Seminci – 63ª Semana Internacional de Cine de Valladolid. Day 6
In anteprima internazionale e in concorso alla 63 SEMINCI (Semana Internacional de Cine de Valladolid) è stato presentato Notti magiche di Paolo Virzí, dopo il film islandese Kona fer i Strid di Benedikt Erlingsson, che gli spagnoli hanno intitolato La donna della montagna. Sorta di favola ecologica, è interpretata da una cinquantenne, Halla, che dietro un’apparente vita tranquilla conduce azioni in solitario per boicottare centrali che inquinano e per impedire investimenti stranieri in nuove attivitá inquinanti. La risposta a una sua domanda di adozione inviata quattro anni prima, che le comunica la disponibilitá di una bambina ucraina, la mette davanti a una scelta: continuare la pericolosa attivitá di difesa dell’ambiente o occuparsi della bambina. Scritto e diretto da un attore e regista al suo secondo film, dura cento minuti e descrive le peripezie di una signora che si tiene in esercizio per attivarsi in un paesaggio aperto e sorvegliato da droni ed elicotteri. Interessante la descrizione degli attentati ai tralicci, e piena di talento la protagonista (Halldóra Geirhardsdóttir).
Del film di Virzì va detto subito che è stato accolto con molta perplessitá. Sembra un attacco concentrico agli autori e ai registi del cinema italiano nell’anno dei mondiali di calcio del 1990. Si apre con tre giovani finalisti del Premio Solinas, a Roma per l’assegnazione del premio, e portati subito a una pranzo all’aperto offerto da un produttore (Giancarlo Giannini), che sta per dichiarare bancarotta. Una marea di sceneggiatori e di cinematografari si dilettano nel dire il peggio del peggio della loro professione e del cinema italiano. Il vincitore del premio, un insegnante siciliano, viene sballottato tra personaggi famosi, fino a essere presentato al produttore che sembra offrirgli l’universo. Discreto e puntiglioso accetta l’ospitalitá della seconda concorrente, che fa uso di anfetamine ed è figlia di un politico che vive in un antico palazzo. E c’è posto anche per il terzo concorrente, un giovanotto di Piombino assatanato di sesso.
Le vicende dei tre costituiscono il nucleo principale del film che tuttavia trova il suo filo conduttore nelle indagini di polizia in seguito alla morte del produttore, ripescato cadavere nella sua auto. Il film si apre infatti col ritrovamento del suo corpo nel Tevere, e con l’accusa della sua giovane amante che indica i tre quali autori del crimine. In flashback quindi vengono messi in risalto i profili di sceneggiatori che odiavano il morto e la difesa dei tre, intimoriti e incalzati da un ufficiale che decide di impartigli anche una lezione di sceneggiatura. Un finale, per così dire, a sorpresa, li scagiona e li allontana una volta per tutte dal mondo del cinema. Il film dura 110 minuti e vanta un folto gruppo di attori, da Roberto Herlizka a Paolo Bonacelli, da Andrea Roncato a Paolo Sassanelli, senza dimenticare Ornella Muti, Marina Rocco e altre signore. Resta da capire l’accanimento del regista contro i lavoratori del cinema, incluso l’immancabile coinvolgimento dei politici, in un film che fa dell’eccesso la cifra narrativa costante e che accanto ad alcuni cammei di livello abbozza tre ritratti di maniera.
Ultimo film in concorso A Land imagined (Une terra immaginata) di Siew Hua Yeo e prodotta da Singapore, Francia e Olanda. Vincitrice del Pardo d’oro a Locarno, si apre con l’agente Lok alla ricerca di un operaio, Wang, infortunatosi e timoroso di essere rimpatriato, scomparso da un grande cantiere dove si lavora per riscattare dal mare nuove terre. Cronaca di solitudini e del comportamento di un paio di protagonisti insonni, mostra il giovane Wang rintanato in un cybercaffè dove si connette con un amico virtuale. Stringe anche amicizia con una giovane sorvegliante, ma il legame resta con lo sconosciuto anche se i contatti si fanno sempre piú sinistri e generano incubi nei brevi momenti di sonno. Quando l’agente Lok individua il cybercaffè, di Wang si sono perse le tracce. Siew Hua Yeo, nativo di Singapore, volge lo sguardo agli immigrati, circa un quarto della popolazione, che hanno contribuito al miracolo economico del paese e in cinquant’anni hanno sottratto al mare circa il 25% del territorio nazionale. I loro diritti sindacali non vengono rispettati e per gli abitanti sono praticamente invisibili. E il regista mette in scena una sorta di allucinazione dove il sogno e la fuga nella Cyberrealtá sembrano offrire il ritrovamento dell’identitá perduta. Il tutto in 94 minuti attraverso un montaggio non sempre comprensibile.
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