Antonio capuano è nato a Napoli, dove ha sempre lavorato e vissuto. Scenografo, pittore, sceneggiatore, regista, autore per il teatro, docente all’Accademia di Belle Arti della sua città.
Dopo aver lavorato a lungo come scenografo nel Centro Produzione Rai di Napoli, approda al cinema, nel 1991, con Vito e gli altri, dapprima “Premio Solinas” per la sceneggiatura, poi “Miglior Film” tra quelli presentati alla “Settimana della Critica” nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia e “Nastro d'argento” per il miglior regista esordiente. Racconto audace e asciutto della difficile vita dei bambini di strada a Napoli, è il film che segna l’inizio di quella che sarebbe poi stata considerata la “nuova onda” del cinema napoletano negli anni Novanta.
Dopo il cortometraggio Pallottole su Materdei (al Torino Film Festival, 1995) e il film collettivo L’unico paese al mondo (1994), cine-manifesto contro l’ascesa del potere di Silvio Berlusconi, nel 1997 Pianese Nunzio, 14 anni a maggio con Fabrizio Bentivoglio, sul tema scabroso della pedofilia nella chiesa, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, lo fa conoscere al grande pubblico.
Del 1998 è I vesuviani, film collettivo in cinque episodi (il suo è Sofialorèn, gli altri sono di Corsicato, De Lillo, Incerti, Martone), anch’esso in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. L’anno successivo dirige e presenta al Festival di Locarno Polvere di Napoli, scritto con il futuro premio Oscar Paolo Sorrentino. Nel 2001 Luna rossa, storia di malavita costruita come una tragedia greca, con Toni Servillo e Licia Maglietta (“Globo d’oro” della stampa estera come “Miglior Film”), è ancora in concorso a Venezia.
Con La guerra di Mario (2005), in Concorso al Festival di Locarno, e poi a quello di Toronto, Capuano torna al tema centrale della sua cinematografia, l’infanzia. Per la sua interpretazione, Valeria Golino vince il “David di Donatello” come miglior attrice protagonista.
Successivamente dirige anche Achille Tarallo (2018) e Bagnoli Jungle (2015). Con quest’ultimo è tornato, venticinque anni dopo Vito e gli altri, alla “Settimana della Critica” a Venezia, come evento speciale di chiusura.
Negli anni precedenti aveva anche realizzato Giallo? (2009) in collaborazione con tecnici e allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e L’amore buio (2010), presentato alle “Giornate degli Autori” della Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del “Premio Fice” come “Miglior Regista Indipendente”.
Nel 2005 il MoMa Museum of Modern Art di New York ha programmato una retrospettiva completa delle sue opere.
Il buco in testa (2020), presentato in anteprima mondiale al 38. Torino Film Festival, sarà distribuito nel 2021.
Personaggi
Antonio Capuano
Regista, Sceneggiatore
Regista
Sceneggiatore
Antonio capuano è nato a Napoli, dove ha sempre lavorato e vissuto. Scenografo, pittore, sceneggiatore, regista, autore per il teatro, docente all’Accademia di Belle Arti della sua città.
Dopo aver lavorato a lungo come scenografo nel Centro Produzione Rai di Napoli, approda al cinema, nel 1991, con Vito e gli altri, dapprima “Premio Solinas” per la sceneggiatura, poi “Miglior Film” tra quelli presentati alla “Settimana della Critica” nell’ambito della Mostra del Cinema di Venezia e “Nastro d'argento” per il miglior regista esordiente. Racconto audace e asciutto della difficile vita dei bambini di strada a Napoli, è il film che segna l’inizio di quella che sarebbe poi stata considerata la “nuova onda” del cinema napoletano negli anni Novanta.
Dopo il cortometraggio Pallottole su Materdei (al Torino Film Festival, 1995) e il film collettivo L’unico paese al mondo (1994), cine-manifesto contro l’ascesa del potere di Silvio Berlusconi, nel 1997 Pianese Nunzio, 14 anni a maggio con Fabrizio Bentivoglio, sul tema scabroso della pedofilia nella chiesa, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, lo fa conoscere al grande pubblico.
Del 1998 è I vesuviani, film collettivo in cinque episodi (il suo è Sofialorèn, gli altri sono di Corsicato, De Lillo, Incerti, Martone), anch’esso in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. L’anno successivo dirige e presenta al Festival di Locarno Polvere di Napoli, scritto con il futuro premio Oscar Paolo Sorrentino. Nel 2001 Luna rossa, storia di malavita costruita come una tragedia greca, con Toni Servillo e Licia Maglietta (“Globo d’oro” della stampa estera come “Miglior Film”), è ancora in concorso a Venezia.
Con La guerra di Mario (2005), in Concorso al Festival di Locarno, e poi a quello di Toronto, Capuano torna al tema centrale della sua cinematografia, l’infanzia. Per la sua interpretazione, Valeria Golino vince il “David di Donatello” come miglior attrice protagonista.
Successivamente dirige anche Achille Tarallo (2018) e Bagnoli Jungle (2015). Con quest’ultimo è tornato, venticinque anni dopo Vito e gli altri, alla “Settimana della Critica” a Venezia, come evento speciale di chiusura.
Negli anni precedenti aveva anche realizzato Giallo? (2009) in collaborazione con tecnici e allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e L’amore buio (2010), presentato alle “Giornate degli Autori” della Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del “Premio Fice” come “Miglior Regista Indipendente”.
Nel 2005 il MoMa Museum of Modern Art di New York ha programmato una retrospettiva completa delle sue opere.
Il buco in testa (2020), presentato in anteprima mondiale al 38. Torino Film Festival, sarà distribuito nel 2021.