Terza settimana: è tempo di stare a casa. Film e serie tv viste, o riviste, sulle piattaforme streaming e non solo!

Terza settimana, tra smart working e call conference, alle 19.00 l’appuntamento con il Cineclub è ormai diventata una consuetudine.
Iniziamo con una “strana coppia” … 

Visti giovedì 26 marzo
Accattone, 1961 (Piattaforma Amazon Prime)
Regia: Pier Paolo Pasolini
Interpreti: Franco Citti, Franca Pasut, Silvana Corsini, Paola Guidi, Adriana Asti
Soggetto: Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini (con la collaborazione di Sergio Citti)
C‘era un volta a Hollywood, 2019 (Piattaforma Sky Primafila)
Regia: Quentin Tarantino
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler, Dakota Fanning, Bruce Dern, Mike Moh, Luke Perry, Damian Lewis Al Pacino 
Soggetto e sceneggiatura: Quentin Tarantino
Cosa hanno in comune Pier Paolo Pasolini e Quentin Tarantino? Nulla ovviamente.
Li ho visti però in sequenza.
E mi vorrei soffermare sui finali.
Accattone muore, imprigionato in un destino scritto per lui sin dai suoi primi vagiti. A nulla valgono i timidi tentativi di riscatto e redenzione. Accattone è nato e accattone deve morire.
Tarantino invece non solo fa sfuggire i suoi personaggi da una sorte che sappiamo è già stata scritta ampiamente raccontata e analizzata, ma, genialmente, ci propone una soluzione differente dalla realtà stessa offrendoci uno dei finali più teneri e suadenti della storia del cinema.

Visto venerdì 27 marzo.
Diamanti grezzi, 2019 (Piattaforma Netflix)
Regia: Josh e Benny Safdie 
Interpreti: Adam Sandler, Lakeith Stanfield, Julia Fox, Kevin Garnett, Idina Menzel, Eric Bogosian.
Sceneggiatura: Ronald Bronstein, Josh e Benny Safdie James Agee
Adam Sandler fa il mattatore in questo adrenalinico film dei fratelli Safdie. 
Howard Ratner (Adam Sandler) è un mercante di diamanti di Manhattan. Carico di debiti ed assediato dai creditori (che non sono proprio dei lord inglesi…) tenta un audace colpo finale cercando di sistemare la sua più che traballante situazione economica comprando un opale etiope con la speranza di rivenderlo all’asta ed ottenere un super guadagno che cercherà di moltiplicare per mille in una rischiosissima scommessa su una partita dell’NBA. Film urlato e girato con convulsi movimenti di macchina, coloratissimo e dal ritmo incalzante, si fa fatica all’inizio a seguirlo, ma una volta entrati nel mood, ci accompagna fino al finale a sorpresa che lascia senza fiato. Tra gli interpreti anche il giocatore di basket Kevin Garnet nel ruolo di sé stesso.

Visto Domenica 30 marzo
Ecce Bombo, 1978
Regia: Nanni Moretti 
Interpreti: Nanni Moretti, Luisa Rossi, Lina Sastri, Glauco Mauri, Fabio Traversa
Soggetto e Sceneggiatura: Nanni Moretti 
Nel 1978 Nanni Moretti portò questo film, il suo secondo, a Cannes.
Il film girato in presa diretta, inizialmente in formato 16 mm, fu  poi successivamente rieditato  in 35 mm per la distribuzione nelle sale.
Il titolo del film deriva da uno straccivendolo che andava in giro urlando questa frase: Ecce Bombo!
Si racconta che tra i titoli, poi scartati, vi erano i seguenti: Sono stanco delle uova al tegamino, Piccolo gruppo, Delirio d'agosto e Senza caviglie.
Opera sulle inquietitudini giovanili degli anni ’70, sulle loro noie e paranoie, raccontate con l’occhio sempre originale del regista romano, visto oggi, il film, un vero e proprio culto quando uscì e negli anni a venire, per le generazioni dell’epoca, mostra tutte le sue ingenuità ed inevitabili pecche di un’opera acerba e, mi si scusi il luogo comune, “giovanile”. Quelle che rimangono indelebili, sono però le scene di culto, che ancora oggi ricordiamo con la stessa sorpresa e stupore divertito di quando le vedemmo per la prima volta.
Fra tutte:
• La paranoia di Michele per lo “slang” milanese della madre: “si dice fica e non figa” …
• Il monologo di Michele quando deve decidere se andare o meno ad una festa: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”
• La formazione dell’Inter degli anni ‘50/60 sciorinata in luogo dei Presidenti della Repubblica Italiana
• Alvaro Rissa, il poeta contemporaneo su cui l’esaminando alla maturità ha scritto una tesina
• Le sedute di autocoscienza
• “Mah, te l'ho detto: giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose.” La risposta di un’amica di Michele al suo incalzare per capire che lavoro facesse…
• “Ma che siamo in un film di Alberto Sordi!? Ma che siamo in un film di Alberto Sordi!? Sì, bravo, bravo... Te lo meriti Alberto Sordi! Ciao! Te lo meriti Alberto Sordi!”, durante una lite con un avventore in un bar. 
• E ultima, ma la più importante: l’alba che ad Ostia, si ostina a sorgere ad Est…

The English Game, serie TV 
Miniserie, Episodi 6
Anno 2020
Regia: Birgitte Stærmose e Tim Fywell 
Scritto da Julian Fellowes
Interpreti: Edward Holcroft, Kevin Guthrie, Charlotte Hope, Niamh Walsh, Craig Parkinson, James Harkness
Piattaforma: Netflix 
Scritto da Julian Fellows, l’autore di “Dontown Abbey”, questa miniserie ne rispecchia tutti i contenuti e le tematiche. Difatti, il conflitto tra le classi sociali, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, è l’humus di questa bella miniserie di recente realizzazione. Lo spunto, è il nascere del calcio come gioco organizzato e regolamentato. Lo scontro è tra le squadre composte da rampolli della nobiltà e quelle, soprattutto del nord operaio del paese, composte da appartenenti ai ceti più poveri. Oggetto del contendere è il professionismo nello sport ai quali i più poveri inevitabilmente tendono, interpretando l’attività sportiva non come nobile arte dilettantistica, ma bensì come occasione di riscatto e crescita sociale ed economica. Sullo sfondo di queste dinamiche conflittuali, c’è un Paese che dopo la prima rivoluzione industriale tende a liberarsi dei vecchi orpelli aristocratici per approdare ad una dimensione più moderna ed egualitaria. Diciamo subito che non c’è solo calcio (anche se dello sport più seguito del mondo c’è molto: le prime tattiche, i primi metodi di allenamento, i primi schemi); la serie racconta di un mondo, come detto in cambiamento e lo fa intingendo anche nei colori del melò e con un occhio ad un’umanità squisitamente dickensiana. Molto ben fatte le ricostruzioni degli ambienti e curatissime le scenografie, lo sviluppo della trama è avvincente e, a tratti, sommuove le emozioni. Tra i personaggi, calciatori realmente esistiti e che hanno contribuito a trasformare il calcio come oggi lo conosciamo e soprattutto le prime due star, a tutti gli effetti del football: Arthur Fitzgerald Kinnaird (il Nobile) e Fergus "Fergie" Suter (il Povero).
Tra le cose migliori delle ultime produzioni Netflix.

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