“Rosso Istanbul”: Ferzan Ozpetek racconta il suo ultimo film
Quando, nel 2013, il romanzo Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek apparve sugli scaffali delle librerie, per arrivare alla terza ristampa impiegò meno di quattro settimane. Chissà se, a distanza di tre anni, anche la trasposizione cinematografica, realizzata dal regista stesso, otterrà il medesimo successo. All’interno del MIA (Mercato Internazionale dell’Audiovisivo) della Festa del Cinema di Roma, il cineasta turco naturalizzato italiano ha presentato in anteprima una clip del suo attesissimo ultimo film: pochi minuti di proiezione, ma che promettono bene.
Questa la trama: lo scrittore-editore Orhan Sahin, che vive all’estero da anni, viene a Istanbul su invito del famoso regista Deniz Soysal per lavorare al suo libro. Deniz, ormai al crepuscolo della ricchezza, abita con la famiglia in uno Yali sul Bosforo. Fin dal primo giorno, Orhan si trova avvolto in una fitta tela di relazioni complicate, amici misteriosi, e familiari di Deniz. Mentre riscopre Istanbul con occhi nuovi, inizieranno anche a riaccendersi in lui sentimenti da tempo dimenticati…
Con la consueta cortesia e affabilità che lo accompagna da sempre, Ozpetek spiega alla stampa che: “ In gran parte il romanzo era autobiografico, e ho ragionato molto su quanto fedele dovesse essere il film allo scritto originale. Sinceramente non amo mai ripetere ciò che scrivo, è per questo motivo che insieme agli sceneggiatori abbiamo deciso di allontanarci dalle pagine del libro. Questo allontanamento ha però regalato al lungometraggio un valore aggiunto, uno sguardo diverso e sicuramente più intrigante”.
Rosso Istanbul è una coproduzione Italo-Turca che vede coinvolte la R&C Produzioni di Tilde Corsi e Gianni Romoli, la BKM di Istanbul, e Rai Cinema. Il cast artistico è totalmente turco e, a quanto pare, lo sono anche le location. A tal proposito è necessario ricordare che Ferzan Ozpetek, nato nel 1959 proprio nella città di Istanbul, verso la fine degli anni Settanta si trasferì in Italia per studiare Storia del Cinema, ed è proprio nel nostro Paese che ha portato avanti la sua carriera nella Settima arte. Tranne infatti il suo primo lungometraggio del 1997, Il bagno turco, con cui partecipò alla sezione Quinzaine des Realizateurs del Festival di Cannes, e Harem Suare del 1999, anch’esso presente a Cannes, i suoi successivi 8 film sono stati girati interamente in Italia. Tornare a lavorare in Patria ha certamente procurato al regista una forte emozione, prova ne sono le sue parole colme di ricordi d'infanzia e di nostalgia per un passato che mai potrà tornare: “Per me è stata un’esperienza bellissima girare in Turchia, mi ha anche fatto molto effetto perché nascono delle strane nostalgie dell’infanzia. Ad esempio, senza rendermene conto, la mamma del film somiglia incredibilmente alla mia. Purtroppo non abbiamo potuto scegliere come location la casa dove abitavo, perché non esiste più: al suo posto c’è ora un grattacielo. Abbiamo però girato in un luogo sul Bosforo a pochi metri da dove andavo tutte le estati a giocare da bambino. La proprietaria dello Yali dove abbiamo ambientato il racconto era una mia vicina di casa di 12 anni più grande di me, io ne avevo otto e lei venti. Ricordo benissimo quando si sposò, perché ero lì anche durante quel periodo”.
Nel narrare questi episodi il suo coinvolgimento emotivo diventa quasi palpabile, proprio come avviene assistendo ai suoi film o leggendo i suoi romanzi. Ogni lavoro di Ozpetek nasce infatti da un’esigenza profonda che lo spinge a mettere in scena l’importanza dei rapporti umani e la necessaria condivisione degli affetti e delle emozioni. Nelle sue opere i temi a lui più cari quali l’amicizia, l’amore, l’omosessualità, la malattia e la naturale paura della morte, vengono sempre rappresentati con grande delicatezza e sincerità. Biografia e invenzione si intrecciano dunque continuamente in ciò che Ozpetek racconta: il ‘rosso’ che dà il titolo al film, ad esempio, richiama alla mente del regista sia quella particolare tinta del cielo che al tramonto vedeva dalla finestra della sua casa, che il colore preferito dalla madre in età matura.
Le riprese di Rosso Istanbul sono iniziate a Maggio 2016, e pensando al fallito tentativo del Colpo di Stato avvenuto in Turchia nel mese di Luglio, Ozpetek afferma: “Non voglio mai fare le cose direttamente, ma sempre indirettamente. Un sentimento, un’emozione, un fatto malinconico od oppressivo li voglio sempre raccontare in un altro modo. Nel film ci sono delle cose molte simili all’atmosfera che si viveva in quelle ore a Istanbul, perché stavamo girando proprio in quella città ed era impossibile non esserne coinvolti. Ovviamente nel lungometraggio non ho potuto fare a meno di inserire ‘le Madri del Sabato’ (sono state così soprannominate tutte quelle donne che dal 1995 ogni sabato si riuniscono a Piazza Galatasaray per protestare contro la scomparsa dei loro figli), purtroppo però è stato impossibile fare lì le riprese, e ho dunque fatto in modo che si vedessero, ma in un altro contesto. E' molto forte il senso di questa città che si sta trasformando, sembra quasi di essere in un cantiere a cielo aperto dove i rumori dei martelli pneumatici sovrastano ogni altro suono”.
Già, i suoni. Nei film di Ozpetek la musica ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale, basti pensare alle splendide colonne sonore composte dal Maestro Andrea Guerra per Le Fate Ignoranti , La Finestra di Fronte, Cuore Sacro e Un Giorno Perfetto, o ai bellissimi brani inseriti in Saturno Contro, Mine Vaganti e Allacciate le Cinture, in cui si ascolta la versione cantata da Rino Gaetano della famosa canzone A mano a mano di Riccardo Cocciante. In Rosso Istanbul Ozpetek mette invece da parte le note per lasciare spazio ai rumori di sottofondo, perché: “ Nei giorni in cui mi trovavo a Istanbul sentivo da casa un continuo rumore assordante, e alla fine ho scoperto che stavano scavando e facendo dei buchi enormi: bene, questo è quasi diventato il tema musicale del film. E’ la prima volta che un mio lavoro non è pieno di musica, ma io devo sempre fare ciò che sento, nel senso che non ho mai fatto una cosa per piacere a qualcuno. Molto spesso mi hanno consigliato di non mettere troppa musica perché al pubblico non sarebbe piaciuto il risultato finale, io però me ne sono sempre infischiato. Questa volta il cambiamento che sta interessando la città di Istanbul è segnato da questi rumori pazzeschi che si sentono ovunque. Le musiche di Rosso Istanbul sono state fatte da Giuliano Taviani, e vi assicuro che sono stupende, ma in tantissime occasioni le ho tolte perché i rumori erano più importanti. Gli addetti al suono sono andati per 18 giorni in tutti i luoghi delle riprese, e alla fine hanno creato una nuova colonna sonora del film. Tutto ciò mi ha provocato una forte emozione”.
Ecco dunque che il regista di Magnifica Presenza torna a sottolineare il leitmotiv della sua intera esistenza, nonché della sua cinematografia: le emozioni. I film di Ozpetek sono infatti ricchi di personaggi che raggiungono direttamente il cuore dello spettatore, la grande sensibilità che lo contraddistingue e il dono naturale di creare immediata empatia con i protagonisti sono doti che pochi altri registi possono vantare. E dalle parole del cineasta turco-italiano si intuisce che Rosso Istanbul sarà più simile ai suoi primi film che non a quelli recenti: “Il montatore, appena ha iniziato a lavorare sul film mi ha detto che stavo girando in un altro modo. Ho risposto che non era vero, ma lui ha insistito dicendo che la maniera in cui utilizzavo la macchina da presa gli ricordava ‘Il Bagno Turco’ . Io sinceramente non mi sono accorto di questo fatto, ma sarete voi a giudicare se sia vero oppure no. Sono comunque contento perché il test che faccio sempre mostrando il film ad alcune persone è andato molto bene, e di ciò sono molto felice”.
Ma, al di là della naturale commozione causata dalla nostalgia di ritrovarsi nella sua amata Istanbul, Ozpetek racconta che, con questo lavoro, ha realizzato quanto l’Italia sia entrata prepotentemente nel suo DNA. Durante la prima giornata di riprese si è infatti reso conto di rivolgersi agli attori, tutti turchi, nella nostra lingua. Per l’intera prima settimana ha dovuto tradurre mentalmente dall’italiano al turco ciò che doveva dire, e questo lo aveva terrorizzato. Poi però le cose sono cambiate e il suo rapporto con il cast, una carrellata di vere star della Turchia tra cui la sua musa Serra Yilmaz, si è trasformato in un continuo flirt.
Rosso Istanbul, girato in 7 settimane, - che secondo Ozpetek, visti i differenti ritmi lavorativi tra i due Paesi, in Italia sarebbero diventate 12 - grazie alla collaborazione del coproduttore turco è costato 5 milioni e mezzo, e uscirà nelle sale tra fine Febbraio e primi di Marzo. Sarà forse scelto per partecipare al Festival di Berlino? Non ci resta che attendere.
Con l’occasione viene spontaneo non solo ringraziare Ferzan Ozpetek che con la sua brillante carriera d’artista ha regalato momenti indimenticabili a un gran numero di spettatori, ma anche porgergli i migliori auguri per le sue nozze con il compagno storico Simone Pontesilli, avvenute il 28 Settembre scorso nella suggestiva cornice del Campidoglio. Sì, qualcosa sta cambiando nel nostro Paese, e forse un po' anche per merito suo.