Al 53 Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya tre film da Francia, Russia e Usa, incentrati sulla presenza di mostri di origini totalmente differenti. Allievi di Luc Besson, i gemelli Ludovic e Zoran Boukherma, ambientano il loro secondo film, Teddy in un paesetto dei Pirenei francesi. Il protagonista è un ragazzotto semplicione ma testardo che pratica massaggi in una casa di bellezza. Quando alcune greggi vengono attaccate dai lupi e il paese si attrezza per allontanarli, Teddy s’inoltra in un cespuglio per scacciare una bestia e viene morso. E’ il morso di un cane randagio, sentenzia il medico, e Teddy torna alla sua routine quotidiana: massaggi, schermaglie con la gerente, ma anche momenti di distensione con la sua bella, una maturanda che lui porta a visitare il terreno dove ha intenzione di far costruire la casa dei loro sogni. Conseguita la maturità, la ragazza lo invita alla festa organizzata con i compagni di liceo, ma questi lo insultano e lo deridono. Se ne va sconsolato, ma la disperazione se ne impossessa quando la ragazza lo molla sostenendo che ha ancora anni di studi dinanzi a lei e altri programmi di vita. Perso l’unico contatto che aveva con la comunità, Teddy si rinchiude in sé stesso. Rabbia e desiderio di vendetta gli invadono la mente, e scopre che i morsi subiti nel bosco stanno provocando in lui profondi cambiamenti. Moderna versione del tema della licantropia, scritta e diretta dai fratelli Boukherma in chiave di commedia e con una ironica descrizione della piccola comunità montana, il film dura 88 minuti ed è stato applaudito.

Più lungo, 113 minuti, Sputnik del russo Egor Abramenko, un film imperniato su un mostro giunto sul nostro pianeta nel corpo di un astronauta. Siamo nel momento più alto della Guerra Fredda, la competizione spaziale tra URSS e USA è al culmine, e una navetta sovietica si schianta al suolo rientrando da una missione. Si salva soltanto il capitano che viene internato in un centro di ricerche spaziali, segreto e strettamente controllato. Per l’ufficiale, responsabile del centro, il mostro potrebbe diventare una temibile arma, ma il problema, oltre a salvare la vita del cosmonauta, è come separarlo da lui e addomesticarlo. Ora esce di notte dal corpo addormentato che lo ospita e lo nutrono con corpi di condannati a morte, ma al mattino è già di nuovo il capitano. In aiuto chiamano una giovane psicologa di Mosca la quale tenta di dimostrare che soltanto esprimendo amore e comprensione, con le dovute precauzioni, si potrà ammansire la bestia. E lo fa a sua rischio e pericolo, ma i militari fanno fallire tutti i suoi tentativi. Allora pensa alla fuga, magari coinvolgendo il capitano del quale è diventata amica, e il film drammatico diventa un film d’azione. Interpretato da una incisiva Oksana Akinshina, il film ci aggiorna sulla salute della fantascienza russa.

Prodotto da Canada e Usa, con un regista, Robin Pront, formatosi a Bruxelles, The Silencing (Il silenzio) propone un mostro più popolare: uno psicopatico armato di frecce che si aggira nei boschi attorno al paese uccidendo e sequestrando ragazze. Ne sa qualcosa il cacciatore, interpretato da Nikolaj Coster-Waldau, che da quando le hanno rapito la figlia, lavora da guardaboschi in un parco naturale. Ferito da una freccia dello sconosciuto e portata in salvo una ragazza, scorta moribonda in riva al lago, il cacciatore torna in campo per eliminare il killer, ma dovrà affrontare anche una giovane donna, sceriffo di nuova carica, il cui comportamento non è lineare dovuto anche al fatto di convivere con un fratello drogato invischiato in situazioni non chiare. Thriller psicologico, con un cacciatore più resistente del marmo, e con una sceriffa (Annabelle Wallis) che agisce sempre da sola, accumula scene d’azione per 94 minuti.

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