2night
Lui, che si occupa di gestione delle risorse umane a Verona, possiede i connotati del Matteo Martari de La felicità è un sistema complesso e, fermo di sera tardi al bancone di un locale di Roma per bere qualcosa, viene avvicinato da lei, milanese che vive nella capitale, incarnata dalla Matilde Gioli de Il capitale umano. Rifacendosi all’israeliano 2 night diretto nel 2011 da Roi Werner, è catapultando i due in un’unica situazione on the road destinata ad occupare la totale oltre ora e dieci di visione che Ivan Silvestrini – autore di Come non detto e della webserie Under – costruisce il suo secondo lungometraggio, trasformandoli nei più o meno disperati ricercatori di un parcheggio per poter sostare e consumare nottetempo un rapporto sessuale in automobile.
Un’impresa in cui si avventurano sulle strade e nelle vie del popoloso quartiere del Pigneto; man mano che viene osservato come i romani alla guida non rispettino le precedenze e che la ragazza arriva a snocciolare una battuta sui posti macchina per disabili sempre liberi che, di sicuro, rappresenta una verità pensata da tutti. Come buona parte di quelle dispensate dai non disprezzabili dialoghi forniti dalla buona sceneggiatura a firma di Marco Danieli, Antonella Lattanzi e Antonio Manca, tra discorsi sui preservativi ed altri riguardanti i tatuaggi.
Perché è di elementi e questioni facenti parte del quotidiano vivere di un po’ tutti i comuni mortali che si rispettino che parla la coppia di bravi protagonisti, atti a rivelarsi le indispensabili pedine di uno sguardo da grande schermo alla complessità dei rapporti di coppia – e, soprattutto, alle difficoltà che si incontrano nell’iniziarli – in un terzo millennio sempre più tempestato di femmine corteggiatrici e maschi titubanti. Protagonisti che appaiono, quindi, in qualità di due solitudini agli antipodi e pronte a fare i conti con le conseguenze dettate dal loro status, testimoniando, appunto, i cambiamenti affermatisi negli anni all’interno delle relazioni tra uomo e donna.
Senza dimenticare neppure tutt’altro che invadenti spruzzate d’ironia nel riuscire nell’impresa di non far apparire il risultato finale in qualità di cortometraggio dilatato per l’occasione... catturando l’attenzione dello spettatore tramite una non eccelsa ma più che sufficientemente coinvolgente operazione cui, tra l’altro, non può che giovare ulteriormente il nient’affatto sciatto lato tecnico.