Seminci – 63ª Semana Internacional de Cine de Valladolid. Day 5
Tre i film in concorso oggi alla 63 SEMINCI (Semana Internacional de Cine de Valladolid). Si apre con una produzione di Portogallo, Brasile e Capo Verde: Djon Africa di Filipa Reis (1977) e João Miller Guerra Miller Guerra (1974) che vivono e lavorano insieme a Lisbona dove hanno esordito nel 2010 con un documentario. Djon Africa è uno dei nomi di Miguel Moreira, chiamato anche Tibars, pingue giovanotto di 25 anni dai capelli alla Gullit, il quale vive in un quartiere popolare. Cresciuto in casa della nonna, non ha mai conosciuto i genitori: in bilico tra due identitá decide di recarsi a Capo Verde, nell’isola di Praia, alla ricerca delle proprie radici. Il film descrive il viaggio, in paesaggi rurali all’interno delle isole, gli incontri e le disavventure di un personaggio semplice che si lascia abbindolare dalle ragazze e che si riscatta aiutando un’anziana signora che ha una baracca, una vacca e qualche capra. Il film si svolge nei luoghi piú selvaggi dell’isola, offrendo vasti paesaggi di monti, spiagge e mari in burrasca, e si chiude con la telefonata della sua compagna che gli comunica di essere incinta. Dopotutto, le sue radici sono nel quartiere dove è cresciuto. Presentato al Festival di Rotterdam, il film dura 95 minuti, mette in scena l’amalgama di tre culture con una forte nostalgia per quella africana.
Dal sole del sud ai paesaggi innevati del nord ci porta Ága, secondo film del cinquantenne bulgaro Milko Lazarov. Dopo Alienation, presentato a Venezia nel 2013, ecco la storia di un anziano cacciatore di renne che vive in una yurta con la moglie Sedna in totale solitudine. La figlia Ága dopo un diverbio è andata a lavorare in una miniera di diamanti. Nella tundra il disgelo precoce e una inspiegabile moria di animali rende la vita sempre piú difficile. Quando Sedna muore, a Nanook non resta che andare a cercare la figlia. Il film dura 96 minuti e si svolge in un paesaggio immutato attraverso i secoli dove vengono descritte azioni quotidiane, dal perforamento dello strato di ghiaccio per poter pescare alla raccolta di cubi di ghiaccio per procurarsi l’acqua. E poi raccolta di pietre e di legna, sempre piú rara e, ormai eccezione, la cattura di animali selvatici. Le renne sono poco piú di un ricordo. Il racconto è imperniato sull’affetto che unisce i due anziani, i loro ricordi e i loro sogni, e l’attaccamento alla loro terra. Già presentato fuori concorso alla Berlinale, il film è prodotto da Bulgaria, Francia e Germania ed è interpretato Mikhail Aprosimov e Feodosia Ivanova.
Era invece in concorso a Berlino In den Gängen (Nei corridoi) del tedesco Thomas Stuber, e ora in concorso alla Seminci. Al suo terzo film, di ben 126 minuti, racconta una storia romantica in un centro commerciale. Christian, giovane taciturno e discreto, è in prova per un posto di magazziniere. Deve apprendere a manovrare i carrelli che depositano le merci negli scaffali e viene affidato a Bruno, capo settore sulla sessantina, dall’aspetto burbero, ma essenzialmente solo e generoso. Alla macchina automatica del caffè conosce Marion, una giovane ironica e simpatica. Pur non esprimendo emozioni, Christian si sente attratto. Non lo manifesta, ed è a suo favore perchè Bruno gli dice che la giovane è sposata e che va trattata con rispetto. Il flirt, del tutto platonico, attraversa il film che registra la scomparsa di Bruno, le perplessitá di Christian e la sua promozione. Sostanzialmente cronaca di solitudini, il film mostra persone la cui vita affettiva si realizza sul lavoro, nei contatti quotidiani con i colleghi, nelle grandi feste e in piccole riunioni. Sceneggiato insieme con Clemens Meyer, da un cui racconto è stato tratto, Nei corridoi avrebbe avuto bisogno di un final cut.
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