A modern family, ritratto di una famiglia arcobaleno
Film pacato, divertente e dotato di un sarcasmo tale da saper ironizzare su una tematica assai spinosa oltre che attuale. In A Modern Family, scritto e diretto da Andrew Fleming, la famiglia, il minore in questo caso, viene prima di tutto.
Famiglia è infatti sinonimo di amore e non ha importanza da chi sia composta. Nel caso del giovane Angel, che preferisce farsi chiamare Bill perché non gli piace il suo nome, chi lo circonderà di affetto saranno infatti suo nonno e il suo compagno e non certo il padre carcerato e alcolizzato o la madre morta di overdose.
Una tesi interessante quella del regista che, dopo Hamlet 2 – sempre con Steve Coogan – e Nancy Drew, torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia spassosa e stravagante e soprattutto molto personale, il cui processo creativo è durato ben dieci anni.
Una volta agganciato Steve Coogan, che da subito ha chiarito di voler interpretare Erasmus, eccentrico presentatore di un programma di cucina, per la parte de suo compagno è stato invece suggerito Paul Rudd, il saggio della coppia, più giovane ma più romantico e carico di sentimenti, come quelli che lo legheranno al piccolo Bill.
Erasmus e Paul conducono una vita piena di impegni, dalla trasmissione alle cene con gli amici nella loro lussuosa casa di Santa Fe, ai continui battibecchi, degni di ogni coppia, eterosessuale o omosessuale che sia. La loro routine viene però sconvolta dall'arrivo del nipote di Erasmus che, per cominciare, rifiuta l'alta cucina del nonno e mangia solo da Taco Bell, poi scrive un tema da sbellicarsi dalle risate in cui racconta per filo e per segno cosa combinano i due uomini ed infine si affeziona, come da copione, ai due guastafeste che si ritrova come tutori. Corrisposto naturalmente.
A Modern Family è prima di tutto una storia d'amore di lunga data tra due persone che affrontano la loro prima, grande difficoltà, chi con debolezza, chi con maturità, per poi ritrovarsi più uniti che mai. Non è la storia romantica tra due gay ma anzi, rende la coppia in questione assai abitudinaria. E proprio questa coppia così normale, non senza qualche difficoltà, non esiterà a prendersi cura del piccolo protagonista, rendendo onore al messaggio iniziale secondo cui le famiglie esistono in ogni forma e grandezza.
I due attori mostrano fin da subito una perfetta sintonia, confermata dallo stesso regista e dal produttore Clark Peterson, e per chi ha timore di essere infastidito da scene hard o da semplici baci, potete stare tranquilli: la commedia di Fleming è concentrata su tutt'altro e ponendo al centro della narrazione l'identità e la famiglia, si chiede: “Che cosa rende un posto la tua casa?”
Tenero, attuale, divertente, privo di qualsivoglia volgarità. Un film fresco e originale, con una coppia di attori validi e convincenti.
Sui titoli di coda, le foto di tanti bambini sorridenti insieme ai loro genitori gay: perché “la famiglia è dovunque ci sia amore”.