SEMINCI 2019 - I vincitori della 64ª edizione

La 64ª SEMINCI di Valladolid si è chiusa con l’anteprima mondiale di Mestary Cheng (Il maestro Cheng) di Aki Kaurismaki, il regista finlandese che qui si sente a casa sua avendo presentato molti film nelle passate edizioni. Prodotto da Finlandia, Gran Bretagna e Cina, il film narra la visita di un quarantenne cinese col figlio Niu Niu in un villaggio della Lapponia. Cheng sta cercando un certo Fongton, che nessuno conosce, e per la notte accetta l’ospitalità di Sirkka, giovane donna che gestisce l’unico posto ristoro, perché nel villaggio non ci sono alberghi nè pensioni. Si dá il caso che il giorno dopo si presenti un gruppo di turisti cinesi, e che Cheng riveli a Sirkka di essere un esperto cuoco di Shanghai, disposto a cucinare gratis per i suoi compatrioti. E`l’inizio di una collaborazione che farà cambiare regime anche agli anziani frequentatori, e che permette a Cheng di prolungare il suo soggiorno. Vedovo, venuto in Finlandia anche per seppellire le ceneri della moglie, Cheng scopre che Sirkka è stata abbandonata dal marito, scappato con un’altra donna. 

   Prima collaborazione di Aki Kaurismaki con la Cina, si serve di un famoso attore teatrale cinese, Chu Pak Hong, in coppia con Anna Maija Tuokko, per dar vita a una storia sentimentale ambientata d’estate su laghi e boschi che suggeriscono una quiete infinita in contrasto con la caotica vita di una metropoli come Shanghai. E parla di distensione e di incontri tra differenti culture mettendo in evidenza i benefici che ne derivano. Dura circa due ore, un tempo forse troppo dilatato per mostrare le qualità della cucina cinese e per concludere un idillio annunciato.

   E prima di trascrivere i premi della 64° SEMINCI, merita un accenno il film di animazione Buñuel en el labirinto de las tortugas (Buñuel nel labirinto delle tartarughe) di Salvador Simó. Dura 80 minuti e narra le vicende che permisero al regista di girare il secondo film Las Hurdes. Tierra sin pan. Dopo la presentazione a Parigi del suo primo film, L’age d’or, grazie al sostegno dell’amico scultore Ramón Acin, che investì il denaro di un biglietto vincente della lotteria nazionale, realizzò nel 1930 il film documentario sul desolato villaggio aragonese. Acin e  moglie vennero poi fucilati per anarchismo dalla dittatura franchista, e tutto questo è raccontato con disegni originali sotto la direzione dell’animatore Manuel Galiana, che mette anche a fuoco il carattere cupo di Buñuel e alcuni passaggi della sua infanzia sui rapporti col padre.

   E prima dei premi, i nomi dei membri della giuria internazionale presieduta dalla famosa regista andalusa Josefina Molina (Cordoba 1936), dal produttore e fotografo francese Thierry Forte, dal presidente del Festival dell’Avana Iván Giroud, dalla scrittrice madrilena Rosa Montero, e dai registi Philippe Lesage (Canada), Keti Machavariani (Georgia), Dilip Mehta (India).

   Spiga d`oro al miglior film: Öndög (L’uovo del dinosauro) del regista cinese Wang Quan’an. Il film ha vinto anche il premio di forografia a Aymerick Pilarski.

   Spiga d’argento a La vita invisibile di Euridice Gusmão del regista brasiliano Karim Ainouz. Il film ha ottenuto anche il premio d’interpretazione femminile, ex aequo, a Julia Stockler e Carol Duarte, e il Premio della critica internazionale (Fipresci). Miglior attore Levan Gelbakhiani del film georgiano Da cven vicekvet (Allora balliamo) di Levan Akin.

   Premio Ribera del Duero per la migliore regia al regista islandese Rúnar Rúnarsson per Bergmál (Eco). Premio Pilar Miró al regista della migliore opera prima all’algerina Mouina Meddour per Papicha. Il film di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Le jeune Ahmed (L’età giovane), ha ottenuto il premio di sceneggiatura e quello di montaggio a Marie-Hélène Dozo e Tristan Meunier.

   Miglior cortometraggio: The Phisics of Sorrow (Fisica della tristezza) del grafico bulgaro Theodore Ushev in una produzione canadese.

   Miglior lungometraggio della sezione Punto de encuentro, Bik Eneich (Un figlio) del regista svizzero/portoghese Mehdi M. Barsaoui. Miglior lungometraggio della sezione Tiempo de Historia, The Cave (La grotta) del siriano Feras Fayyad, che ha vinto anche il premio del pubblico per il miglior documentario. Premio del pubblico al miglior lungometraggio di finzione a Papicha.

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