Sitges 2018 - 51° Festival Internacional de Cinema Fantà stic de Catalunya: Giorno 5
Presentato fuori concorso a Cannes, The House that Jack Built, (La casa di Jack) di Lars Von Trier trova migliore collocazione nel 51 Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya dove assassini seriali si avvicendano quotidianamente sugli schermi del Festival. Interpretato da Matt Dillon, in una America anni Settanta dove il protagonista viene seguito per dodici anni condensati in 155 minuti di proiezione, il film analizza il comportamento di uno psicopatico. Meticoloso nei dettagli, cruento e disumano nei delitti, Jack ha un furgoncino e una grande cella frigorifera dove colleziona le vittime dandole forma “artistica” prima che si congelino. Suddiviso in cinque parti, definite Incidenti, il film si apre con l’incontro con una bella signora, snob e chiacchierona, che insulta ed esaspera Jack fino a provocarne una reazione violenta e omicida. Seguono altri delitti: di donne, bambini, uomini e anche della sua ragazza. E quando grida di aver ucciso sessanta persone, un agente gli consiglia di bere meno. Le scene sono intervallate con illustrazioni di opere d’arte e con immagini di stermini, nazisti e altri, perché il film adombra la tesi dell’omicidio come opera d’arte, e lo fa con qualche risvolto ironico. Non abbastanza perché la stessa tesi era stata già illustrata, e con molta più ironia da Thomas De Quincey nell’Ottocento col suo libro L’assassinio come una delle belle arti. Per quanto ben interpretato, (ci sono anche Uma Thurman e Bruno Ganz) e ben diretto, il film sconfina dal film noir per descrivere una lucida e fredda follia dove le vittime sono rappresentate come numeri e dove l’analisi psicologica dello psicopatico sembra legittimare il comportamento sinistro e morboso del protagonista. Considerato da molti come una sorta di film autobiografico, mette in risalto il punto di non ritorno al quale è giunto il regista danese.
Sicuramente più originale l’esordio del canadese Akash Sherman che ha scritto e diretto Clara, vicenda sentimentale su un giovane astronomo separatosi dalla moglie dopo la morte del loro bambino. Insegnante universitario, ossessionato dalla ricerca di vita su altri pianeti, Isaac trascorre intere giornate al telescopio per scoprire forme di vita extraterrestre. L’isolamento e l’ostinazione lo stanno distruggendo quando alla sua porta si presenta Clara, ricercatrice non particolarmente istruita ma estremamente motivata che riesce a ridurre la tensione della ricerca e a indirizzare Isaac dall’ex moglie che lavora in una stazione dotata di un potente telescopio. E’ il mezzo del quale il giovane ha bisogno per capire se ha scoperto un altro pianeta o soltanto una massa vagante. La vicinanza di Clara accelera il lavoro dell’astronomo e gli apre gli occhi sulla vita di tutti i giorni, ma Isaac non sa che la ragazza soffre di una malattia rara e che potrebbe non farcela. Al di là della vicenda, non del tutto nuova, il film mostra giovani desiderosi di crescere, di costruire, di proiettarsi nel futuro e illustra due differenti forme di intendere la vita che offrono una riflessione. Interpretato da Patrick J. Adams, Ennis Esmer e Troian Belisario, il film dura 105 minuti ed era in catalogo al Festival di Toronto.
Un accenno merita l’unico film iraniano in concorso, Khook (Maiale), scritto e diretto da Mani Haghighi, collaboratore di Asghar Farhadi, che ha studiato filosofia a Montreal prima di tornare a Teheran e girare quattro film. E dopo A Dragon arrives!, il regista si cimenta in una commedia nera dai toni autobiografici nella quale narra di un cineasta al quale il governo ha vietato di girare film e che sopravvive realizzando spot pubblicitari. Purtroppo a Teheran si aggira un serial killer che sta uccidendo tutti i registi, e quando dinanzi allo studio di Hasan trovano la testa dell’ultima vittima, il cineasta è terrorizzato. Già depresso per la perdita del lavoro e per il “tradimento” dei suoi collaboratori che ora lavorano con suoi ex concorrenti, e sconcertato dal fatto che la moglie abbia un flirt con un giovane attore, Hasan vive nella paura, ma agisce istintivamente guidato da uno sproporzionato ego. Interpretato da Hasan Majuni, il film dura 107 minuti.
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