Sitges: 54esimo Festival Internacional de Cinema Fantastic de Catalunya - giorno 1
Superata brillantemente la crisi del Covid19, il 54 Festival Internacional de Cinema Fàntastic de Catalunya ha avuto una lunga apertura grazie anche al ponte festivo del fine settimana spagnolo e alla larga presenza di dive, dall’omaggio all’attrice spagnola Belén Rueda all’islandese Noomi Rapace, in concorso con due film; dal giapponese Mamoru Hosoda (Belle) ad Alex de la Iglesia con l’anteprima del suo nuovo film Veneciafrenia. In cento minuti, il regista narra di veneziani stufi dell’invasione di turisti, tanto da mettere in atto un piano sinistro per porvi fine. Un gruppo di turisti spagnoli, ignari della minaccia, vedranno le loro vacanze trasformarsi in una lotta per la sopravvivenza. Nell’Auditori strapieno, (1.500 poltrone), Alex de la Iglesia, rispondendo a chi definiva il film un giallo, ha risposto trattarsi piuttosto di un film di suspense con qualche elemento di terrore. I film, ha aggiunto, sono di difficile definizione, ma ho la sensazione di aver girato un film di genere per illustrare quanto spesso distruggiamo ciò che amiamo.
In un Festival di cinema fantastico per definizione non c’è da meravigliarsi se sono ben trentasette i film del concorso ufficiale, e va da sé limitarsi ad alcuni titoli. Tra questi Dýrid (Agnello) dell’islandese Valdimar Jòhannsson, interpretato da Noomi Rapace e premiato nella sezione Un Certain Regard di Cannes. In un’isola semideserta, vivono isolati Maria e Ingvar: non hanno figli e allevano agnelli. La nascita di un esemplare, metà agnello, metà umano, emoziona la donna. Decide di considerarla come una figlia, e anche il marito si adegua trattandola affettuosamente. La visita del cognato di Maria, però, complica la situazione. Per lui è un’aberrazione. E porta la creatura lontano da casa con l’intenzione di ucciderla, ma cede all’emozione, la riporta a casa e le si affeziona. Chi si lamenta, invece, è la vera madre della creatura: ogni notte sotto la finestra di Maria tanto che la donna imbraccia un fucile e l’uccide. Quando il cognato si congeda, sembra avviarsi una tranquilla vita a tre, ma i conti non tornano e Maria dovrà affrontare una drammatica situazione che mette a confronto il suo desiderio di maternità con ineludibili leggi naturali. Accanto alla misurata e superba interpretazione di Noomi Rapace non sono da meno i due uomini, Hilmir Snaer Gudnason e Björn Hlynur Haraldsson, nel brillante esordio (106 minuti) di Valdimar Jòhannsson.
Sicuramente meno interessante il debutto del regista barcellonese David Casademunt, autore superpremiato di corti, che esordisce nel lungometraggio con El Pàramo, storia di tre persone in una landa desolata, dove vorrebbero vivere tranquilli, ma dapprima le storie terrifiche del padre, poi il ritrovamento in riva al lago di un moribondo terrorizzato, sconvolgono la vita di un bambino e della madre. E quando il padre si allontanerà portando via il corpo dello sconosciuto, i due si rinchiuderanno in casa, terrorizzati da una presenza incombente che li condurrà alla follia.
Decisamente di genere il crudo e oscuro film di Hong Kong, Limbo di Soi Cheang, stretto collaboratore di Johnnie To. Autore di alcuni thriller di successo, il regista narra questa volta in bianco e nero e in un paio d’ore gli eccessi del detective Cham, ossessionato dal passato nel quale sua moglie è stata investita e ridotta in coma da una ladruncola in combutta con la malavita. Quando il distretto è incaricato della ricerca e della cattura di un misterioso assassino che stupra e poi mozza le mani a ragazze indifese, e il veterano detective viene affiancato da un giovane commissario, Cham si scatena contro probabili sospetti. E ne fa soprattutto le spese la ladruncola che circola nei bassifondi ispezionati dai poliziotti, e per quanto chieda di essere perdonata, viene trattata a calci e pugni. All’insegna dell’eccesso, il regista scatena i suoi poliziotti in un’atmosfera da incubo dove l’ansia di vendetta e la concessione del perdono da parte di Cham si scontrano con i crimini di un sottomondo di reietti e di scellerati. Il film era stata presentato in concorso alla Berlinale.
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(Foto: Dýrid)