Vampiri contro licantropi: viaggio nella saga di Underworld
Per non pochi spettatori, deve aver rappresentato un vero e proprio shock ormonale, nel 2003, vedere la dolce Kate Beckinsale di Pearl Harbor e Serendipity abbandonare gli abiti della brava ragazza del grande schermo per indossare quelli darkeggianti della sexy vampira Selene. Una figura che andò immediatamente ad affiancare la Uma Turman di Kill Bill, la Angelina Jolie di Lara Croft-Tomb raider e la Milla Jovovich di Resident evil nello stuolo di eroine tutte azione della celluloide d’inizio XXI secolo. Una figura introdotta da Underworld, esordio alla regia per lo specialista in videoclip e spot pubblicitari Len Wiseman che, insieme allo sceneggiatore Danny McBride, si dedicò al progetto dopo aver scoperto di condividere con quest’ultimo la passione per i film di genere. Una figura che, a partire dal 6 Aprile 2017, rivedremo nelle sale italiane grazie a Underworld: Blood Wars di Anna Foerster, quinto capitolo di una vera e propria saga di successo, di cui andiamo ora a ripercorrere l’evoluzione.
Le messe nere della contessa Beckinsale
Evoluzione per studiare la quale è bene tornare, appunto, al 2003, quando Ronny Yu diresse quel Freddy vs Jason che provvide a far scontrare in un’unica pellicola due leggende del cinema dell’orrore. Una tipologia di spettacolo poi ripresa un anno dopo da Alien vs predator di Paul W.S. Anderson, ma che vide tra i suoi precursori il Frankenstein contro l’uomo lupo firmato nel 1943 da Roy William Neill e il meno conosciuto Le messe nere della contessa Dracula, tramite cui Leon Klimovsky inscenò nel 1970 uno scontro tra lo storico licantropo della cinematografia iberica Waldemar Daninsky e la vampira Wandesa.
Senza dubbio, è proprio a quest’ultimo titolo che va ricondotta l’idea di fondo alla base di Underworld, incentrato su una Selene impegnata a salvare il giovane medico Michael alias Scott Speedman dai nemici giurati licantropi e ad impedire la creazione di una nuova invincibile razza ottenibile dall’unione dei poteri delle due specie private, però, dei rispettivi punti deboli. Un action movie a tinte horror sicuramente debitore nei confronti delle cupe atmosfere di Batman e, soprattutto, Il corvo, ma tendente per lo più a rispecchiare il miscuglio di arti marziali e succhiasangue posto al centro del Blade con Wesley Snipes; rispetto al quale, per fortuna, risulta decisamente più riuscito.
Perché, tra double gun fight da film di Hong Kong, uno script non privo di sorprese e metafore razziali e trasformazioni inevitabilmente ispirate a Un lupo mannaro americano a Londra, al di là del grande budget utilizzato l’elaborato – di cui è stata poi diffusa in home video una versione estesa di due ore e dieci – manifesta il cuore pulsante di un sincero b-movie; tanto più che le creature realizzate da Patrick Tatopoulos non sono state generate esclusivamente tramite l’uso del computer, come il citato McBride spiegò a suo tempo: “Il nostro intento era quello di dimostrare che la tecnica digitale va benissimo in alcuni casi, ma non in altri, ad esempio non per riprodurre i capelli. Abbiamo anche pensato che, per un pubblico di appassionati di film di mostri, era necessario creare qualcosa di più. Abbiamo perciò combinato vecchie e nuove tecniche. E’ stato veramente sorprendente vedere uno dei lupi mannari camminare su e giù per la stanza con tanto di occhi e bocca animatronici”.
Le armate delle tenebre
E fu tre anni dopo che i barbari licantropi e gli aristocratici vampiri vennero riportati in scena da Wiseman – nel frattempo divenuto marito della Beckinsale – nel sequel Underworld: Evolution, mirato a sviluppare ulteriormente il rapporto nato tra Selene e l’ibrido Michael al termine del capostipite.
“Ho voluto che il loro amore sbocciasse al termine del primo episodio. La storia tra Michael e Selene, come quella tra Lucian e la vampira Sonja, ricorda un po’ le vicende di Romeo e Giulietta. Selene odia gli umani e il suo sentimento inizia a venire a galla solo verso la fine del film. Gli spettatori erano ansiosi di sapere come sarebbe andata a finire tra loro due; volevano sapere se l’amore avrebbe vinto e che tipo di sviluppi avrebbe avuto il loro rapporto” dichiarò, infatti, il regista, che, a differenza del film precedente, girato a Budapest, decise di effettuare le riprese a Vancouver, in Canada, in quanto l’ambientazione sarebbe dovuta apparire più rurale che urbana.
D’altra parte, l’effetto claustrofobico doveva venire stavolta meno in favore di grandi spazi nel raccontare della protagonista che, scopertasi tradita dalla sua stessa famiglia, si decide a far luce sulle tante falsità che ruotano attorno alla lotta per la conquista del potere; finché non le viene rivelata l’identità del primo, vero Immortale, colui che elimina ogni traccia delle guerre combattute per far sì che la razza umana non venga a conoscenza dei suoi discendenti.
Un secondo episodio orchestrato di continuo tra passato e presente (compresi flashback ambientati nel Medioevo); man mano che emergono oscuri eventi legati alla genesi dell’interminabile conflitto tra Lycan e Death Dealers e che, con un budget passato dai ventidue milioni di dollari di Underworld ai cento qui a disposizione, ciò che viene fuori non si discosta poi molto da quanto ottenuto tre anni addietro.
Anche se, con un aumento dello spargimento di emoglobina e l’aggiunta di nuovi abitanti della notte (segnaliamo l’alato Marcus), la miscela di azione e creature soprannaturali sembra funzionare meglio nell’impresa di dispensare horror tramite un look non distante da quello dei cineVgame (film tratti dai videogiochi).
Prima di Selene... e dopo Sonja
È stato nel 2009, però, che Wiseman ha lasciato il timone di regia a Tatopoulos per Underworld: La ribellione dei Lycans, decidendo di figurare soltanto tra i produttori e di firmare il soggetto insieme a Mc Bride Robert Orr.
Non una continuazione, ma un prequel ambientato più di mille anni prima rispetto agli eventi descritti nel lungometraggio che ha aperto la strada al tutto; tanto che, al posto del personaggio di Selene, vi troviamo Rhona Mitra di Doomsday – Il giorno del giudizio nei panni di Sonja, figlia del leader dei vampiri Viktor (Bill Nighy, presente anche nei tasselli precedenti). Una Sonja segretamente innamorata di Lucian, ovvero Michael Sheen, Lycan in grado di assumere a proprio piacimento forma umana o bestiale e il cui sangue è stato utilizzato per generare una nuova gamma di schiavi al servizio dei Death dealers.
Una tormentata storia d’amore che, tra belle trasformazioni realizzate con consueta tecnica digitale ed un pizzico di splatter proto-videogame, però, non tarda a rivelarsi decisamente fiacca e tutt’altro che lontana, in fin dei conti, da uno di quei tanti seguiti a basso costo di grosse produzioni concepiti direttamente per il mercato dell’home video.
È probabilmente per questo motivo che la Beckinsale, di conseguenza, è stata nuovamente riportata all’interno del franchise in Underworld: Il risveglio, girato in 3D e che, con Wiseman ancora una volta relegato alla produzione, ha visto nel 2012 dietro la macchina da presa gli svedesi Måns Mårlind e Björn Stein, autori del thriller soprannaturale Shelter - Identità paranormali.
Con un plot che assimila sempre più i contenuti a quelli della sopra menzionata serie Resident evil, un quarto appuntamento che, partendo da un pianeta Terra in cui Vampiri e Lycan sono stati sterminati dagli umani in seguito alla scoperta della loro esistenza, vede Selene risvegliarsi oltre dieci anni dopo gli eventi del secondo, prigioniera nel laboratorio di Antigen, potente compagnia biotech impegnata a sviluppare un vaccino contro i virus che hanno creato le due razze di mostri. Prima di scoprire che ha dato alla luce una figlia mentre era in stato criogenico e di cercare di vendicarsi di Antigen, dove forze oscure tramano per eliminarle entrambi; per poi trovarsi affiancata dal giovane vampiro David incarnato da Theo James nel fronteggiare un super Lycan geneticamente modificato.
All’insegna di una delle più riuscite avventure underworldiane, impreziosita da un buon ritmo a suon di onnipresente azione e che, con lo Stephen Rea de La moglie del soldato impegnato a concedere anima e corpo allo spietato dottor Lane, non lascia affatto a desiderare per quanto riguarda la violenza. Non a caso, impressionanti ossa rotte e copiosi spargimenti di liquido rosso provvedono ad elevare l’insieme al di sopra dell’ennesimo spettacolo indirizzato ai soli maniaci del joypad.