Settima settimana: è tempo di stare a casa. Film e serie tv viste, o riviste, sulle piattaforme streaming e non solo!
Questa settima due film italiani: Gli anni ruggenti di Luigi Zampa del 1962 e La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana, del 2003. Due opere che raccontano due periodi della storia del nostro Paese, mettendone a nudo contraddizioni ed incoerenze. Babel, invece, del messicano Inarritu, amplia lo sguardo sull’insieme Mondo, e le contraddizioni viaggiano su paralleli e meridiani distanti migliaia di chilometri tra di loro.
Infine, una serie TV, di fanta-family-fiction…. Lost in the Space.
Visto venerdì 24 aprile
Babel – 2006
DVD
Regia: Alejandro González Iñárritu
Soggetto: Alejandro González Iñárritu e Guillermo Arriaga
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Interpreti: Brad Pitt, Cate Blanchett, Adriana Barraza, Gael García Bernal, Rinko Kikuchi, K?ji Yakusho
La coscienza sporca del mondo occidentale, incapace di aiutare concretamente il mondo dei più poveri, dei diseredati, il mondo che per secoli ha sfruttato per poi abbandonarlo in un ingannevole sogno di libertà e indipendenza. Così come crediamo di aver risolto tutti i problemi in scenari complicati come Iraq e Libia, basta abbattere l’attuale piccolo grande tiranno per riportare democrazia e normalità e soprattutto sicurezza, allo stesso modo un piccolo gesto di innocente ed ingenua generosità fa scaturire una serie di eventi che si ritorceranno, come una diabolica ragnatela, principalmente proprio sul quel mondo che si credeva di aiutare e poi, di riflesso, su di noi.
Questa la tesi alla base dello straordinario film di Alejandro González Iñárritu, scritto da Guillermo Arriaga con il quale aveva già collaborato per Amore Perros e 21 grammi, tutti e tre, capolavori di montaggio cinematografico, da argomento di tesi di laurea.
In Babel, questa capacità si sublima. Nel raccontare le tre storie lontane nel tempo e nello spazio (Marocco, Messico e Giappone ) il regista messicano riesce infatti a far rivivere l’emozione di un unico trascinante flusso di racconto, come se l’alternarsi da un continente all’altro della Terra, fosse un fluido e rapido passaggio da una stanza ad un’altra di un palcoscenico ingegnosamente architettato.
Babel, è un film sulle differenze culturali e antropologiche e l’incomunicabilità (e il titolo ne è un evidente emblema, come le vicende della ragazza giapponese sordomuta) e sul dolore universale che ciò comporta e su come, paradossalmente, pur nella totale reciproca incomprensione, ogni nostro pensiero, gesto, azione, sia intimamente collegata con il resto degli uomini che popolano questo mondo, come un unico, mostruoso ma meraviglioso, organismo vivente.
Il film interpretato tra gli altri da Brad Pitt e Cate Blachet, conclude la Trilogia della morte di Inarritu; dopo, il regista messicano realizzerà Biutiful (2010), Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (2014) e Revenant - Redivivo (2015), facendo incetta, con gli ultimi due, di molti premi Oscar. Babel rimane però, a mio parere, una vetta inarrivabile di lirismo e introspezione esistenziale.
Visto Domenica 26 aprile
Gli anni ruggenti - 1962
Piattaforma Amazon Prime
Regia: Luigi Zampa
Soggetto: Sergio Amidei, Vincenzo Talarico, Luigi Zampa
Sceneggiatura: Ettore Scola, Ruggero Maccari, Luigi Zampa
Interpreti: Nino Manfredi, Gino Cervi, Gastone Moschin, Rosalia Maggio, Salvo Randone, Michèle Mercier, Giuseppe Ianigro, Angela Luce, Carla Calò, Dolores Palumbo
Sono passati meno di vent’anni da uno dei periodi più bui della storia d’Italia, il fascismo, ed il cinema italiano inizia a metabolizzarne le tossine. Siamo nel 1962, infatti, quando Luigi Zampa realizza questo film, liberamene tratto da “L'ispettore generale” una commedia di Nikolaj Gogol'. Sceneggiato assieme ad Ettore Scola e Ruggero Maccari racconta la storia di un agente assicurativo che nel ventennio fascista viene scambiato dalle autorità (il podestà, il segretario del Fascio, il direttore dell’Ospedale e della Scuola) della piccola cittadina meridionale nella quale si reca per lavoro per un ispettore del Governo fascista inviato da Roma, in incognito, per condurre un’indagine sulla moralità e sull’onestà dei locali amministratori. Il film, dunque, si muove sulla linea del fraintendimento, passando da scena in scena mostrandoci tutte le macchinazioni per eludere il temibile ispettore. Classica commedia degli equivoci nella quale però, calibri come Zampa, Scola e Maccari, non potevano far mancare la nota amara di un’Italia povera e arretrata a dispetto della propaganda del potere fascista mettendone a nudo tutta la sua intrinseca ipocrisia. Un teatrino di maschere, quelle esibite nel film, sul palcoscenico del quale si esibiscono come personaggi della commedia dell’Arte, attori di grandi peculiarità espressive. Gino Cervi, Gastone Moschin, Salvo Randone, Angela Luce e, naturalmente, Nino Manfredi, in una di quelle, rivedendola ora, interpretazioni più intense e toccanti della sua carriera, tanto, che viene da domandarsi: dove sono oggi attori del suo calibro?
Visto Lunedì 27 e martedì 28
La meglio Gioventù – 2003
DVD
Regia: Marco Tullio Giordana
Soggetto: Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Interpreti: Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Jasmine Trinca, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Valentina Carnelutti, Camilla Filippi, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Claudio Gioè, Giovanni Scifoni, Paolo Bonanni, Riccardo Scamarcio.
Con La meglio gioventù la cinematografia italiana, finalmente, può annoverare tra le sue opere un film di ampio respiro, capace di leggere la storia senza pregiudizi o isterismi da tifoso, capace di fornire l'affresco di un'epoca storica che abbraccia gli ultimi quarant'anni delle tormentate vicende italiane. Ma l'opera diretta da Marco Tullio Giordana, magistralmente sceneggiata da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, non è una fredda disamina dei fatti che vanno dall'alluvione di Firenze del 1966 fino alle vicende di tangentopoli. Il regista milanese, ci racconta della contestazione giovanile del '68, della nascita del terrorismo e del suo svilupparsi come un bubbone maligno, della crisi della Fiat all'inizio degli anni '80, di Tangentopoli, della protesta fiscale di un Bossi prima maniera, della strage del giudice Falcone e della sua scorta. E lo fa con la passione e il sentimento dei personaggi che costellano il film, i quali vivono queste vicende ora da protagonisti ora da inerti osservatori, avendo a che fare con i piccoli e grandi problemi quotidiani. Personaggi che attraversano la storia con il coraggio di chi vuol tentare di cambiare qualcosa, il coraggio di lasciare anche solo un'ombra che possa contribuire a modificare il presente per migliorare il futuro, o vi rimangono ai margini perché troppo impegnati a trovare in sé stessi un senso alla vita che stanno vivendo.
Tutto ciò è reso meravigliosamente ne La meglio gioventù. Perché questo è un film meraviglioso. Meraviglioso e commovente grazie ad una fotografia calda e palpitante che partecipa delle emozioni dei personaggi; coinvolgente grazie a dei dialoghi che colpiscono per l'originalità e la profondità, sempre appropriati alle vicende che si raccontano, mai sopra le righe, appassionanti e significativi nei frequenti duetti tra i bravissimi attori, amari e disincantati quando il copione si concede momenti didascalici dedicati alla futura memoria dello spettatore.
La meglio gioventù è anche un film colto e consapevole. Meritevole di affrontare tematiche che hanno attraversato e modificato, anche con brucianti lacerazioni, il costume italiano - questioni come l'apertura dei manicomi (Nicola, interpretato da Lo Cascio è un discepolo di Franco Basaglia) o la piaga dell'inquinamento industriale o l'accettazione dell'omosessualità come diversità e non come malattia.
Il film è anche un omaggio a maestri italiani del cinema, spesso citati più o meno direttamente: il Pasolini poeta ("La meglio gioventù" è il titolo di una raccolta di liriche del poeta friulano) ma anche il Pasolini cineasta, Rossellini, Scola e soprattutto Visconti a cui il film sembra quasi ispirarsi. Il Visconti di Rocco e i suoi fratelli ma soprattutto il Visconti de Il Gattopardo. Il metodo di analisi è lo stesso, ed eguali sono le conclusioni alle quali sembra giungere. Sono quelle enunciate da uno dei primi inquisiti per le tangenti milanesi, il quale, durante lo svolgimento di una perizia psichiatrica, sembra parafrasare Tommasi da Lampedusa affermando che niente è cambiato e che, chi fino ad allora ha prosperato, brigando ed imbrogliando, continuerà, tranquillamente, a prosperare.
Lost in Space
Serie TV – Piattaforma Netflix
2 Stagioni Episodi 20
Ideatore: Matt Sazama e Burk Sharpless
Interpreti: Toby Stephens, Molly Parker, Maxwell Jenkins, Taylor Russell, Mina Sundwall, Ignacio Serricchio, Parker Posey, Brian Steele
Remake di una serie televisiva degli anni ’60, la serie racconta la storia di una famiglia (emblematicamente I Robinson, il nome del più noto Crusoè) perduti nello spazio dopo un incidente occorso sulla navicella che li stava portando al sistema di Alpha Centauri per una colonizzazione dello spazio da parte degli abitanti del pianeta Terra.
Diciamo subito che il pregio migliore della serie è la realizzazione tecnica di scene ed effetti speciali. Bella anche la fotografia che ci rappresenta enfaticamente gli scenari di pianeti nuovi e sconosciuti. Il resto, è un’esibizione delle magnifiche doti intellettuali, morali e fisiche della irreprensibile famiglia Robinson. Tanto che alla fine, all’ennesima geniale gesta di uno dei componenti, inizi a tifare per la cattivissima e malefica Dottoressa Smith, l’unico personaggio che rivesta un minimo di sano realismo. Insomma, un prodotto per famiglie, apatiche…. Due stagioni realizzate, ne è in arrivo una terza. Dicono che sarà l’ultima…
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