Sitges 2019 - 52° Festival Internazionale del Cinema Fantastico: giorno 6
Scherzi della mente in due film statunitensi presentati al 52 Festival Internacional de Cinema Fantástic de Catalunya. Fantascientifica la natura di quelli di Synchronic di Justin Benson e Aaron Moorhead nel quale si narra di due paramedici a New Orleans che si confrontano con strane morti. Cadaveri scoperti in posizioni inusuali e uccisi con armi desuete da mettere in relazione a bustine di una nuova droga, Synchronic, trovate accanto alle salme, mettono in crisi i due operatori sanitari, un nero e un bianco. Quando Tara, la figlia di quest’ultimo scompare, e si viene a sapere che assumeva droghe, il primo vuole vederci chiaro. Sofferente di un tumore al cervello, non esita a ingoiare una pasticca per capire le conseguenze subite dalla ragazza. E si trova catapultato nel passato dal quale farà ritorno assumendo un’altra pasticca. Ora sa che Tara è stata ingoiata da tempi lontani e che per trovarla dovrà ripetere l’esperimento. Lo fa davanti a una telecamera, che possa testimoniare la sua sfida in caso di non ritorno, ma incappa in tempi di guerre e di rivoluzioni, fino a piombare nell’antica New Orleans dove imperversano agguerriti membri del Ku Klux Klan. Positivo il fatto, scoperto dai medici curanti, che il consumo di Synchronic gli stia curando il tumore: difficile, invece, il ritorno all’epoca attuale da una situazione di guerra dove ha ritrovato la ragazza. Quarta regia dell’accoppiata statunitense, il film dura cento minuti e si regge su un’ipotesi fantascientifica che ha il sapore di una barzelletta anche se la fisica moderna ci sta abituando a una nuova concezione del tempo e dello spazio. Interpretato da Anthony Mackie, Jamie Dornan, Katie Aselton va visto come un simpatico passatempo.
Dura un minuto di meno Fractured di Brad Anderson, il regista di L’uomo senza sonno e di Transsiberian. E qui gli scherzi della mente provengono da una caduta del protagonista, Sam Worthington già protagonista di Avatar, il quale difende tenacemente la sua convinzione relativa a fatti accaduti. Il film si apre col protagonista, la moglie incinta e la bambina di sei anni in viaggio verso San Diego per incontrare i suoceri. Durante una sosta a una pompa di benzina, la bambina cade per alcuni metri provocando la caduta del padre che tenta di salvarla. La bambina si ferisce e i genitori la portano d’urgenza al primo centro ospedaliero. E qui il regista apre un siparietto sulle difficoltà che gli americani incontrano per accedere al servizio sanitario. Subito dopo la bambina viene ricoverata per un chek-up alla testa e l’accompagna la madre perché è ammesso soltanto un genitore. Il padre attende ore senza notizie della figlia, e la sera, con i nervi a pezzi, chiede sue notizie. Nessuno è in grado di dargli una risposta: i turni dei medici e degli infermieri sono cambiati e sul registro non figura il nominativo della bambina. E’ l’inizio di un incubo. Fuori di sé, tenta di ripetere il percorso seguito dalla figlia, ma viene bloccato da paramedici e sedato con un’iniezione. Lasciato in una stanza dove si trovano prodotti energetici, s’inietta un paio di fiale, raggiunge l’uscita e racconta la vicenda a due agenti di polizia che diventano arbitri di una situazione ambigua. L’uomo sospetta che moglie e bambina possano essere state sequestrate e adoperate per il trapianto di organi e di tessuti, ma il primario della struttura chiama in causa una psichiatra che ritiene l’uomo danneggiato da una frattura alla testa provocata dalla caduta, e che agisce su di lui come un ribaltamento del senso di colpa in quanto potrebbe lui aver causato la morte di moglie e figlia. Impostato come un thriller, il film si segue per così dire col fiato sospeso. La scelta di lasciare il finale aperto è senza dubbio interessante perché aggiunge mistero alla suspense, ma più che un finale aperto sembra chiudersi nell’indecisione tra soluzioni sovrapposte che destano perplessità.
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