800 eroi - Il nemico alle porte con gli occhi a mandorla

Hu Guan, regista e sceneggiatore, di quest’epico film di guerra tenta un’impresa molto difficile: realizzare un film  di ampio respiro, ma allo stesso tempo agiografico verso il neonato esercito del Koumintang (l’embrione della Cina comunista).
Film con grande profusione di mezzi, completamente girato in IMAX, strizzando l’occhio anche al mercato occidentale visto che il tetro delle operazioni è la Shanghai del ’37 con la sua “zona franca” controllata dagli stati europei, una sorta di “Svizzera” intoccabile.

Partiamo dal presupposto che la guerra sino-giapponese non la conosce quasi nessuno, essendo stata così lontana, e dia peso quasi nullo per l’Europa. In realtà bisognerebbe partire proprio da lì per capire come mai nell’Asse c’era anche il Giappone. La nota di colore è che all’epoca le uniche unità “decenti” della Cina erano equipaggiate ed addestrate dalla Germania, quindi di fatto poi avvenne un ribaltamento di fronte, con la Germania a fianco del Giappone imperialista, per ovvi motivi politici.
In questo scenario dove la Cina di fatto era totalmente schiacciata dall’industria bellica giapponese, la necessità di farsi valere, anche a costo di una sconfitta, era chiave per poter cercare il supporto di potenze occidentali contro il nemico del Sol Levante.

L’epica resistenza nella battaglia di Shanghai, che lo sceneggiatore accosta a quella degli spartani alla Termopili (solo che lì vinsero), diventa un sacrificio chiave per la futura politica cinese.

Tornando al film, che cerca un taglio come Il Nemico alle Porte e una spettacolarità alla Salvate il Soldato Ryan, soffre decisamente di una lunghezza monster e di un gusto asiatico per l’aristia greca, in cui il sacrificio degli eroi diventa momento glorificante. A poco serve citare i disertori o i vigliacchi, di fondo l’obiettivo sui punta sul sacrifici estremo.
Inutile dire che i giapponesi sono dipinti a dir poco come degli spietati assassini. Purtroppo la guerra è questo e non dimentichiamoci che la filosofia del Sol Levante non accetta la propria resa, figuriamoci quella degli avversari.

Nel complesso il film è troppo lontano dal serrato gusto occidentale e avrebbe beneficiato di una sana “sforbiciata”. Ci si trova quindi di fronte al dilemma di dover scegliere tra la spettacolarità delle immagini sul grande schermo e la possibilità di vederlo con più calma.

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