A Girl Walks Home Alone at Night
Vedere sul grande schermo un vampiro donna come protagonista è già di per sé un fatto strano, se poi a ciò aggiungiamo che la ragazza dai canini appuntiti va in giro in skateboard con indosso un chador in una fantomatica cittadina iraniana… beh, allora possiamo tranquillamente affermare che l’evento non è raro, ma unico! A chi poteva venire in mente di tratteggiare per il cinema un personaggio tanto singolare? Verrebbe da pensare a Quentin Tarantino, oppure a Robert Rodriguez e Guillermo del Toro: niente di più lontano dalla verità. Sì, perché l’inventore di questo Nosferatu in gonnella su quattro rotelle è una regista di origini persiane al suo lungometraggio d’esordio: Ana Lily Amirpour.
L’idea di realizzare una pellicola di vampiri ambientata in Iran ha qualcosa di geniale e totalmente spiazzante, soprattutto se si pensa al tipo di cinematografia a cui quel lontano Paese asiatico ci ha abituati. Certo è che la Amirpour è nata a Londra e vive in Florida, che il film è stato girato in una città petrolifera del sud della California, e che produzione e cast di A Girl Walks Home Alone at Night sono prettamente statunitensi, tutti gli attori vivono infatti da anni in occidente. Cosa rimane, dunque, di iraniano? A parte la lingua, il farsi, e il velo nero che avvolge la giovane succhia sangue – qui mantello di draculiana memoria –, ciò che più traspare nel film, delle radici della cineasta, è la voglia di riscatto femminile in una società che da sempre emargina le donne.
In un non luogo senza tempo né leggi, chiamato Bad City, vivono indisturbati spacciatori, prostitute, drogati e giocatori d’azzardo. Tra questa feccia senza Dio, dove i cadaveri vengono gettati in una scarpata come fossero sacchi di spazzatura, una diafana figura femminile dai denti affilati si aggira senza fretta in cerca, più che di sangue, di giustizia. Nel suo girovagare incontrerà però un ragazzo dall’anima pura…
Ana Lily Amirpour, prendendo a pretesto il genere horror, crea un’opera decisamente sui generis dove tensione e suspense scaturiscono esclusivamente da un’atmosfera rarefatta e ipnotica: uno spaghetti western vampiresco in salsa persiana con incursioni di graphic novel. In A Girl Walks Home Alone at Night non si assiste infatti a squartamenti con spargimenti di liquido rosso, né si fanno salti sulla sedia: il terrore non corre mai sul filo dei cliché, tutt’altro. Che i suoi referenti siano Jim Jarmusch e David Lynch è certamente un valore aggiunto, e la scelta di utilizzare un bianco e nero molto “stiloso”, oltre che una sfumatura surreale, dona al film una deriva indubbiamente interessante.
La vampirella, di cui non si conosce neppure il nome, prediligendo colli esclusivamente maschili rappresenta metaforicamente la salvezza delle donne iraniane, e non soltanto dall’oppressione sessista a cui sono sottomesse dalla notte dei tempi: una rivincita in chiave di vendetta per quei diritti troppo a lungo negati. I dialoghi ridotti all'indispensabile, e il lento ritmo, servono alla regista a dare ulteriore potenza agli straordinari piani sequenza e alla studiata staticità delle immagini. E’ pur vero però che, forse, questa predilezione per la forma non aiuterà lo spettatore, assuefatto a standard orrorifici di ben altra natura.
La cura nei dettagli, l’utilizzo di una travolgente colonna sonora, la narrazione scevra da inutili ridondanze, la capacità registica della Amirpour e l’originalità della storia, sono tutte caratteristiche che pongono A Girl Walks Home Alone at Night lontano dai classici schemi cinematografici: un film particolare, assolutamente fuori dall’ordinario.