3 Generations - Una famiglia quasi perfetta
Ad aprire la sezione parallela dell'undicesima Festa del Cinema di Roma, Alice nelle città, ci pensa il bellissimo film della regista britannica Gaby Dellal, 3 Generations – Una famiglia quasi perfetta, con Naomi Watts, Elle Fanning e Susan Sarandon. Una storia quanto mai attuale, trattata in maniera delicata e con quel tocco femminile che addolcisce e rende possibile anche le vicende più complicate.
Tramite la sua regia così intima e curata, fatta di primi e primissimi piani delle protagoniste, di dettagli e chiaro-scuri che acuiscono la valenza drammatica di certe sequenze, Gaby Dellal mette in scena la vita di una nonna, una mamma e una nipote che sente di essere maschio e vuole diventarlo a tutti gli effetti. L'argomento non è certo nuovo – vengono in mente ad esempio Boys don't cry e Tomboy - ma è senz'altro attuale e questa volta la regista lo inserisce nel contesto ancora più ampio delle coppie omosessuali e delle famiglie allargate.
La società è cambiata e la Dellal ce la dipinge in maniera realistica, toccante e accattivante al tempo stesso.
Rappresenta la famiglia di Ray, ex Ramona, che vive con la madre, la nonna e la compagna della nonna in un palazzetto a New York: lui e sua madre al piano di sopra, le due donne a quello inferiore. Le loro esistenze inevitabilmente e quotidianamente si intrecciano e ruotano intorno alla decisione di Ray di iniziare una cura ormonale che trasformerà il suo corpo, facendolo diventare un maschio a tutti gli effetti. Per il consenso, ovviamente, serve la firma di entrambi i genitori visto che Ray ha solo 16 anni e Maggie intraprende un lungo percorso di accettazione in cui si mette in contatto con l'ex compagno dopo anni dalla separazione, per scoprire che ha una moglie e tre figli.
Mano a mano che la storia procede, iniziano ad uscire una serie di scheletri dagli armadi e al centro del vortice finisce Ray, interpretato dalla bravissima Elle Fanning che non è escluso riceverà qualche bella nomination ai prossimi premi cinematografici. Capelli cortissimi - si tratta di una parrucca -, abiti maschili, portamento altrettanto mascolino: la giovane attrice è ben lontana dall'eterea Aurora di Maleficent e si cala con grande intensità nel ruolo di un adolescente che sente di essere al posto sbagliato, nel momento sbagliato e nel corpo sbagliato.
Il suo Ray monta quotidianamente dei beat, sfreccia per le strade di New York con il suo skateboard, osserva di nascosto la ragazza per cui prova attrazione. La macchina da presa si insinua nella sua vita, nella sua stanza, perfino nei suoi pensieri e nei suoi stati d'animo grazie ai primissimi piani che ne catturano il tormento.
A sostenerla nella sua presa di coscienza Naomi Watts, che si fa in quattro per lei/lui, che annulla e riconsidera le sue certezze e le sue priorità. Impossibile non vedere nel film di Gaby Dellal un omaggio alla figura della madre, colei che si sacrifica costantemente, che fa un passo indietro, solo per rendere felice il proprio figlio e soprattutto renderlo orgoglioso, che è proprio la frase sui cui si chiude il film: “I'm proud of you, sono orgoglioso di te”.
Al personaggio di Susan Sarandon, in forma smagliante, spettano le doti di saggezza e ironia, tanto che le scene nelle quali lei è presente, sono quelle che smorzano l'acme drammatico della narrazione, regalando di volta in volta una piacevole risatina.
Il mondo è cambiato, i desideri più reconditi ora si possono esaudire. Per molti sono argomenti tabù ma la Dellal è riuscita a trattare il tutto con estrema grazia, in un film in cui dà grande prova di regista, sia a livello tecnico – interessante il largo uso di soggettive anche dello stesso skateboard, su cui Ray sembra rifugiarsi ogni qualvolta viene messo di fronte a una sconfitta o una delusione - che di direzione degli attori.
E se la famiglia di impostazione matriarcale, a ben guardare, sembra spinta agli eccessi – nonna omosessuale con compagna, madre single per motivi che scoprirete se andrete a vedere film e nipote che vuole cambiare sesso – questi stessi eccessi si annullano nel racconto puro e genuino della ricerca della propria identità da parte di tre donne con tre esistenze ed esigenze diverse, tanti desideri e qualche segreto.
Nella cornice esplicitamente moderna di New York, la regista sembra esprimere con 3 Generations - titolo originale About Ray - l'elogio di una figura, quella della madre, solida e fragile al tempo stesso, con il concomitante intento di affrontare la realtà odierna e i suoi cambiamenti. Senza calcare la mano ma appellandosi alla forza interiore delle tre protagoniste. E ponendo una domanda che è un po' di fulcro della società moderna: “Perché normale è diventato l'obiettivo? Perché non si può essere semplicemente autentici?”
Un bel film quello di Gaby Dellal, una scommessa tutta femminile che riflette sulla contemporaneità e sulla fragilità, che racconta lo scontro generazionale e la labilità della vita e delle proprie scelte.