Sitges 2018 - 51° Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya: Giorno 2

Nella sezione Orbita del 51 Festival Internacional de Cinema Fantástic de Catalunya l’anteprima mondiale di La sombra de la ley (L’ombra della legge), secondo lungometraggio dello sceneggiatore galiziano Dani de la Torre. Nella tradizione dei film noir che si giravano a Barcellona nei primi anni Cinquanta e con un omaggio a classici americani quali Gli intoccabili, il regista descrive da un testo di Patxi Amezcua azioni di gangster nella Barcellona del 1921. Lo strapotere degli industriali e la collusione con corrotti rappresentanti della legge si scontra con l’attività di gruppi anarchici e con le manifestazioni di operai in sciopero. Il film si apre col furto di un carico di armi dell’esercito e con l’inevitabile responsabilizzazione degli anarchici. Per indagare sul fatto arriva da Madrid l’agente Aníbal Uriarte (Luis Tosar) che collabora con l’unità catalana, ma s‘infiltra anche tra gli scioperanti e gli anarchici, e ha contatti col potente direttore del più celebre teatro di rivista della città, industriale e titolare di innumerevoli attività.

  Nella tradizione dei western, dove in città arriva un forestiero per far giustizia, Aníbal Uriarte gioca molti ruoli, e soltanto nel finale si verrà a conoscenza della sua identità. Durante 126 minuti si celebrano soprusi di poliziotti corrotti; intrighi, omicidi e tradimenti tra potenti; inganni, scontri ed eliminazioni nelle manifestazioni di scioperanti e anarchici. Ripresa come la Chicago anni Trenta, Barcellona fa da sfondo a misfatti e atrocità, addolciti da numeri di varietà con belle ragazze sgambettanti. La protagonista è Michelle Jenner, femminista ante litteram, insieme con un ricco cast di professionisti in un racconto che nello stile adombra film polizieschi statunitensi di successo.

  Più accattivante il film argentino della sezione ufficiale, Aterrados (Terrorizzati) del quarantenne Demian Rugna. Al suo terzo film, il regista imposta una storia al di fuori della realtà fisica, narrata come se tutto fosse vero. Dichiara che voleva realizzarla da nove anni, e finalmente ci è riuscito. Si direbbe un film basato sul nulla: appena l’idea di strani rumori in una casa alla periferia di Buenos Aires, con creature immaginarie che terrorizzano alcune persone e che le inducono a comportamenti incontrollati e anche alla morte. Per tentare di rendere accettabili i misteriosi accadimenti, il regista convoca sul set alcuni esperti dell’occulto le cui indagini tendono a voler spiegare scientificamente ciò che scientifico non è e che si può configurare soltanto nella mente scossa dei pazienti. Tuttavia i personaggi, seppure calati in situazioni irreali, concorrono a dar spessore alla narrazione che cattura gli spettatori, anche con alcuni risvolti ironici. Interpretato da Maxi Ghione, Elisa Onetto e Norberto Gonzalo, il film assicura 87 minuti di tensione e sembra voler dimostrare che per diventare vittime si deve credere negli avvenimenti, in particolare se i mostri li creiamo nelle nostre teste.

  Nella sezione ufficiale anche una commedia, una commedia nera di appena 73 minuti firmata Quentin Dupieux. Famoso per film quali Rubber e Wrong Cops, il regista situa nella Parigi anni Settanta la vicenda di Au poste! (Al commissariato!) sull’interrogatorio di un testimone, (Gregoire Ludig) che ha trovato un cadavere. Interpretato dal belga Benoît Poelvoorde nei panni di un commissario sornione che costringe il testimone a ripetere le dichiarazioni, il film mette in risalto il timore del testimone di essere incriminato per un crimine che non ha commesso. Non solo, ma il commissario lo lascia anche temporaneamente in custodia di un subalterno che gli gioca un brutto scherzo. Sorta di teatro da camera costruito su un susseguirsi di gag, riserva un paio di sorprese finali, tipiche dell’universo capovolto di Dupieux.  

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