Stanley Kubrick e i suoi sogni nel cassetto: i film mai realizzati
Il paesaggio geografico dell’immaginario collettivo è solcato da voragini abissali, colmate con cinema di bassa qualità e pratiche filmiche al limite del trash più assoluto. Chi non vuole lasciarsi inghiottire dal ciarpame di pellicole prodotte per puro esercizio numerico, deve affidarsi a punti di riferimento indelebili capaci di innalzare la fantasia a vertici d’intensità insperati. Il cinema di {persona|stanley-kubrick|Stanley Kubrick} è uno di questi farmaci.
Una volta veduta una sua pellicola, qualcosa resta impresso nella memoria. Per sempre. Alzi la mano chi non ricorda il ghigno stralunato di Jack Nicholson in Shining quando, armato di ascia, tenta di squarciare la porta della stanza dentro cui si rifugiano moglie e figlio. E chi non ha presente l’insopportabile tortura della “cura Ludovico” somministrata a Malcom McDowell in Arancia meccanica o lo sguardo malizioso della ninfetta Sue Lyon in Lolita? Nessuno, appunto. E, così via per tutte e tredici le sue pellicole (fatta eccezione per Paura e desiderio, il primo lungometraggio reperibile soltanto dal 2012).
Eppure, la produzione kubrickiana sarebbe potuta essere molto più vasta di come è ora. Nel corso della sua vita, il regista newyorkese trapiantato a Londra ha accarezzato parecchi progetti ambiziosi che, con il passare del tempo, divennero tanto favolosi quanto improbabili. In molti sono a conoscenza del fatto che Kubrick per diversi anni cercò invano di adattare il racconto breve Supertoys Last All Summer Long di Brian Aldiss. Ci provò per quindici anni prima di desistere dall’intento. All’inizio del millennio, l’autore di Jurassic Park diede nuova forma al proposito originale, riadattando l’ultimo trattamento licenziato da Kubrick e conferendogli un inconfondibile stile spilberghiano. E così nel 2001 uscì nelle sale A.I. Intelligenza artificiale con Jude Law e il piccolo prodigioso attore Haley Joel Osment. Chissà cosa sarebbe stata questa fiaba dislocata in un lontano, ipotetico futuro nelle mani di un visionario perfezionista come Kubrick. Purtroppo, non c’è dato saperlo. Il regista seppellì lo script nel suo archivio quando si rese conto che il bambino robot al centro della storia non sarebbe mai apparso sullo schermo identico a una bambola vittoriana dall’inquietante fascino androgino.
Annunciato varie volte, il film su Napoleone Bonaparte fu sempre rimandato e mai realizzato. Probabilmente fu proprio il lungometraggio sul celebre condottiero francese il più grande rimpianto di Kubrick. Il filmaker iniziò a pianificare la sceneggiatura nel 1969, al termine di 2001: Odissea nello spazio. L’opera avrebbe dovuto ricevere sovvenzioni dalla MGM, cosa che poi non si verificò dato il declino economico della storica compagnia di produzione. Lo stesso avvenne con la United Artists, acquisita dalla Transamerica Corporation per gravi dissesti finanziari. Tuttavia Kubrick non perse mai del tutto le speranze e chiese persino a Anthony Burgess, lo scrittore di Arancia meccanica, di redigere un romanzo sotto forma di opera sinfonica da poter poi ridurre per ricavarne un film. Il testo sperimentale intitolato Napoleon Symphony: A Novel in Four Movements trovò posto sugli scaffali delle librerie, ma non fu per il regista fonte di ispirazione. Del Napoleone immaginato da Kubrick restano i costumi militari confezionati per l’occasione sul calco esatto degli originali, oltre a una mole sterminata di libri, riviste e immagini da impiegare per riprodurre nel modo più autentico possibile lo spaccato storico a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Recenti rumors darebbero il regista Cary Fukunaga (Jane Eyre) in trattative con gli studios per dirigere una miniserie tv tratta da quello script.
La lista dei progetti mancati che rimasero pure intenzioni è vasta: da The Burning Secret liberamente ispirato al romanzo Bruciante segreto di Stefan Zweig a I Stole 16 Million Dollars basato sulle memorie dello scassinatore di casseforti Herbert Emerson Wilson, passando per The 7th Virginia Calvary Raider ambientato durante la guerra civile americana. Il più interessante è Aryan Papers sul dramma della Shoah. Per prepararsi al meglio, Kubrick entrò in stretto contatto con lo storico Raul Hilberg. Ma, nel 1995 l’autore finì con il disinteressarsi alla sceneggiatura: un anno prima era uscito Schinder’s List – La lista di Schindler, che valse a Spielberg un Oscar per il miglior film e la miglior regia. Kubrick non amò mai quella pellicola e le riservò sempre commenti molto sprezzanti. Il più duro sarebbe stato "L'Olocausto ha riguardato sei milioni di persone uccise. Schindler's List è sulle seicento che non sono state uccise".