Top Film 2017: Ne volevate 10? Beh... ho barato!
Un anno particolare che - personalmente - mi ha visto un po’ meno in sala e piuttosto posizionato sul mainstream, cosa che ovviamente si rifletterà sulla scelta dei miei top 10, rigorosamente in ordine sparso e con qualche deroga. Da subito vi dico che non ci sarà La La Land
Ecco la prima: Smetto quando voglio 2 & 3. Si li metto insieme in quanto sono chiaramente un unicum. La saga (ormai tale) di Sydney Sibilia si conferma una sorta di Ocean de noantri che tra frizzi e lazzi diverte ed appassiona (personalmente meglio sarebbe senza la Solarino, ma tant’è).
Decisione complessa quella su Dunkirk. Un film tecnicamente maestoso, a tratti quasi difficile per chi non è avvezzo al tocco del Nolan. Minimalista per certi versi, ma di enorme respiro per altri. Un ritmo ondivago e una costruzione ad orologeria. Già solo per questo merita la classifica.
Poi, indiscutibilmente, emoziona come pochi. Ha una anima? Si, ma tutta sua e forse non riesce a catturare tutti gli animi presenti in sala.
Baby Driver – Il Genio della Fuga, ci sta solo per il suo essere un musical, senza essere un musical. E poi è una storia di rapine con risvolti romantici, e anche questo è un motivo per cui starà sempre in una mia top ten. Ha dei difetti? Si. Non è adatto a tutti? Si!
Il suo fare della musica una parte narrante del tutto può essere frustrante per molti spettatori. Anche una certa ingenuità nella trama, non piacerà ai palati fini, ma mio dio… quanta freschezza.
Un bel vento di novità. Bravo Wright!
Altra deroga… Hostiles. Passato al Festival di Roma e incredibilmente ancora a “piede libero”. Che Christian Bale fosse un grandissimo attore credo fosse chiaro a tutti, nel dubbio dopo questo film lo sapranno anche i sassi, ma che Rosamund Pike, ex bond girl, potesse tenergli testa lo sapevano solo quelli che avevano visto Gone Girl.
Un western molto atipico quello di Scott Cooper, mentre tutti si affannano a fare dei film western senza indiani e cowboy ma con quello spirito, il regista della Virginia ne fa uno con le giacche azzurre, gli indiani e quant’altro, ma con un minimalismo e una violenza psicologica da antologia.
Duro come solo la frontiera può essere.
E poi la grande fantascienza, quella ad ampio respiro, quella in cui si sognano mondi lontani, razze aliene, ma non si sparano laser, quella di una volta. Denis Villeneuve fa le prove per il suo Blade Runner e ci riesce molto meglio qui. Arrival è un film che ti prende e ti tiene incollato alla poltrona con la sola forza delle idee. Ed ha anche un tocco alla Nolan si potrebbe dire.
In omaggio al politically correct (che tanto va di moda in USA) ecco Moonlight. Non è vero, è in classfica perché se lo merita. Un film duro di quelli dove ci si accanisce sulla preda: nero, ghettizzato e pure gay, della serie “partenza ad handicap nella vita”. Barry Jenkins, al suo esordio, fa un film così efficace che si troverà nella scomoda posizione di Salinger.
Ci sono due Logan, uno è quello fortunato di Logan Lucky, in cui Soderbergh si ricorda di essre un ottimo regista corale e di non aver bisogno dei grandi nomi per fare un bel film con ritmo, battute, personaggi e una storia avvincente. Un po’, anche questo, l’Ocean dei rozzi americani.
I protagonisti sono presi da quell’America rurale che non chiama il 911, ma preferisce utilizzare le sue armi. Quei poveracci che tirano a campare con lavori di schifo e che sognano di vincere la lotteria.
Gli under dog che ci piacciono insomma, sarà per questo che c’è lo sfigato per eccellenza: Adam Driver.
L’altro è l’unico e solo: Logan, the Wolverine. Vecchio e stanco, sempre con le fattezze di Hugh Jackman e con James Mangold al timone, il mutante più noto dell’orbe terracqueo deve vedersela con un nemico imbattibile: la vecchiaia.
Un’elegia più che un film. La summa di tutto un percorso lungo più di 15 anni, la parabola di un genere che oramai detta legge a Hollywood.
Se amate i supereroi lo dovete vedere, e se non ve ne frega nulla… vedetelo lo stesso.
Altro italiano in classifica, Chiamami col tuo nome, che non è uscito prima solo perché sente odore di statuetta. Luca Guadagnino, capace di orrori come Melissa P., qui da il massimo come temi, ma soprattutto come tocco.
Un film d’amore, sull’amore con tutta l’ineluttabile tragicità che solo queste storie possono avere. Un gioiellino.
Infine Miss Sloane, una sorta di Rapporto Pelikan miscelato con State of Play. La verità, però, è che la Chastain è un’attrice fantastica e con un fascino tale da rendere la spietata Sloane un personaggio per cui parteggiare.
Un film sulle lobbies USA, e già questo di per se lo rende una mosca bianca al pari di Thank Yo for Smoking, ironico e talgliente. Perché si può fare cinema anche senza spettacolarizzare il tutto con la CGI.
Infine, altro trucco, la “mossa magiara”…Wheelman – L’Autista… direttamente su Netflix, ma che film!
Un anno fa eravamo tutti qui ad osannare Locke, ma qui Jeremy Rush confeziona un film con la medesima struttura, ma con il bonus che è un film di rapine!
Diciamocelo, senza Frank Grillo non gli sarebbe riuscito un bel niente, ma ha scelto Frank… e quindi… applausi!
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