Venezia 73: film in concorso e fuori concorso
Nonostante si tratti, almeno sulla carta, dell’edizione più hollywoodiana e major-oriented degli ultimi dieci anni, Venezia 73 presenta un parterre filmico di tutto rispetto ed il fatto che Toronto abbia finalmente allentato il morso, aiuta molto. La mostra ha, quest’anno, palesemente, un taglio che privilegia il mondo rispetto all’Italia e non può che essere un bene, visto il non esaltante livello del recente cinema nostrano, spesso bruttino e pretenzioso. Prova evidente di ciò, lo snobismo di tutti tranne Muccino (chapeau!) nei confronti di un’idea bellissima come Il Cinema nel Giardino, ponte pratico e concettuale tra il cinema commerciale e quella meravigliosa scena, sperimentale e d'essai, tanto amata e promossa negli anni da pionieri coraggiosi come Silvano Agosti e introdotta l'anno scorso, con coraggio e lungimiranza dal direttore Barbera. Lungimiranza che è mancata del tutto ai cineasti nostrani che continuano a portare avanti l’anacronistica bandiera dell’“o in concorso o niente” mentre il resto del mondo ne ignora palesemente l’esistenza.
Facciamo, però, i nostri migliori auguri a due eccezioni che confermano la regola, entrambe latitanti alla regia da molto tempo: Giuseppe Piccioni, in Concorso con Questi giorni che si presenta sicuramente come una puntata commerciale sicura (vista la presenza di star nostrane come Margherita Buy e Filippo Timi) ma è presto per scriverlo ed il miglior attore italiano vivente (palesemente sottovalutato da sempre, probabilmente per le sue scelte di confine e per la sua bellezza che, se si vuol fare sul serio, da noi è sempre uno svantaggio. Senza pelle è un piccolo capolavoro ed Anche libero va bene, 2005, era un gran film), Kim Rossi Stuart, Fuori Concorso (quale stupore!) con il suo Tommaso.
Per quanto riguarda gli stranieri in Concorso, la terza regia del giovanissimo e brillante Damien Chazelle è sicuramente una piacevole incognita perché quando fai vincere un Oscar all’attore non protagonista con il tuo secondo film (l’adamantino Whiplash) è veramente difficile far meglio di così ma la speranza è l’ultima a morire. Quindi, dita incrociate per La La Land!
Il mondo del fashion ed un nutrito numero di appassionati attende con impazienza la nuova regia di Tom Ford (Animali Notturni, adattamento del romanzo di Austin Wright, Tony and Susan, con, nei panni dei due protagonisti, Jake Gyllenhaal ed Amy Adams) ma dopo l’adorabile gioiello iraniano intitolato A Girl Walks Home Alone at Night, apparso in anteprima italiana al Festival di Roma nel 2014, non possiamo che augurare il meglio ad Amy Lily Amirpour che sbarca sul Lido con il suo The Bad Batch, tra i cui interpreti c’è Jason Momoa, il bello e monumentale Khal Drogo di Game of Thrones.
Un film da tenere presente perché ci sorprenderà, nelle parole di Alberto Barbera, è il cileno El Cristo Ciego di Christopher Murray che potrebbe essere l’outsider del gruppo. Inutile, ovviamente, sottolineare che nonostante la sua discontinuità negli anni, è sicuramente alta la curiosità per il Voyage of Time: Life’s Journey di Terrence Malick, documentario di 90 minuti secchi, da lui scritto e diretto, che vede protagonista la divina Cate Blanchett (nella versione breve, la voce è quella di Brad Pitt) ed affronta il tema esistenziale della nascita ed evoluzione dell’universo. Il regista afferma di averci lavorato per 40 anni e la curiosità è notevole.
Per quanto riguarda il Fuori Concorso, assistiamo, non senza una certa inquietudine, al ritorno dell’ormai 60enne Mel Gibson che narra l’incredibile storia vera di Desmond Doss, il quale, durante la più sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale, quella di Okinawa, salvò 75 uomini combattendo…disarmato! Il film si intitola Hacksaw Ridge e sicuramente dividerà pubblico e critica. Nutrita, peraltro, la presenza di documentari in questa sezione, tra cui quello del nostro Francesco Munzi, Assalto al Cielo , che, prodotto da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Rai Cinema, affronta il decennio più sanguinoso della nostra Italia contemporanea, quello dal ’67 al ’77, ricostruendo, con immagini d’archivio tratte dalle fonti più autorevoli (Luce, Teche Rai, Archivio del Movimento Operaio, Cineteca di Bologna), i fatti di quegli anni che è sacrosanto non dimenticare mai.
Molto interessante e sicuramente da vedere, per non perdere il costante sguardo sull’apocalittico quanto (si spera) solo potenziale futuro prossimo, il fantascientifico film d’animazione giapponese Gantz: O di Yasushi Kawamura, trasposizione cinematografica dell’omonima serie Gantz, scritta ed illustrata da Hiroya Oku, ex ragazzo prodigio che arrivò secondo agli Youth Manga Awards nel lontano 1988, con lo pseudonimo di Yahiro Kuon. Ben 37 volumi per questa saga che vede finalmente la luce sul grande schermo ed al Lido…sperando che non debba subire la sorte di Kenshiro, serie leggendaria e trasposizione cinematografica orribile.
Dulcis in fundo,il 4 settembre, alle 11,30, in Sala Volpi, verrà proiettato, in anteprima mondiale, il cortometraggio di animazione Vittorio De Seta, Maestro del Cinema, diretto da Simone Massi, prodotto dalla Bo Film con il sostegno del MiBACT ed ideato dal semestrale Quaderno del Cinemareale. L’opera è dedicata al regista palermitano scomparso 5 anni fa che Martin Scorsese descrisse come: “L'antropologo che si esprime con la voce di un poeta”.
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