1917 di Sam Mendes - Il tempo stringe

Sam Mendes è il regista che tutti dovrebbero quanto meno rispettare. Perché?
Perché non fa film per la mera necessità di incassare al botteghino o per un delirio di onnipotenza sulla possibilità di sfornare ogni anno, o giù di lì, qualcosa da dare in pasto al pubblico.
Fa un film quando ha da dire qualcosa.
Fa un film quando ha capito come narrare quello che vuole dire.
Fa un film quando ha assemblato un cast adatto alla bisogna.
Tendenzialmente fa un Grande film.
I freddi numeri ci danno un esordio nel ’99 con American Beauty, poi Era Mio Padre e Jarhead (due storie sui generis, ma decisamente forti), Revolutionary Road nel 2008, seguito da American Life e poi i due Bond che ne hanno ridefinito l’universo. 7 film in un ventennio, ma tutti lasciano un segno, e ora… 1917!

Che la guerra fosse una cosa brutta e sporca non ce lo doveva dire nessuno, ma quanto lo fosse la Prima Guerra Mondiale si tende a dimenticarlo. Un conflitto d’attrito dove si ordinavano assalti suicidi, si moriva nella “terra di nessuno” imprigionati nel filo spinato o per colpa del gas nervino e spesso senza nemmeno vedere in faccia il tuo nemico.

1917 è un film terribilmente ansiogeno, più di un horror o di un thriller. I nostri due “eroi” spediti oltre le linee in una missione chiaramente suicida, ma con il più alto intento di salvare un intero battaglione, vivranno sempre sul filo del rasoio addentrandosi nelle linee nemiche.
La guerra infuria intorno a loro, lasciando anche surreali oasi di pace e personaggi che diventano dei “Virgilio” per i due ragazzi, ma sempre resta la tensione per la domanda chiave: ce la faranno?

Non è una semplice corsa contro il tempo o un percorso a ostacoli, perché si scende dentro l’animo umano, si guarda nell’abisso, ma non si può definire un percorso di formazione, perché i due fanti, seppur dalle personalità diverse e per certi versi ingenue, hanno già visto fin troppo.

Mendes fa un lavoro incredibile al livello scenografico e di messa in scena, da lasciare a bocca aperta, è già quello di per sé suscita abbastanza orrore per un conflitto oggi inimmaginabile nella sua terrena brutalità.
Altro che asettici droni, qui si lotta nel fango per ogni singolo pollice di terreno.

La scelta del cast contribuisce a restituire questo forte scollamento tra la dura realtà della truppa rispetto al distacco tattico dei superiori. I due giovani Dean Charles Chapman e George McKay (sicuramente selezionati con estrema cura) con le loro facce spaurite di fronte alla grandezza produttiva e il peso del loro ruolo, messi sull’attenti da dal generale Colin Firth, il maggiore Benedict Cumberbatch e il capitano Mark Strong, superiori di grado ma anche di peso attoriale.

Un film studiato in ogni particolare per essere una vera esperienza. Grazie Sam.