attesissimo capitolo di A quiet place, scritto, prodotto, interpretato e diretto da John Krasinski.
Se nel primo film, Krasinski aveva messo in scena qualcosa di innovativo ed estremamente convincente – con il silenzio a farla da padrone -, questo secondo capitolo calca nuovamente l'onda della povertà di dialoghi e fa anche suoi il concetto di adattamento e sopravvivenza, ponendo Emily Blunt ed i suoi figli di fronte a una nuova sfida; non soltanto, infatti, la protagonista deve proteggere se stessa e i suoi ragazzi dalle creature aliene ma è costretta, insieme a loro, a varcare le soglie dell'ignoto, abbandonando la loro dimora sicura, ormai semi distrutta, per andare in cerca di aiuto, di altri superstiti con cui fare squadra e proteggersi a vicenda. Ma chi è rimasto, sarà davvero disposto ad aiutarla?
L'idea di partenza è molto semplice e ben delineata fin dallo scorso lungometraggio: sulla Terra sono sbarcati gli alieni, creature violente, veloci, dotate di file di denti lunghi e acuminati. Creature che sentono il più infinitesimale dei rumori, mentre, al contrario, la vista non è il loro senso più sviluppato. Creature a causa delle quali Evelyn e la sua famiglia devo reimpostare la propria esistenza, limitandosi al linguaggio dei segni, a poche parole sussurrate, a sabbia sparsa sulla strada per attutire i propri passi. Alla fine del primo film, grazie alla giovane e brillante Regan – la straordinaria Millicent Simmonds, realmente non udente – si era scoperto che le frequenze dell'apparecchio acustico infastidivano in maniera fatale gli alieni. Facendoli impazzire con il suono, la mamma agguerrita prendeva la mira e riusciva finalmente a mettere fuori combattimento gli invasori.
Il secondo film riprende da dove avevamo lasciato Evelyn Abbott, i suoi figli adolescenti e il neonato, tenuto nascosto in una valigia e collegato all'ossigeno perché i suoi vagiti potrebbero essere fatali. La famiglia si avvia silenziosamente verso un segnale lontano, una pira di fuoco che sembra far intuire la presenza di altri superstiti. Qui infatti, in una fabbrica abbandonata, Evelyn ritrova il vecchio amico Emmett - interpretato da Cillian Murphy, non nuovo al genere visto che era stato il protagonista del meraviglioso 28 giorni dopo di Danny Boyle - rimasto solo: ma l'invasione ha cambiato tutto, anche la psiche della gente. Il rapporto tra gli esseri umani si è ridotto al concetto di “mors tua, vita mea” e le speranze di condivisione sono ben poche. Che coincidenza...non vi ricorda qualcosa? (Una emoji con gli occhi al cielo sarebbe perfetta in questo frangente).
Senza dilungarci oltre con la trama, basti sapere che, per quanto non regga l'impatto del suo predecessore, il secondo capitolo mantiene salda l'aura di tensione e fa suo, in maniera ancor più claustrofobica – prova ne sia il nuovo nascondiglio dei protagonisti – il silenzio quale elemento portante dell'intera narrazione. Interessante, a questo proposito, l'utilizzo del rumore del battito cardiaco associato alla figura di Regan, sordomuta, che consegna allo spettatore l'idea dei suoni attutiti, da lei così percepiti, e che carica l'immagine di una ulteriore ansia.
La cifra stilistica si mantiene dunque alta: dal montaggio frenetico, alla fotografia che alterna chiaroscuri carichi di angoscia e figure in controluce che incarnano l'idea dell'ignoto, fino alle interpretazioni superbe degli attori, tutti, A quiet place II resta un ottimo esempio di commistione tra horror, thriller e sci-fi, in cui l'azione si combina perfettamente al concetto di sopravvivenza e in cui famiglia gioca un ruolo fondamentale. Se nel primo capitolo Krasinski aveva messo nero su bianco le paure relative all'essere diventato padre, qui si concentra su un altro aspetto dell'essere genitore, quale quello del lasciar prendere la propria strada ai suoi figli.
L'attore e regista è stato pregato a lungo dai produttori che volevano non soltanto un sequel, quanto un sequel nuovamente diretto da lui, vera anima del progetto. E la sua stessa moglie – Emily Blunt lo è anche nella realtà – si era detta restia fino a quando non ha letto una scena iniziale che l'ha convinta del tutto...ma che non riveleremo per evitare spoiler! Lo sforzo tuttavia è servito: nonostante il film abbia delle pecche a livello di sceneggiatura – il contrasto con gli alieni sembra in più frangenti ripetitivo e, di fatto, ben poco si aggiunge alla caratterizzazione degli invasori – l'acclamato William Friedkin, regista dell'horror per eccellenza, L'Esorcista, ha twittato dopo aver visto il film una frase tanto semplice quanto chiarificatrice della sua posizione favorevole nei confronti del nuovo capitolo: “cinema is back”.
Non raggiunge i livelli del suo predecessore ma angoscia, tensione, azione spasmodica, salti sulla poltrona ed empatia nei confronti dei protagonisti, rimangono elementi imprescindibili. Dopo mesi di chiusura, per gli amanti del genere il ritorno nelle sale cinematografiche non avrebbe potuto essere più gradito e gratificante.